Effettua la tua ricerca
More results...
L’omessa costituzione del Fondo Rischi e l’omessa svalutazione delle partecipazioni, “consentirono alla Comart spa di dare una rappresentazione falsa della propria situazione”. Emerse così un “patrimonio netto positivo anziché negativo con conseguente incremento” dei debiti.
Si tratta di uno dei passaggi chiave delle motivazioni, depositate nei giorni scorsi, della sentenza con la quale il collegio penale presieduto dal giudice Cecilia Calandra, il 18 novembre scorso aveva condannato i due membri principali del cda, ovvero il presidente Fabrizio Tozzi e l’amministratore delegato Mario Tozzi, a tre anni e nove mesi di reclusione a testa. E aveva assolto gli altri sei imputati: gli amministratori “per non avere commesso il fatto, con formula dubitativa”; e i sindaci revisori “perché il fatto non costituisce reato”. Da ultimo erano stata riconosciuta una provvisionale da 5 milioni di euro al concordato preventivo la cui procedura si era costituita parte civile con l’avvocato Alessandro Melchionda.
Nella vicenda giudiziaria Comart – colosso ravennate dell’oil & gas con sede a Mezzano costituito con atto notarile il 15 luglio del 2003 -, c’è un elemento di novità per il panorama ravennate: è uno dei primi casi, e comunque il più importante per dimensione, nel quale la procura (pm titolare Lucrezia Ciriello) è giunta a contestare la bancarotta (preferenziale e semplice) pur non in presenza di un fallimento ma di un concordato.
In particolare – si legge nella sentenza scritta dal giudice Federica Lipovscek – secondo i commissari giudiziali, “l’attività venne esercitata con un certo margine di successo”. L’anno di svolta, il 2014 quando la società decise di sottoscrivere due contratti: da un lato “la commessa con il consorzio Nct. E dall’altro con la committente Petrofalc”. L’esito fu “catastrofico sull’andamento economico”. Uguale a “perdita operativa indicata dal Cda al 31 ottobre 2017” in quasi 29,6 milioni di euro. In particolare secondo i commissari, “ambo i contratti erano caratterizzati dalla previsione di un basso margine operativo”. Inoltre durante la commessa, “si verificarono circostanze sfavorevoli che portarono a un drammatico incremento dei costi ai quali non corrispose un maggior corrispettivo”. Una condizione “agevolata da condotte aggressive e da clausole contrattuali con un elevato grado di vessatorietà”. In questo panorama, “i consulenti tecnici non sono giunti a conclusioni convergenti”. Secondo quello del pm, “gli amministratori della Comart spa avrebbero dovuto contabilizzare un Fondo Rischi” visto che “al 31 dicembre 2015 si erano già manifestate ingenti perdite”. Una impostazione che “è stata aspramente contestata dai consulenti delle difese” i quali hanno richiamato le “sfavorevoli e vessatorie clausole contrattuali in caso di interruzione anticipata del contratto” e “l’incertezza sugli oneri ai quali la società si espose”.
Ecco che allora i giudici hanno deciso di nominare due periti (Stefania Chiaruttini e Luca Minetto) aderendo poi “pienamente alla ricostruzione proposta”. Ovvero la “necessità del Fondo Rischi per ambo le commesse”: per Nct “andava creato già nel bilancio 2014” e poi incrementato fino a quasi 15 milioni. Anche Petrolfac andava fatto nel 2014 per un totale di oltre 3 milioni. Secondo i due esperti, la soluzione migliore “per il patrimonio della società, sarebbe stata di proseguire con un liquidatore”. Ciò avrebbe portato un “dissesto limitato a 13,7 milioni nel 2015 e 16,1 nel 2016”. La “prosecuzione da parte degli amministratori” aveva invece comportato “un aggravamento del dissesto di 23,3 milioni al 2015 e di 20,9 milioni al 2016”. E l’accusa consiste proprio “nell’avere determinato l’aggravamento del dissesto proseguendo l’attività” grazie a una “falsa rappresentazione del valore del patrimonio nei bilanci 2015 e 2016”. In quanto ai condannati, “Fabrizio Tozzi ha ammesso di avere gestito e seguito le commesse”. E per Mario Tozzi, non è ipotizzabile – come invece sosteneva la difesa – “una carica meramente onorifica senza prendere effettivamente parte alla gestione delle commesse”.
Andrea Colombari
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link