James McMillan e Lisa McCuish sono cresciuti da vicini di casa, nella cittadina turistica di Oban, Scozia occidentale, in una via che affaccia direttamente sulla baia. Adesso riposano insieme, uno accanto all’altro, nel piccolo cimitero poco distante dalle loro case. James aveva 29 anni, nel 2022, quando è morto di overdose, soltanto tre mesi dopo Lisa, uccisa dall’eroina a 42 anni, dopo un’esistenza spesa a lottare contro le dipendenze. Ogni anno, il cimitero di Oban ospita nuove tombe, simbolo di una generazione sacrificata a quello che viene chiamato lo scandalo nazionale scozzese. Da anni il tasso dei decessi per droga (la media nel 2023 è stata di 277 morti per milione di abitanti, più del doppio di Inghilterra e Galles) è il più alto d’Europa, al secondo posto figura l’Estonia con 95 morti, e in base agli ultimi dati è nuovamente aumentato, dopo una breve e temporanea diminuzione. James e Lisa sono solo due casi di un fenomeno che si protrae ormai da un decennio e che nel 2023 ha messo la parola fine a 1.172 vite. Nel 1996, quando l’ufficio nazionale di statistica iniziò a registrate, le vittime verificate erano 244. Le più recenti rilevazioni, pubblicate nel 2024, rivelano un altro incremento del 12 per cento.
Oggi, come in altre occasioni hanno fatto molte delle famiglie straziate da questo dramma, la madre di James e la sorella di Lisa chiedono al governo scozzese un’assistenza corale e più efficiente. «James da piccolo amava andare a pesca, ascoltare musica e andare in skateboard, ma è stato un giovane adulto molto arrabbiato, con problemi mentali» ha raccontato alla Bbc sua mamma Jane, ripercorrendo il calvario di un figlio che aveva lasciato Oban per cercare lavoro in Inghilterra e che invece era finito per entrare e uscire di prigione, terminando la sua esistenza per strada a Glasgow, dopo essere stato scarcerato per l’ultima volta. «L’hanno rilasciato in dicembre in una città che non conosceva, senza dirlo alla famiglia, senza una giacca per coprirsi né soldi. È durato meno di 36 ore».
Diversa la storia di Lisa, specchio di un fenomeno più complesso che il governo scozzese ha prima sottovalutato e in seguito non è più riuscito a gestire. Lei ha cominciato ad assumere eroina dopo essersi curata a lungo con farmaci per l’ansia prescritti inizialmente dal medico di base e che poi ha cercato, in dosi sempre maggiori, attraverso i canali dello spaccio. La sua cartella clinica evidenziava consumi di sostanze a base di benzodiazepine. La sorella Tanya si dice convinta che la storia di Lisa avrebbe potuto essere ben diversa se i servizi di supporto per la salute mentale avessero funzionato davvero. In base a studi attuali sul caso Scozia, i fattori che hanno portato all’acuirsi del fenomeno sono da ricercare soprattutto nella drammatica deindustrializzazione del Paese, che ha creato enormi sacche di povertà in alcune regioni intorno agli anni Settanta e Ottanta, proprio quando l’eroina iniziava a affermarsi sul mercato europeo. L’arrivo in tempi più recenti di sostanze sintetiche ha fatto il resto.
I diversi aspetti del problema vengono ben evidenziati anche dalla fascia di consumatori di droghe che in Scozia spazia tra i 15 ai 64 anni, con un tasso di decessi più alto tra i 34 e i 65 anni, rispetto a quella degli adolescenti. Una «generazione Trainspotting» – come viene soprannominata prendendo il nome dal film di culto tratto dal libro dello scrittore scozzese Irvine Welsh -, che in realtà ne abbraccia e comprende più d’una, contraddistinte dallo stesso drammatico finale. Dopo aver negato per anni l’urgenza di provvedimenti più energici (e aver tagliato i fondi agli unici progetti di collaborazione tra le varie autorità locali), il governo scozzese si è finalmente deciso per un approccio efficace a partire dal 2021, con l’avvio di programmi e di strutture di riabilitazione, rivelando un sostanziale mutamento nella percezione del problema. Trattato in passato come un’esclusiva questione di sicurezza pubblica anche dal governo conservatore di Londra – che si è limitato a rimandare al mittente le richieste di quello scozzese di depenalizzare il possesso di droga per uso personale -, ora inizia a venir considerato come una deriva legata alla salute e al disagio mentale. «Nella politica per affrontare la tossicodipendenza, siamo sulla strada giusta» ha dichiarato il ministro scozzese della Salute e della Sicurezza sociale Neil Gray, il cui dipartimento ha inaugurato a Glasgow il 13 gennaio scorso, il primo centro per il consumo sicuro di sostanze. Aperto dalle 9 alle 21, tutto l’anno, The Thistle è dedicato a chiunque voglia fare uso di droga in un ambiente sicuro, sotto supervisione medica. In realtà , sono molte le critiche per un’iniziativa che cerca di mettere un cerotto su una ferita sociale ben più profonda. Il nome della struttura che tradotto significa «cardo», fiore pungente simbolo della Scozia, simbolizza anche il percorso, tutto spine e spese, che il Paese deve ancora compiere per venire a capo di questa sua emergenza.
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