COP 16 biodiversità. Non perdiamo la speranza
Un approfondimento curato dalla Commissione globalizzazione e ambiente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
Proteggere la biodiversità. Questo è il mandato che arriva dopo tre giorni di negoziati nel corso della Conferenza delle Nazioni Unite “COP 16” per la biodiversità. I governi hanno finalmente definito una strategia per finanziare la protezione della biodiversità, con un accordo raggiunto il 27 febbraio a Roma durante questa COP che, nel 2024 a Cali, aveva subito una battuta d’arresto. Su questo tema, riceviamo e pubblichiamo un approfondimento curato dalla Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI).
Il tempo supplementare della COP 16 sulla biodiversità si è concluso la notte del 27 febbraio e ha acceso la speranza.
Gli accordi a cui con fatica e dolore si è giunti sono stati definiti “storici”. Il risultato non era scontato, perché come ormai accade in tutte le COP, dal clima alla desertificazione, la finanza subentra al dialogo e le decisioni vengono prese non sulla base di dati scientifici e delle urgenze testimoniate dalle comunità indigene ma a seguito di estenuanti discussioni che insistono sulle responsabilità e quanto i responsabili debbano contribuire affinché i protocolli siano resi operativi.
Nel primo giorno di lavoro è stato lanciato il Fondo Cali, che mobilizza risorse finanziarie provenienti da aziende operanti nel settore farmaceutico e della cosmesi, che usufruiscono dei dati genetici sequenziati digitalmente, appartenenti a piante che provengono prevalentemente da paesi hotspot per la diversità e per lo più poveri. Il 50% delle risorse del fondo sarà destinato alle comunità indigene locali, riconosciute custodi di biodiversità, va aggiunto però che il coinvolgimento finanziario è su base volontaria e ancora nessuna azienda ha annunciato il proprio impegno.
È stata garantita una tabella di marcia fino al 2030, confermando la mobilitazione di 200 miliardi di dollari l’anno entro il 2030. Una sfida complessa che vede i paesi sviluppati versare 20 miliardi entro il 2025 che diventeranno 30 entro il 2030, a favore dei paesi in via di sviluppo. Per la prima volta è stato aperto un dialogo interministeriale tra tutti i governi, che interessa i ministeri dell’economia, finanze e ambiente.
Altre questioni non ancora definite ma a cui si guarda con crescente fiducia sono, l’istituzione di un fondo esclusivamente per la biodiversità, svincolato dal fondo mondiale per l’ambiente e il dirottamento di una parte consistente di SAD sussidi ambientali dannosi sui SAF sussidi ambientali favorevoli; stima ONU circa 500 miliardi all’anno.
Cogliamo questo momento di fiducia per il futuro e trasformiamolo in speranza, speranza del credente, che si forgia e si realizza accogliendo responsabilmente quel patto di compartecipazione alla tutela del creato, pensato per noi in tempi biblici lontani. Anche noi possiamo contribuire a rallentare il processo di estinzione che minaccia la biodiversità agendo dal basso, insistendo che la conoscenza della biodiversità venga promossa ad ogni livello scolastico, politico, amministrativo. In ogni ambito della società.
Il piccolo progetto “Oasi Glam per impollinatori” ha risposto pienamente al suo obiettivo. Le Oasi si sono impegnate non solo per creare ambienti adatti all’accoglienza di pronubi ed altri insetti ma hanno anche contribuito a far conoscere la biodiversità, parola a molti sconosciuta nonostante siamo costantemente sopraffatti da informazioni e allarmati dal rischio estinzione. Eccola la speranza che vive anche in piccole azioni come questa, informare e non stancarsi di farlo. Ci rattrista invece la mancanza di responsabilità politica che il governo italiano, ospite della COP 16, ha dato all’evento, partecipando con il solo sottosegretario all’ambiente.
La Glam
Per ulteriori approfondimenti leggi anche:
Approfondimento COP16.pdf – Google Drive
Cop 16: definita a Roma la strategia per finanziare la protezione della biodiversità
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