Effettua la tua ricerca
More results...
Ci sono altri elementi che uniscono genuinamente il pellegrinaggio alla vita liturgica: il tempo quaresimale, le celebrazioni eucaristiche prima e dopo le processioni, le celebrazioni di liturgie penitenziali che fanno da cornice, il settenario celebrato dalle parrocchie
di don Marco Tatullo
direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale scolastica e per gli insegnanti di religione cattolica
Il pellegrinaggio penitenziale: descrizione e peculiarità
Sono passati dieci anni, a causa della pandemia del 2020, dall’ultima volta in cui la comunità di Manduria ha celebrato questo particolare e antico rito: il pellegrinaggio penitenziale con le effigi di san Pietro, della Vergine Immacolata e di san Gregorio Magno.
Ripercorriamo, immaginando di trovarci insieme ai pellegrini, le varie tappe che compongono questo antico pellegrinaggio che si rinnoverà il 15 marzo 2025.
Al mattino presto, i fedeli si radunano presso il santuario di san Pietro in Bevagna e lì si celebra l’eucaristia. Si snoda, quindi, il lungo corteo che accompagna il quadro dell’apostolo fino alla città di Manduria.
I fedeli che prendono parte al pellegrinaggio scelgono di manifestare la loro fede attraverso degli altarini processionali che, addobbati in vario modo e secondo la fantasia di ciascuno, recano l’immagine di uno dei santi a cui ci si rivolge oppure delle croci.
A metà percorso, inoltre, alcuni pellegrini si inseriscono nel corteo portando sulle loro spalle dei tronchi tagliati dalla suddetta area boschiva «Cuturi». Da qui deriva l’aggettivazione della processione di san Pietro definita, per l’appunto, arborea.
Il tragitto a piedi è accompagnato da preghiere, canti e pie pratiche. Caratteristica del pellegrinaggio è una nenia tipica, il cui testo è una versione vernacolare della preghiera dell’Ave Maria.
Intorno alle ore 15 la fiumana arborea giunge in Manduria. Qui si rinnova la tradizione della stipula di un contratto sottoscritto dal sindaco, dal suo segretario, dal parroco della chiesa Madre di Manduria e dal parroco del Santuario di san Pietro, al fine di custodire dignitosamente il quadro dell’Apostolo nella chiesa Madre manduriana. Quindi, accolta nel corteo anche la statua dell’Immacolata, il clero prende in consegna il Quadro e lo porta a spalla in processione fino alla piazza centrale della città per ascoltare le parole del Vescovo.
Finalmente il corteo si dirige verso la chiesa collegiata dove il santo patrono, san Gregorio Magno, accoglie i pellegrini con le effigi di san Pietro e della Vergine.
In chiesa Madre, il Vescovo presiede la concelebrazione eucaristica e dal giorno seguente ciascuna delle sette parrocchie della Città si alterna per raggiungere in pellegrinaggio la Chiesa Madre, dove ha luogo la celebrazione eucaristica.
All’ottavo giorno dall’arrivo del quadro di san Pietro in città termina il tempo penitenziale del pellegrinaggio e per le vie di Manduria si snoda, con le tre immagini dei Santi, una processione, solenne e festosa, di ringraziamento per le grazie ricevute o non ancora esaudite. Le statue sono rivestite degli ori che sono loro propri (a differenza del pellegrinaggio precedente). Giunti alla rettoria dell’Immacolata, la statua della Vergine conclude il suo peregrinare mentre la statua di san Gregorio e il quadro di san Pietro tornano in chiesa Madre.
L’indomani mattina, dopo la celebrazione eucaristica, prende avvio l’ultima processione verso il santuario di Bevagna. Si conclude, così, l’intenso pellegrinaggio.
La forza evangelizzatrice del pellegrinaggio
L’impegno teso a purificare la nostra pratica da elementi superstiziosi ha sicuramente giovato alla sua forza evangelizzatrice.
Ci sono altri elementi che uniscono genuinamente il pellegrinaggio alla vita liturgica: il tempo quaresimale, le celebrazioni eucaristiche prima e dopo le processioni, le celebrazioni di liturgie penitenziali che fanno da cornice, il settenario celebrato dalle parrocchie. Ci troviamo, quindi, in sintonia con il Catechismo che ricorda che «queste espressioni sono un prolungamento della vita liturgica della Chiesa».
Alla dimensione sociale è legata anche una forma di testimonianza e di missione che noi ritroviamo già nel modo vivace di partecipare alla processione tramite la costruzione degli altarini devozionali. Alcune famiglie o gruppi di amici, radunati tra loro, li progettano e realizzano, cercando la collaborazione di conoscenti, anche se meno vicini al mondo della religione. Con le parole di papa Francesco, quindi, diciamo che essere pellegrini significa essere missionari perché «il camminare insieme verso i santuari e il partecipare ad altre manifestazioni della pietà popolare, portando con sé anche i figli o invitando altre persone, è in sé stesso un atto di evangelizzazione».
Conclusione
Viene unanimemente riconosciuto il legame tra il pellegrinaggio e il territorio, le radici contadine, la storia e l’economia locale.
Si coglie facilmente la dimensione sociale del rito, la quale è posta in luce particolarmente dalla numerosa partecipazione dei fedeli e dal loro coinvolgimento contagioso.
Concludiamo con una citazione patristica che sintetizza in maniera squisita quanto abbiamo esposto. Lasciamo, quindi, la parola alla riflessione del papa Gregorio Magno che, in una sua lettera, circa l’evangelizzazione dei popoli scrive: «Il giorno della festa dei santi martiri, far erigere dai fedeli delle capanne di fronde e organizzare delle agapi. Permettendo loro certe gioie esteriori saranno più facilmente raggiungibili per loro anche quelle interiori».
E allora: viva, viva san Pietro!
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link