Nasce Clorofilla, start-up monzese al femminile 

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Nasce la start-up “Clorofilla”, dal nome della sostanza che dà vita alle piante prendendola dalla luce, metafora delle donne che, passando dal laboratorio di cucito e recupero di abiti fallati di Cinzia Pasquale e Manuela Scognamiglio, rinascono a nuova vita. Presentazione ufficiale sabato 8 marzo in Villa Reale.

Monza, Italia.

Due giovani signore, un sogno condiviso: fare qualcosa di grande. Si sarebbe tentati di pensare alla carriera o a un cambio di vita radicale, che so?, in Africa. Niente di tutto ciò o meglio: rivoluzione sì ma interiore, come la clorofilla, che agisce dall’interno e dà vita alle piante prendendola dalla luce del sole!

Da sinistra, Manuela Scognamiglio e Cinzia Pasquale

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Clorofilla

Si chiama proprio Clorofilla la start-up di Cinzia Pasquale e Manuela Scognamiglio, nata a gennaio 2024, grazie ai bandi di Fondazione Monza Brianza e Peppino Vismara, e al progetto di due amiche attente ai segni dei tempi.

Capi fallati

I negozi accumulano una quantità di capi fallati che non si immagina, e per fallati intendo con un bottone saltato o una cerniera rotta – spiega Cinzia Pasquale, disegnatrice di ambienti per bambini – Le aziende più attente fanno beneficenza, le altre creano pattumiera. Si buttano 40/50 mila capi l’anno”.

Un approccio professionale

Le due imprenditrici, tra le altre cose esperte di cucito, hanno cercato una soluzione al problema con un approccio professionale: “Clorofilla si voleva approcciare a un’azienda (Teddy, ndr) proponendo un grande progetto. Noi vi forniamo i capi riparati e voi ci corrispondete un valore per ogni capo sistemato. Servirà a sostenere gli stipendi delle donne che lavorano nel nostro laboratorio. Terranova ha uno dei magazzini più grandi d’Italia al centro commerciale Globo: vi pervengono i capi fallati da tutta Italia. Noi li ritiriamo e una volta riparati tornano al Bennet di Monza, nell’outlet del Terranova”.

Un attivatore di desideri

Cosa fa di bene Clorofilla? – si chiede ancora Pasquale – Permette di non fare pattumiera e offre alle donne, che la vita ha chiamato esclusivamente ad accudire figli e casa e rinunciare ai loro sogni, di trovare una via per realizzare sé stesse. Il laboratorio è un attivatore di desideri! Il messaggio è: c’è l’altro per te! Non sei solo. La trappola più facile è sentirsi solo”.

Cascina Cantalupo

La sede di Clorofilla si trova all’interno di Cascina Cantalupo (che accoglie mamme e bambini, vittime di violenza), in viale Sicilia, a Monza, e si rivolge alle donne in difficoltà, siano esse residenti in Cascina oppure no. 

Educare al lavoro

All’inizio pensavamo di aprire un laboratorio esternamente, in modo che le donne dovessero uscire da Cascina per aprirsi all’esterno, per lavorare – spiega Manuela Scogliamiglio, ex sviluppatrice di software – Col senno di poi è stato meglio aprirlo dentro! Essere qui è un bene: ti affacci, le donne ti vedono, chiacchieri con loro. Il fulcro del laboratorio è la relazione, l’obiettivo: educare al lavoro. 

Simulazione

A gennaio è iniziato il progetto. L’azienda Teddy , titolare dei marchi Terranova, Calliope, Rinascimento, ha accettato la collaborazione: abbiamo avviato una simulazione di 3 mesi per capire se il progetto si sosteneva. Hanno partecipato alla simulazione cinque signore, italiane e straniere, di cui poi una è stata assunta in negozio. La simulazione è funzionata, siamo partite. Il laboratorio è aperto di martedì, mercoledì, giovedì; lunedì e venerdì invece sono dedicati alla merce. Oggi ci sono tre donne assunte con contratto a tempo determinato, due con borsa lavoro, una con tirocinio. Nelle prossime settimane si attiveranno altri due tirocini“.

ArcoDonna

Clorofilla lavora in collaborazione con ArcoDonna, un’associazione di promozione sociale e culturale della donna, che ha avviato dei corsi di cucito.

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Inaugurazione in Villa Reale

Sabato 8 marzo, e la scelta del giorno non è un caso, si sono tenute la conferenza stampa e la mostra fotografica Fino in fondo di Elisa Gambalonga, con scatti del laboratorio, in Villa Reale, a Monza. “Il messaggio che volevamo trasmettere era che non si dà lo scarto per loro, si dà il meglio! – sottolinea Scognamiglio – Il rischio di lavorare con il recupero di ciò che in qualche modo è considerato scarto è che le persone si identifichino con lo scarto! Per scongiurare questo pericolo, insieme alla sistemazione dei capi, abbiamo avviato un laboratorio creativo che punta al lusso: dei volti di donna realizzati con la tecnica del mosaico.  Per ora Cinzia ha realizzato un quadro, con gli scarti dei jeans, che abbiamo presentato il giorno dell’inaugurazione in Villa Reale e messo in vendita. Il prossimo quadro sarà il volto di donna africana”.

Una santa inquietudine

Cinzia e Manuela, entrambe mogli e mamme, si sono conosciute in parrocchia a Vimercate: “Eravamo entrambe catechiste, la nostra amicizia è legata a un credo molto forte: il collante è stato Dio. È molto salda perché non dipende solo da noi ma da qualcosa di divino! Ci accomunava la stessa santa inquietudine! Io lavoravo in una grande multinazionale, con un ottimo stipendio, ma mi sentivo stretta, volevo fare qualcosa di grande, aiutare anche qualcun altro. La stessa cosa la cercava Cinzia”.

Sulla stessa frequenza anche le sei volontarie che dedicano il loro tempo al laboratorio.

Photo dall’alto: Elisa Gambalonga. Elena Borravicchio (3). Elisa Gambalonga. Elena Borravicchio.



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