LA MANIFESTAZIONE DEL 15 MARZO INDETTA DA MICHELE SERRA: NOI NON CI SAREMO | Prima Pagina

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Non ho motivi per non credere che Michele Serra, promotore della manifestazione del 15 marzo prossimo, con le sole bandiere dell’Europa, sia in buona fede. Ha più o meno la mia età, un paio di anni in più, è stato anche lui iscritto al Pci, ha scritto per l’Unità. E’ una delle “penne” taglienti della sinistra. Dai primi corsivi su l’Unità e sull’inserto satirico Tango, poi su Cuore è sempre stato nell’ala critica. Mai però guerrafondaia o incline a giustificare la violenza. Agli inizi degli anni ’90 quando nacque primapagina Serra vagheggiava una sinistra antagonista che sapesse unire il rigore del Pci che si stava sciogliendo alle sensibilità radicali, libertarie, ecologiste…  Esattamente come noi. Più recentemente anche sulle guerre in corso in Ucraina e in medio Oriente ha preso posizioni se non proprio controcorrente, quantomeno dubitative su quello che stava succedendo. Con il passare del tempo tutti si diventa un po’ più moderati. Serra è un buonista, una penna spesso sarcastica, ma non barricadera.  Scrive su Repubblica che come giornale ha appoggiato e diffuso a piene mani la propaganda bellicista a senso unico della Nato e della UE. Ma non può a 71 anni essere diventato un pasdaran della linea armiamoci e partite della Von del Leyen. Non ce lo vedo, via.

Credo che saranno tanti quelli che il 15 marzo andranno in piazza a Roma per l’Europa seguendo l’appello di Michele Serra, in buona fede, sperando di lanciare un messaggio di unità e di coesione, non di guerra. Tanti e armati solo di buone intenzioni. O di speranze.

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Va in questa direzione, per esempio, l’annuncio dell’adesione-partecipazione della Cgil, ma “anche con le bandiere della pace” e non solo con quelle dell’Europa. Cosa che lo stesso Michele  Serra non aveva previsto. Prima di Landini, a dire di portare in piazza le bandiere della pace è stata la giovane sindaca di Perugia, Vittoria Ferdinandi, la quale ha annunciato la sua adesione, ma facendo riferimento alla tradizione pacifista dell’Umbria, alla Tavola della Pace di Assisi e alla bandiera arcobaleno inventata da Aldo Capitini alla Perugia-Assisi del 1961… 

Insomma credo che sarebbe un errore fare di tutta l’erba un fascio e iscrivere TUTTI coloro che saranno in piazza a Roma al partito delle armi e della Von der Leyen.

Resta però il fatto che le bandiere dell’Europa di cui parla anche Michele Serra, oggi sono le bandiere dell’Unione guidata da Ursula Von der Leyen e da Macron e da tutti coloro che hanno dato l’ok al piano re-arm Europe: 800 miliardi di euro da spendere in armamenti ti e sistemi di difesa miliare. Non dell’Europa Unita che non esiste, ma dei singoli paesi. Il piano non è la costruzione di un esercito comune europeo, ma il semplice riarmo dei singoli paesi membri. E se la baronessa Ursula dice che servono come deterrenza per fermare la minaccia russa e per preparare l’Europa ad un eventuale conflitto, dice una cosa non vera. Perché così non è. E nel quadro attuale, con un riarmo paese per paese, nessuno può escludere che quelle armi possano essere usate non solo contro una minaccia o un “nemico esterno”, ma da uno stato europeo contro un altro. In Europa c’è la moneta unica, l’Euro, c’è la libera circolazione delle merci e delle persone senza necessità del passaporto, ma non esistono gli Stati Uniti d’Europa, non c’è una autorità federale unica per tutti, non esiste un esercito comune sotto un unico comando.

Insomma l’Europa con il piano re-arm della Von der Leyen ha deciso di comprare la frusta, prima del cavallo e della stalla. Peraltro senza un voto del parlamento europeo,  anzi dei parlamenti degli stati membri. Una decisione verticistica presa da un manipolo di capi di stato e di governo in preda al delirio di mostrare i muscoli, solo per far vedere che esistono.

Insomma io non demonizzo chi andrà alla manifestazione indetta da Serra. Ma penso che quella manifestazione così come è stata proposta sia un errore. Clamoroso. Perché l’unica Europa che oggi esiste è quella della Von der Leyen, di Macron, di Merz, di Giorgia Meloni di Kaya Kallas e dei vari Orban, Fico e compagnia. E’ l’Europa di 27 paesi per nulla allineati e compatti. L’Europa dei popoli, dell’Erasmus per gli sudenti, c’è nelle menti di tante persone, ma non conta niente. Penso che i tanti in buona fede che ci andranno, faranno il gioco di chi vuole il piano re-arm Europe, di chi dice di lavorare per la pace preparando la guerra. Preparandosi alla guerra.

Ma il problema è anche un altro: a cosa servirà un riarmo basato su carriarmati, aerei e sistemi di difesa satellitare, contro un nemico (ammesso che lo sia) che ha 6.000 testate nucleari? E i soldi destinati al re-arm, verranno chiaramente, sottratti ad altre voci: sanità, trasporti, cultura, previdenza, transizione energetica… Un passo all’indietro di 50 anni almeno, ai tempi della guerra fredda più feroce, quando si pensava che l’equilibrio di pace potesse reggersi solo sulla deterrenza militare, cioè sull’equivalenza delle forze in campo. Tra un campo e l’altro. L’Occidente e l’Unione Sovietica. Oggi l’Unione Sovietica non c’è più, da più di 30 anni. La Russia di Putin è altra cosa e non a caso è sempre piaciuta più a certi esponenti della destra internazionale che a quelli della sinistra. La Russia di Putin ha invaso l’Ucraina, è vero e da tre anni la sta bombardando. E questo si può definire un atto di guerra imperialista. Ma è stata la Russia ad allargarsi e a minacciare i confini dei Paesi facenti parte della Nato o la Nato ad allargarsi fino a lambire i confini della Russia inglobando gran parte di quelli che erano e dovevano rimanere “stati cuscinetto” sulla base di trattati e accordi internazionali?

