Trentamila volontari in piazza san Pietro per il Giubileo del mondo del volontariato – Agenzia Romano Siciliani
Piazza San Pietro si veste dei colori fosforescenti delle divise di 30mila volontari, in questa domenica in cui si celebra il Giubileo del mondo del volontariato. E a loro giunge, anche se mediata dalla lettura del cardinale Michael Czerny, la voce del Papa tramite la sua omelia durante la Messa. «Vi ringrazio molto, carissimi, perché sull’esempio di Gesù – scrive il Pontefice – voi servite il prossimo senza servirvi del prossimo». Mentre il diavolo vuole farci credere che «il mondo è in mano presenze malvagie», ricorda in pratica il Pontefice, il mondo del volontariato lo smentisce. «Per strada e tra le case, accanto ai malati, ai sofferenti, ai carcerati, coi giovani e con gli anziani, la vostra dedizione infonde speranza a tutta la società. Nei deserti della povertà e della solitudine, tanti piccoli gesti di servizio gratuito fanno fiorire germogli di umanità nuova: quel giardino che Dio ha sognato e continua a sognare per tutti noi». La presenza spirituale del Papa è stata testimoniata anche dall’esposizione sulla Loggia centrale della Basilica dello stemma papale. Questo è il terzo grande evento giubilare senza la partecipazione fisica del Pontefice, dopo quello degli artisti e dei diaconi. La Messa è presieduta dal cardinale prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.

Monsignor Franco Agostinelli, assistente nazionale delle Misericordie, prega per il Papa insieme con i volontari delle Misericordie – Agenzia Romano Siciliani
Sale dalla piazza anche un applauso e la preghiera per la salute del Papa. Così come ieri, sabato 8 marzo, rappresentanti delle Misericordie si erano recato al Gemelli per recitare il Rosario sotto le finestre del Pontefice, guidati dall’assistente nazionale, il vescovo Franco Agostinelli. Mentre i volontari ascoltano la riflessione di Francesco sul brano delle tentazioni di Gesù, proclamato al momento del Vangelo, in questa prima Domenica di Quaresima. Il Papa ricorda che anche noi veniamo tentati, ma che «il Signore ci è vicino e si prende cura di noi soprattutto nel luogo della prova e del sospetto, cioè quando alza la voce il tentatore». Il diavolo, infatti, «è colui che separa, il divisore, mentre Gesù è colui che unisce Dio e uomo, il mediatore». E allora, fa notare il Papa, «occorre scegliere a chi dare retta tra due voci del tutto contrarie». Mentre Gesù di fronte alle tentazioni decide in che modo essere figlio, il tentatore vuole convincerci che non abbiamo un padre e che Dio ci ha abbandonati.
«Ecco cosa decide il Signore – scrive il Papa -. Questo legame unico ed esclusivo con Dio, del quale è l’Unigenito Figlio, diventa una relazione che coinvolge tutti, senza escludere nessuno. La relazione col Padre è il dono che Gesù condivide nel mondo per la nostra salvezza, non un tesoro geloso da vantare per ottenere successo e attrarre seguaci». Al contrario «Il diavolo sibila alle nostre orecchie che Dio non è davvero nostro Padre; che in realtà ci ha abbandonati. Satana – spiega il Papa nell’omelia – mira a convincerci che per gli affamati non c’è pane, tanto meno dalle pietre, né gli angeli ci soccorrono nelle disgrazie. Semmai, il mondo sta in mano a potenze malvagie, che schiacciano i popoli con l’arroganza dei loro calcoli e la violenza della guerra». Ma «proprio mentre il demonio vorrebbe far credere che il Signore è lontano da noi, portandoci alla disperazione, Dio viene ancora più vicino a noi, dando la sua vita per la redenzione del mondo».
Di qui viene anche la nostra speranza. Anche se a differenza di Gesù che non cade, noi talvolta cadiamo nelle tentazioni. «Siamo tutti peccatori – ricorda Francesco -. La sconfitta, però, non è definitiva, perché Dio ci solleva da ogni caduta con il suo perdono, infinitamente grande nell’amore. La nostra prova non finisce dunque con un fallimento, perché in Cristo veniamo redenti dal male. Attraversando con Lui il deserto, percorriamo una via dove non ne era tracciata alcuna: Gesù stesso apre per noi questa strada nuova, di liberazione e di riscatto. Seguendo con fede il Signore, da vagabondi diventiamo pellegrini». E così possiamo cominciare la Quaresima.
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