Che cosa ha detto Mario Mauro, ex ministro della Difesa, nel corso del webinar “ReArm Europe: finanziare la difesa e la sicurezza in Ue” organizzato da Start Magazine
“È più che giustificato che la vecchia Europa si senta in pericolo”.
Ne è convinto Mario Mauro, già ministro della Difesa, intervenuto nel corso del webinar “ReArm Europe: finanziare la difesa e la sicurezza in Ue” organizzato il 7 marzo da Start Magazine, all’indomani del Consiglio straordinario europeo riunito a Bruxelles, in cui i paesi membri hanno approvato il piano sul riarmo europeo illustrato martedì scorso da Ursula von der Leyen.
A poche ore dalla sospensione degli aiuti all’Ucraina da parte di Trump, il 4 marzo Ursula von der Leyen ha presentato il Piano per il riarmo europeo. Secondo la presidente von der Leyen l’Unione europea affronta “un’era di riarmo”, in cui le minacce alla sicurezza del continente e in generale a livello globale “impongono un rafforzamento dello strumento militare” dei Paesi membri. Gli strumenti europei costituiranno la leva per mobilitare circa 800 miliardi di investimento attraendo capitale privato, in base al piano ReArm Europe.
Ma per l’Ue è un paradosso “continuare a insistere in chiave intergovernativa su come aumentare la spesa per la difesa, senza arrivare a decidere”, evidenzia Mauro.
Tutti i dettagli.
IL PERICOLO C’È
“Effettivamente il pericolo a cui fa cenno anche la Presidente della Commissione deriva dall’instabilità di carattere globale che che non è riconducibile neanche e solo alla vicenda russo-ucraina”, ha esordito Mauro al webinar “ReArm Europe” di Start Magazine.
“La sequenza inanellata dopo il 24 febbraio 2022 e poi dal 7 ottobre 2023 ha switchato sostanzialmente sul conflitto israelo-palestinese e la destabilizzazione del Medio Oriente. In realtà, come ha ricordato benissimo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alcune settimane fa, ci sono 56 conflitti in corso, utilizzati dalle grandi potenze che hanno chiaro lo scenario di carattere regionale di ognuno di essi” spiega l’ex ministro della Difesa.
OCCORRE UNA NUOVA YALTA
“Io sono stato Ministro della Repubblica quando c’era l’amministrazione Obama che, seppure con toni più felpati, ci ha posto gli stessi interrogativi e ci ha proposto in definitiva le stesse soluzioni rispetto alle quali abbiamo ottenuto dei rinvii, ma rispetto alle quali oggi l’Europa è chiamata a un’assunzione di responsabilità da un lato senza precedenti, ma dall’altro senza possibilità di eluderle”, ha spiegato Mauro.
Lo scorso febbraio è ricorso l’80° anniversario della storica Conferenza di Yalta, quando Roosevelt, Churchill e Stalin presero decisioni cruciali sull’equilibrio internazionale che si sarebbe ricostruito dopo la fine del conflitto. E ora si sta parlando spesso di “una nuova Yalta”.
“La verità – osserva Mauro – è che paesi interessati a una nuova Yalta sono tanti: c’è la Cina, l’India, ma ci sono anche quelle potenze regionali che vorrebbero essere qualcosa di più, la Turchia per esempio, l’Arabia Saudita, l’Iran, il Brasile, il Sudafrica”. Insieme a questo forse “il vero interrogativo che riguarda l’Europa è, accorgendosi che a Yalta l’Unione Europea non c’era, forse anche l’Unione europea potrebbe essere interessata a una Yalta nuova”.
“Invece, dall’altro lato, per ragioni diverse, ma che oggi in parte le accomunano, quelli che hanno combattuto la guerra fredda, cioè americani e russi, sono interessati a una Yalta, nel senso però di nuovamente Yalta, cioè di recuperare quel ruolo storico che li ha caratterizzati per decenni, che evidentemente anche nella visione di lungo raggio americano guarda a tutto quello che succede sotto il cielo ex sovietico più che altro come gioco di sponda per la partita che deve giocare nello scacchiere indopacifico” prosegue Mauro sottolineando che “tutte queste questioni costituiscono per l’Europa un elemento di destabilizzazione e un pericolo e chiedono una maggiore assunzione di responsabilità.”