Chi ha rotto di fatto gli equilibri sul confine orientale dell’Europa stabiliti dopo la seconda guerra mondiale e più tardi, nei primi ani ’90, dopo la caduta dell’Impero sovietico e del muro di Berlino?  Putin non è certo uno stinco di santo, è un autocrate senza scrupoli, ma quand’è che avrebbe minacciato di voler conquistare tutta l’Europa fino a Lisbona, dopo l’Ucraina? La Russia di Putin, che ha fatto e sta facendo fatica a battere la resistenza ucraina, potrebbe mai invadere l’Europa senza l’uso dell’arma nucleare? No. Lo dicono i generali della Nato.

Ma la corsa al riarmo dei paesi europei alza il livello dello scontro e scatena pulsioni nazionaliste, sovraniste, interventiste. Sembra di essere tornati al clima del 1914, quando molti intellettuali, giornalisti, scrittori, molti si schierarono più o meno in buona fede a favore della guerra. E con loro anche cattolici e non pochi socialisti, pacifisti per definizione, che invece subirono il fascino della guerra come lavacro di sangue per porre fine agli imperi centrali… Uno dei socialisti, direttore di giornale, che fu tra i più accesi interventisti si chiamava Benito Mussolini. Il seguito della storia lo conosciamo tutti e tutti sappiamo come andò nel ’39-40 e poi nel ’45.

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Oggi ad aizzare le piazze con l’elmetto in testa c’è per esempio tale Calenda che al grido “armiamoci e partite” spera di salire dal 2% al 3 e mezzo. Di più è difficile. Elly Schlein dice che il Piano Re-Arm della Von der Leyen non va bene, ma non dice no a spendere miliardi di euro per la difesa militare e nel Pd c’è anche chi come Gentiloni e Pina Picierno che invece stanno senza se e senza ma con Ursula e i suoi accoliti anche loro già con l’elmetto in testa.

Ha ragione l’Arci (una delle organizzazioni culturali più rilevanti n Italia) a dire che dopo la manifestazione del 15 marzo, ne servirà subito un altra per dire No alle armi, basta con le armi. Per dire che se vogliamo la pace si deve preparare la pace e non la guerra. Per dire che l’Europa che vogliamo non ha nemici da combattere militarmente. Per ribadire che l’Italia ripudia la guerra, come recita l’art.11 della Costituzione.

Io, personalmente, il 15 marzo alla manifestazione indetta da Michele Serra non ci andrò. Ad una con queste parole d’ordine invece parteciperei volentieri. E questa è una proposta che sale anche da altri ambienti, oltre l’Arci. Dentro l’Anpi, per esempio, dentro la Cgil, in molte associazioni civiche e ambientaliste, in molti organi di informazione nazionali e locali.

Intanto mentre noi discutiamo di questo, e mentre il presidente francese Macron offre la possibilità di mettere a disposizione dell’Europa le difese nucleari della Francia, in questi giorni gli Stati Uniti, che dicono con Trump, Vance e Rubio di volersi disimpegnare dallo scacchiere europeo, hanno inviato circa 100 testate nuclari americane del tipo B61-12 a cinque Paesi Nato: Italia, Germania, Belgio, Olanda e Turchia. Alla faccia del disimpegno.

In Italia saranno dislocate nella basi di Aviano (Pordenone) e Ghedi (Brescia): dalle 20 alle 30 testate ad Aviano e dalle 10 alle 15 a Ghedi. Alla Conferenza degli Stati Parti del Trattato sulla Proibizione delle armi nucleari, tenutasi nel 2024, il governo italiano non si è neppure presentato e quel trattato l’Italia non lo ha firmato, come hanno fatto invece 98 stati su 197. L’Italia non dispone di testate nucleari proprie. Ma ospita quelle americane, questo ne fa un “obiettivo sensibile” in caso di conflitto. Gli attuali leaders Usa ci dicono che in Ucraina in questi tre anni si è combattuta una guerra per procura voluta da loro (gli Usa) – lo ha detto il segretario di stato Marco Rubio presentandosi davanti alle telecamere il mercoledì delle Ceneri, con una croce sulla fronte come segno di pentimento – smontando in 10 secondi tutta la narrazione che il mainstream mediatico, i governi occidentali e anche molti partiti di opposizione ci hanno propinato. Adesso c’è una sola strada percorribile, per evitare una rovinosa discesa verso il baratro: alzare il volume e far sentire la voce dalla gente, mandare a casa i politici guerrafondai. Metterli in clamorosa minoranza, isolarli paese per paese, come si fa con i portatori di un virus pericoloso. Mischiare le carte, e mettere insieme pacifisti e interventisti, bandiere arcobaleno e bandiere dell’Europa delle elite e degli armigeri serve a poco. Per questo, solo per questo, io non ci sarò. E anche come primapagina – per dirla con Guccini – “noi non ci saremo”.

m.l.

Nelle foto: in alto Michele Serra durante una trasmissione Tv su La7. Sotto: la sindaca d Perugia Vittoria Ferdinandi

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