In questo 8 marzo per le donne è facile identificarsi con un uomo: Zelensky

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Fallito il transfert con l’underdog-madre-single Giorgia Meloni, insoddisfatte da slogan e sconti per la skincare, ci possiamo immedesimare solo nel presidente ucraino uscito dal tragico incontro con Trump. L’equivalente diplomatico di un date-rape. D’altronde anche lui “se l’è cercata”. E le nostre capacità riproduttive diventeranno sempre di più “terre rare” da sfruttare per invertire la crisi demografica.

In questo 8 marzo per le donne è facile identificarsi con un uomo: Zelensky

Dal corteo anti-violenza allo sconto del 10 per cento sul sito di beauty, dalla maratona di film di registe donne al reading dedicato a Carla Lonzi: davanti alla vasta gamma di eventi in programma per l’Otto marzo verrebbe da dire «è tutto molto bello», se non fosse poco appropriato citare il defunto Bruno Pizzul, maschio e oltretutto appartenente alla categoria ultra-patriarcale dei giornalisti sportivi. Tutto molto bello, intelligente, militante, sì, ma così poco in linea con quello che sta succedendo, con quello che pensano e sentono le donne, troppo incerte sulle loro prospettive per trovare conforto negli slogan, nel ricordo delle matriarche del pensiero e dell’arte, e perfino negli sconti sulla skincare coreana.

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In questo 8 marzo per le donne è facile identificarsi con un uomo: Zelensky
Un corteo studentesco a Milano, 8 marzo 2024 (Imagoeconomica).

Pure il transfert con l‘underdog-madre-single Giorgia Meloni è fallito

Il transfert con Giorgia Meloni, l’underdog-madre-single-con-figlia che “ce l’ha fatta per tutte noi”, non è riuscito e non ci consola. L’identificazione mistica fra il leader e il suo popolo funziona di più fra maschi, noi donne badiamo al sodo: ancora niente asili, niente servizi, niente parità salariale. Per carità, l’abbiamo provato tutte quel brivido iniziale nel sentire, per la prima volta nella nostra vita, le cronache e i commenti politici girare intorno a una “lei” anziché intorno a un “lui”. Pure il benservito su due piedi a Giambruno ha fatto godere tutte quelle che non possono permettersi di scaricare un partner, per quanto volgare e imbarazzante. Ma l’immedesimazione è finita lì. Il doppio binario di Giorgia è troppo diverso dal nostro, più disseminato di chiodi, guasti e inefficienze delle rotaie supervisionate da Salvini. Ed è difficile perdonare a Meloni aver messo al ministero della Famiglia una come Eugenia Roccella, corifea e portavoce di una demografia teo-sovranista che vede le donne innanzitutto come sac-à-poche con cui l’Altissimo riempie di neonati culle e carrozzine e ritiene il genere femminile naturalmente predisposto al “lavoro di cura” e all’”accudimento”. In buona sostanza, a fare la serva a qualcuno (figli, coniugi, nipotini, genitori anziani), fino all’ultimo respiro.

In questo 8 marzo per le donne è facile identificarsi con un uomo: Zelensky
Giorgia Meloni con Eugenia Roccella (Imagoeconomica).

Per le donne in questo Otto marzo è più facile identificarsi con Zelensky

Così, più che in Giorgia Meloni o in Ursula von der Leyen, in questo Otto marzo è facile identificarsi in un uomo: il Volodymyr Zelensky del tragico incontro alla Casa Bianca. Che non è stato un colloquio ad alto livello, ma l’equivalente diplomatico di un date-rape: il leader ucraino è arrivato a Washington aspettandosi un normale incontro bilaterale con il presidente americano Donald Trump, e invece è stato accerchiato a sorpresa dai suoi amici che gli sono saltati addosso, sostenendo di essere stati provocati dal suo modo di vestire. E dopo il fattaccio, insieme a tanta benevola solidarietà, a Zelensky sono arrivati i consigli che per secoli le anziane dell’orda hanno dato alle giovani stuprate: su, adesso non farne una tragedia, non lamentarti troppo, che poi, in fondo un po’ te la sei cercata, a quelli troppo più grandi e forti di te è meglio dare subito quello che vogliono – la Crimea, le terre rare, il gas – senza fare troppe storie, per non uscirne con tutte le ossa rotte.

In questo 8 marzo per le donne è facile identificarsi con un uomo: Zelensky
Volodymyr Zelensky con Donald Trump alla Casa Bianca (Getty Images).

Con il nuovo patriarcato la capacità riproduttiva della donna diventerà sempre di più terra rara

È impressionante vedere proiettate sul grandissimo schermo della geopolitica dinamiche analoghe a quelle della violenza di genere. Eppure, a ben vedere, si può scorgere anche l’inverso: ogni donna deve difendere la signoria sul proprio corpo dai continui attacchi, subdoli o aperti, di chi non le riconosce il diritto di avere dei confini e di decidere del proprio destino. Sono attacchi a bassa intensità il boicottaggio dell’indipendenza economica femminile (di carriera, non parliamone proprio), il rendere costoso e complicato o inaccessibile tutto quanto riguarda la salute sessuale e riproduttiva, la discriminazione di chi diserta dai suoi doveri biologici identificandosi in un genere diverso da quello di nascita. Ma con il trionfo del nuovo patriarcato impersonato da tirannici e grotteschi Padri Ubu, le cose non potranno che peggiorare: dall’Oriente all’Occidente, le capacità riproduttive delle donne diventeranno sempre di più le “terre rare” da controllare capillarmente e da sfruttare per invertire la crisi demografica, almeno finché la tecnologia non offrirà alternative economicamente più convenienti per produrre utenti/consumatori. Mettiamoci scaramanticamente una mano sulle ovaie.



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