In Puglia società patriarcale. “Io aggredita quattro volte, chi mi ha malmenata è ancora lì»

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Conto e carta

difficile da pignorare

 


La mesagnese Simonetta Dellomonaco, nata a Manduria, laureata in Architettura, si è specializzata in rigenerazione urbana presso l’Istituto di Urbanistica di Parigi. Docente presso l’università La Sapienza di Roma, è poi diventata esperta di politiche culturali sviluppando progetti premiati anche al Parlamento europeo. Dopo esserne stata consigliera d’amministrazione, nel febbraio 2019 è stata nominata presidente dell’Apulia film commissione. Si è dimessa nel settembre 2022 dopo la denuncia al dg Antonio Parente.

(dal Corriere del Mezzogiorno) Simonetta Dellomonaco, oggi, 8 marzo, giornata della festa della donna. Il tema tristemente attuale legato al genere femminile è quello del lavoro.
Lei, manager di successo, per lavorare – seppur con un incarico di grande rilievo – è stata indotta a trasferirsi in Albania. Forse la Puglia, politicamente e culturalmente, non è ancora un terra per donne? «Si, è ancora così. L’emarginazione viene da lontano, è dura da scardinare. Le donne hanno molto da dare. Quando fanno le cose, vogliono farle ben Anche perché si vedono costrette a di mostrare di saper fare, considerato che nessuno crede realmente in loro. Penso che sia proprio questo aspetto a creare alle donne tanti problemi, specialmente in un ambiente pubblico in cui talvolta l’obiettivo non è far bene le cose a vantaggio della comunità, ma farle inevitabilmente male per il profitto di chi detiene il potere. Questo è il modus operandi in vigore dai tempi degli antichi romani, una società infinitamente patriarcale. Poi vieni notata all’estero, come nel mio caso, e ti chiedono: “Com’è possibile che ti abbiano lasciata andare?”. L’Albania è un Paese che vuole crescere e si sta appoggiando ai talenti. Non ha tempo, né denaro da perdere».
All’epoca della sua presidenza al l’Apulia film commission accusò il direttore generale, Antonio Parente, di maltrattamenti. A che punto è la sua vicenda giudiziaria? «Non fu solo un’accusa. La mia opposizione a pratiche che ritenevo illegittime e la sua attitudine a distruggere i bellissimi progetti realizzati negli anni con tanta fatica, mi è costata una guerra senza quartiere da parte di Parente. Ho resistito alle sue angherie, comprese altre tre aggressioni precedenti, per circa un anno. Poi le contrarietà sono esplose quando lui, talmente sicuro di sé, mi ha rinchiusa nel mio ufficio dove l’avevo convocato per chiedergli conto dell’ennesima cosa riprovevole che tentava di fare, ossia un tentativo di distribuire risorse fuori dalle norme a persone che conosceva, e in tutta risposta mi ha malmenata fino a mandarmi in ospedale. I giorni di prognosi sono lì, la sua sospensione anche, così come decretato dal cda dell’epoca. Sono tutti atti messi a verbale, atti pubblici che possono essere consultati da chiunque. Però Parente è riuscito, come sempre, a salvarsi. In ogni caso la mia denuncia è in piedi. E a suo carico c’è un avviso di garanzia in applicazione dell’articolo 415 bis del codice penale».
Quali sviluppi ha avuto l’inchiesta? «Non conosco il sistema giudiziario di Bari, ma finora sono quattro i pm che si sono avvicendati nell’esame del la mia denuncia. Tanti fatti restano senza risposte. Come ad esempio ritrovarmi l’avvocato a capo dello studio legale che difende Parente seduto alle esclusive cene di gala della Mostra del cinema di Venezia. O che alcune delegazioni di cinema provenienti dagli Usa hanno fatto visita a quello studio legale invece di venire all’Apulia Film House. Ero sconcertata, lo misi in evidenza in una nota inviata al cda».
Crede che sulla sua vicenda si siano incontrate più volontà perché finisse nel dimenticatoio? E quali, nel caso?
«Da una parte io ho abbandonato il campo di battaglia dimettendomi. La vicenda mi ha fatto ammalare, mi stava consumando. Ero troppo provata, durava da tempo, ho dovuto lottare contro tutto e tutti. Dall’altra è evidente
che quando si lascia tanto potere a chi per vari motivi non sa gestirlo, costui fa di tutto per mantenerlo con ogni
mezzo. Sono questi mezzi che mi hanno schiacciata, poiché gli interessi che si erano formati attorno alla distribuzione delle risorse sul cinema erano troppo grossi. E io troppo ingenua a pensare che dovessero andare a solo vantaggio dello sviluppo della Puglia. Ero diventata una spina nel fianco da eliminare. Mi hanno eliminata».
Come arrivò ad Apulia Film Commission? E perché è entrata in rotta di collisione con Parente? «Ero stata nominata sotto la giunta Vendola come consigliera di amministrazione. Negli anni del mandato di Maurizio Sciarra mi ero distinta per i progetti proposti e realizzati: quello condiviso con la Fondazione Con il Sud, per esempio, oppure la riapertura del Cine lab Bertolucci a Lecce, o i progetti internazionali come il gemellaggio con il Dokufest di Prizren. Parente era un semplice impiegato. Credo di essere stata notata per i miei risultati e per la mia specializzazione professionale nello sviluppo culturale del territorio. Così è arrivata la proposta di passare da consigliera a presidente di Afc. Incontrai Emiliano per la prima volta a Bruxelles, quando andai a presentare un mio progetto di sviluppo culturale al Parlamento europeo premiato come buona prassi internazionale. Apprezzò molto il mio lavoro e la mia capacità di esporlo pubblicamente in un luogo così prestigioso, parlavo perfettamente francese e inglese. Pensò che fossi la persona giusta».