LE QUESTIONI DA RISOLVERE PER L’EUROPA SECONDO MARIO MAURO
Come osservato anche dal professor Gregory Alegi nel corso del webinar di Startmag, per l’Ue è impellente la questione della governance: “Se non risolviamo il problema politico che poi impatta su quello tecnico, cioè di avere un comando unico europeo”.
Lo sostiene anche l’ex ministro della Difesa: “Gli europei quando fanno qualcosa di europeo si affidano alla catena di comando comunque della Nato. Cioè, operazioni decise in modalità europea, penso all’operazione Atalanta, quella con cui abbiamo arginato – e in positivo ottenendo risultati straordinari – la pirateria nel Golfo di Aden e al ridosso delle coste somale, è affidato a una catena di comando che è rigorosamente Nato. Per cui il paradosso che nelle operazioni europee le indicazioni cogenti arrivano da una struttura, la Nato, che è comunque qualcosa di più grande e di diverso dall’interesse specifico dell’Unione europea”.
PASSARE DA UNA CHIAVE INTERGOVERNATIVA A UNA COMUNITARIA
Pertanto, per l’Ue è un paradosso “continuare a insistere in chiave intergovernativa su come aumentare la spesa per la difesa, senza arrivare a decidere”, ha sottolineato Mauro.
“Quindi la questione nodale rimane quella di prendere il toro per le corna e decidersi a passare dall’Europa intergovernativa a quella comunitaria, cioè quella dove si scioglie il nodo di un approccio federale o confederale, ma alla fine si risolve nel dare alla nostra convivenza i toni e le caratteristiche di uno Stato. Cioè di qualcosa che abbia il requisito della statualità senza il quale non può sciogliere per l’appunto i nodi suddetti” ha spiegato l’ex ministro della Difesa.
NECESSARIE DECISIONI POLITICHE
“Se non prendiamo decisioni politiche in questo senso, prima ancora di risolvere il problema di un’ipotetica guerra con la Russia, rischiamo di produrre dei guasti molto più grandi nei rapporti con quelli che sono non solo i nostri naturali alleati, ma con i quali dobbiamo arrivare a condividere quel passaggio ulteriore che è la condivisione dei fini”, ha spiegato Mauro.
“Perché altrimenti il riarmo dell’Europa sarà il riarmo di questo o di quel singolo Stato e gli squilibri che ne deriveranno potrebbero diventare in futuro problemi di carattere geopolitico, di non allineamento nelle intenzioni” puntualizza l’ex ministro della Difesa.
L’ESEMPIO TEDESCO
A questo proposito, Mauro cita l’esempio di Berlino. “Il cancelliere incaricato, Friedrich Merz, punta molto sulla modifica costituzionale per ridurre i vincoli di bilancio e aumentare la capacità dei tedeschi di fare debito. È una cosa che per certi versi è una buona notizia perché quasi allinea le strategie della Germania a quelle che sono le litanie che per lungo tempo i governanti italiani hanno proposto nel contesto europeo. Attenzione però perché il diavolo è nei dettagli”.
“Stiamo parlando – spiega Mauro – di ampliare il debito tedesco. Anziché sulla possibilità di mettere a fattor comune un debito europeo, su cui Merz è ancora piuttosto restio. Quindi torniamo al nocciolo del problema, un conto è l’ampliamento dell’orizzonte di difesa comune europea, un conto è il riarmo tedesco sul quale già in tempi non sospetti il governo di Berlino aveva posto sul tavolo un numero consistente di miliardi, seppur non seguito immediatamente da programmi esecutivi, ma sul fatto che la Germania stia andando verso una differenziazione profonda rispetto agli schemi degli ultimi anni perché consapevole della inaffidabilità – e di questo ormai dobbiamo parlare, seppur con amarezza, della posizione statunitense – è un dato oggettivo. Quindi la vera ragione per cui noi ce lo possiamo permettere è che ce lo dobbiamo permettere, lo dobbiamo fare. Lo dobbiamo fare”, ha concluso l’ex ministro della Difesa.
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