Cosa succede quando si va in pensione e si torna a lavorare? vantaggi e svantaggi

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Andare in pensione in Italia si può fare ma solo ad un’età piuttosto avanzata. Anzi man mano che passano gli anni l’età per uscire dal mondo del lavoro tende sempre a salire come dimostra l’allarme del momento che pare preveda un ennesimo scatto di tre mesi sull’età pensionabile dal 2027. Andare in pensione oggi è possibile a 67 anni di età con le pensioni di vecchiaia. Ma è altrettanto possibile anticipare l’uscita con diverse misure di pensionamento anticipato, alcune molto favorevoli come età. Ci sono per esempio la pensione a 56 anni, a 61 anni, a 62 e anche a 63 e 64 anni di età.

Proprio il fatto che c’è qualcuno che riesce ad andare in pensione ancora con un’età piuttosto bassa, ci permette di capire cosa succede nel momento in cui un pensionato, ancora più o meno giovane, decide di tornare a lavorare o di continuare a lavorare. In situazioni del genere ci sono dei vantaggi che poi vanno sfruttati nel momento in cui bisogna passare a chiedere il supplemento di pensione. Ma ci sono anche degli svantaggi. Perché alcune misure non consentono di tornare a lavorare.

Cosa succede quando si va in pensione e si torna a lavorare? vantaggi e svantaggi

Partiamo prima dalle cattive notizie. Alcune forme di pensionamento anticipato come per esempio l’Ape sociale o le varie misure per quotisti, da quota 100 a quota 102 e 103, non permettono a chi è riuscito ad andare in pensione con queste misure di pensionamento anticipato, di tornare a lavorare.

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Infatti su queste misure vige il divieto di cumulo dei redditi da lavoro con i redditi da pensione.

In parole povere non si può andare in pensione e proseguire a lavorare se la misura con cui si è usciti dal mondo del lavoro è una di quelle sopracitate.

I rischi in questo caso sono davvero elevati. Infatti c’è il rischio di vedersi sospendere la prestazione pensionistica. Cioè di non poter percepire più il trattamento nonostante sia stata accolta la domanda e nonostante siano stati diversi i mesi di trattamento già incassati.

Nel momento in cui l’interessato torna a lavorare infatti l’INPS, proprio per via di questo vincolo, sospende la prestazione. Per di più la sospensione è con addebito nel senso che l’INPS arriva a pretendere anche i soldi indietro di tutte le pensioni percepite precedentemente nello stesso anno in cui si torna a lavorare e in cui l’INPS nota la nuova iscrizione come lavoratore da parte del diretto interessato. L’unica eccezione, cioè l’unico lavoro che si può svolgere senza rischiare di finire in queste situazioni abbastanza pericolose, è quello del lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro di reddito annuo.

Il supplemento di pensione per far valutare la contribuzione successiva alla pensione

 

Versare contributi e quindi restare a lavorare dopo essere andato in pensione è una cosa che si può fare. Tranne naturalmente per le misure prima citate che prevedono il divieto.

Fermo restando però che anche con quel blocco, a 67 anni tutto viene liberato e quindi il divieto decade.

Non mancano contribuenti che pertanto continuano a lavorare dopo aver preso una pensione. Tutti i versamenti successivi al pensionamento permettono di fare salire l’importo della pensione precedentemente percepita.
Infatti c’è il supplemento di pensione che si può chiedere dopo 5 anni dalla liquidazione della pensione a meno che l’interessato non sia arrivato all’età pensionabile. In quel caso anche due anni dalla liquidazione della pensione bastano.

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Anche nella Gestione Separata ok al supplemento di pensione

Chi ha ripreso a lavorare con contribuzione versata nella stessa gestione che ha liquidato la pensione può chiedere il supplemento. Chiedere significa che non viene liquidato in modo automatico, ma a domanda.
Tutto previsto dalla legge. Infatti è la legge numero 155 del 1981 al suo articolo numero 7 a riconoscere il supplemento di pensione. Ed a stabilire che egli è appannaggio di soggetti iscritti all’AGO (Assicurazione Generale Obbligatoria) cioè dei lavoratori dipendenti, dei lavoratori iscritti alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi cioè artigiani, commercianti e coltivatori diretti.
Il supplemento di pensione spetta anche a chi è iscritto nella Gestione Separata e può essere chiesto per una sola volta entro due anni dalla data di decorrenza della pensione e poi dopo 5 anni.

Chi ha versato nella Gestione Separata può chiedere il supplemento all’INPS solo per contributi successivi alla pensione versati nella stessa Gestione. Pertanto non ci sono supplementi di pensione per contributi versati nell’AGO o come lavoratore autonomo.



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