Emiliano fu tra i suoi più grandi sostenitori. Nel momento in cui è scoppiato il caso maltrattamenti, come si è comportato nei suoi confronti? «Emiliano aveva molta stima della sottoscritta. Il giorno dopo la mia denuncia ai carabinieri, avvenuta la sera stessa dei fatti, mi inviò una nota pubblica di solidarietà e ciò mi fece pensare che avrei continuato a ricevere il suo appoggio. Poi i tre consiglieri si dimisero. Forse erano troppo coinvolti con Parente, non volevano evidentemente mettere la firma sulla sanzione. In realtà avevano quaranta giorni per decidere, si dimisero il 39esimo giorno. Emiliano formò d’urgenza un nuovo cd per sostenermi. Lui era a Roma, perché quel giorno si votava per la presidenza della Repubblica. Ma trovò tempo e modo di intervenire in 24 ore. Così venne riunita subito l’assemblea generale, fu nominato il nuovo cda e irrogata la sospensione a Parente».
A proposito, poi con le sue dimissioni quel cda decadde e adesso ce n’è un altro al suo posto.  «Quando decadde il nuovo cda con le mie dimissioni, la Fondazione restò per sei mesi senza guida, in mano a Parente, prima che venisse nominato un nuovo cda. Io avevo denunciato tutto quello che avevo visto alla Procura della Repubblica, con un esposto di più di cento pagine fra relazioni dettagliate e documenti allegati. La “casa” era davvero in disordine e non in grado di accogliere altri ospiti, per così dire. Credo che nessuno avesse realmente voglia di infilarsi in un ginepraio del genere. Protestavo perché continuavo ad essere rappresentante legale di una fondazione la cui guida era stata la sciata a colui che mi aveva aggredita. Tutto era oscuro e nebuloso. A marzo 2023 fu formato un cda temporaneo in deroga allo statuto, al fine di mettere la situazione in ordine e cambiare lo statuto stesso, come io stessa avevo auspicato, poiché si trattava di una situazione che dava poteri infiniti al direttore e tutte le responsabilità al presidente. Il cda è attualmente a tre componenti e non cinque, con due funzionari, uno del Comune di Bari e uno del Comune di Taranto, e una ex magistrata. Ma nessuno sa veramente di cinema, nessuno sa veramente di gestione culturale, nessuno conosce le dinamiche e le strategie dell’industria cinematografica. Doveva durare tre mesi ma è lì da due anni. E Parente continua a stare al suo posto».
Ha letto il caso di Nancy Dell’Olio? La sua causa contro la Regione? Le parole forti contro Emiliano e la replica del governatore? Che opinione si è fatta? «Si, ho letto. Si tratta di una professionista che ha dato molto giocandosi
le sue carte professionali per farsi apprezzare. Ha pagato caro il suo voler fare bene le cose. Voler fare le cose bene
sembra un reato, specialmente per i bracci destri, che spesso sono gelosi e invidiosi di chi sa fare e smaniano per
eliminare i nuovi arrivati. Approfittando anche del fatto che questi nuovi arrivati in genere non hanno appoggio
politico ma vengono scelti solo per merito, sono “senza protezione”. E alla fine Emiliano non può certo mettersi
contro i suoi bracci destri».
Una donna di valore, in Puglia e nel Mezzogiorno d’Italia, fa ancora il doppio della fatica rispetto agli uomini per affermarsi? «Si, perché al Sud il merito è un grande sconosciuto e crolla davanti al le logiche di potere. Le donne, specie se si sono formate fuori, puntano molto sulle loro competenze. E per questo restano estranee ai giochi di potere. Se poi sono stupide come me e vogliono immolarsi per amore della Puglia, diciamo che è la fine (ride, ndr)».
Chi le è stata più vicina nel mo mento in cui è deflagrata la sua vicenda? «Le associazioni femminili. Si sono
mobilitate in blocco, ho ricevuto tanta solidarietà e addirittura è stata fatta una petizione pubblica».
Quale messaggio vuole girare alle donne che si sono trovate a vivere la sua stessa condizione? «Purtroppo sono tantissime. In quel periodo continuavo a ricevere un’infinità di messaggi di #MeToo, solo in privato però. Troppa paura di esporsi. Del resto, visto cosa mi è capitato, il messaggio da far west è stato chiaro: “Se ti metti contro di noi, vieni cacciata”. É quello che mi faceva intendere Parente. Non tutte le donne hanno la possibilità di ricominciare e quasi tutte, alla fine, scelgono il silenzio. Il mio sogno è che le donne smettessero di tacere. Il messaggio resta sempre lo stesso: Parlate. Denunciate».
(nella foto Simonetta Dellomonaco (a destra) con Rashida Dati, ministra francese della Cultura, e il regista Oliver Stone già premio Oscar) servizio di Michele Pennetti

Conto e carta

difficile da pignorare

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link