LA SINISTRA, VEDOVA DEL COMUNISMO, HA TRASFORMATO L’EUROPEISMO IN RELIGIONE SOSTITUENDO MOSCA CON BRUXELLES. DIVENTANDO BELLICISTA PER ANDARE CONTRO LA PACE DI TRUMP E RISCRIVENDO IL SUO PASSATO

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L’ateismo, come la fede, è una scelta esistenziale dell’individuo. Invece con Marx divenne un pilastro filosofico dei partiti comunisti. Ma, come diceva Gilbert K. Chesterton, da quando gli uomini non credono più in Dio, non è che non credono in nulla: credono a tutto.

Infatti i comunisti avevano una fede cieca e assoluta nella loro ideologia. Prima professarono dogmaticamente la “religione” comunista: l’Unione sovietica era la salvezza. Vedevano nei Paesi dell’est il paradiso in terra, incuranti di ogni tragica smentita. E il capitalismo occidentale era il Male, il diavolo.

Crollati miseramente i regimi marxisti, sotto il peso dei loro fallimenti e dei loro orrori, i compagni dirottarono la loro fede su altre ideologie. Da allora la sinistra e in particolare i post-comunisti tendono a considerare tutte le cause che sposano come dogmi indiscutibili: lo hanno fatto, di recente, con l’ecologismo, trasformando il riscaldamento globale in un’emergenza metafisica che non si può valutare criticamente e che giustifica qualsiasi sacrificio “per la salvezza”.

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Lo fanno con l’eterno spauracchio fascismo/antifascismo. E soprattutto hanno portato la devozione assoluta da Mosca a Bruxelles e hanno cambiato il nome della loro religione: dal comunismo all’europeismo.

Trasformando in religione il loro europeismo, vedono come entità malefica(stavolta) quello che chiamano “sovranismo”. Infatti inorridiscono come se fosse il demonio quando sentono parlare di sovranità nazionale (sebbene sia celebrata dalla nostra Costituzione al suo primo articolo), di patriottismo e di difesa dell’interessa nazionale.

Il loro europeismo è un dogma indiscutibile – come il comunismo di un tempo – e non importa che i fatti suggeriscano una distanza critica da una tecnocrazia che ha poco di democratico. Non importa che la realtà inviti a un approccio più laico, disincantato e realista (perché ciò che va sotto il nome di Europa è spesso l’interesse di Germania e Francia). Per loro “l’Europa” (nome con cui designano l’Unione europea che non è l’Europa) è il Bene e chi avanza critiche a Bruxelles è il Male.

Naturalmente per giustificare questa nuova fede devono cancellare quella vecchia (facendo dimenticare di essere stati comunisti) e devono riscrivere la storia dando ad intendere di essere sempre stati europeisti.

Infatti Michele Serra, che ha lanciato l’idea della manifestazione europeista del 15 marzo (Serra cominciò a lavorare all’Unità, organo del Partito Comunista Italiano, nel 1975), scrive, su Repubblica del 5 febbraio, che l’Unione europea è sostanzialmente progressista essendo nata contro il fascismo (è “un’entità politica nata dalla sconfitta del nazifascismo”).

Non si sa quali libri di storia Serra abbia letto. In realtà l’Ue è nata dalla sconfitta del comunismo, infatti fu fondata nel 1992 grazie al crollo del Muro di Berlino e dei comunismi dell’Est europeo.

Ma forse – si obietterà – Serra intendeva parlare della Comunità economica europea? No, quella nacque dal Trattato di Roma del 1957 (quando del fascismo non c’era più traccia) e precisamente in funzione anticomunista.

Non lo dico io. Serra può informarsi. Glielo aveva scritto – e proprio sul suo stesso giornale, Repubblica – Lucio Caracciolo, il 3 marzo: “Nata all’ombra della Nato quale braccio economico del sistema euroatlantico promosso dagli Stati Uniti”.

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Erano gli anni della guerra fredda e la Cee doveva unire l’Europa occidentale contro i regimi comunisti dell’Est europeo. Insieme alla Nato: l’una sul piano economico, l’altra sul piano militare. Due facce della stessa medaglia.

Del resto è proprio per questo che il Pci aveva sempre avversato l’europeismo. Nel libro di Luca Cangemi, “Il Pci contro l’europeismo”, si trovano “perle” come questa di Togliatti del 1952: “Tutte queste chiacchiere sull’unità dell’Europa, sul ‘federalismo europeo’, dobbiamo dunque saperle smascherare a dovere, mostrare a tutti che si tratta di un ciarpame vergognoso, col quale si copre la rinascita del militarismo tedesco e del militarismo italiano e la costituzione di un blocco di forze aggressive al servizio dell’imperialismo americano”.

Il Pci si è sempre opposto alla Cee. Poi, quando da camaleonte cominciò a camuffarsi con un aspetto più occidentale, candidò Altiero Spinelli come indipendente (prima alle elezioni nel 1976 e poi a quelle 1979). Ma il Pci si schierò lo stesso contro lo Sme e contro il dislocamento degli euromissili (col dissenso di Spinelli).

La svolta avvenne solo nel 1992 (quando non c’era più il comunismo dell’Est e non c’era più il Pci). Infatti il Pds – nuovo nome del Pci – votò la ratifica al Trattato di Maastricht che dava vita all’Unione europea, perché così, come scrive Sergio Giraldo nel libro “L’Impero minore”, “diventava finalmente possibile per gli ex comunisti accedere alle tanto ambite stanze del potere”.

L’altro spezzone del Pci, Rifondazione comunista, votò contro perché era evidente che la Ue rappresentava la liquidazione dello stato sociale.

La Ue significava anche – con la riunificazione della Germania – la nascita dell’impero tedesco, camuffato da “Europa”. Ma per chi era abituato al “vincolo esterno” si trattò solo di passare dalla sudditanza moscovita a quella di Bruxelles.

Trasformando la loro nuova fede europeista in una religione la Sinistra ha abbracciato fideisticamente tutti i dogmi della UE, nonostante gli evidenti disastri che provocavano (dai famosi parametri di Maastricht al recente Green Deal).

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Oggi la sinistra abbraccia l’idea di Serra di organizzare, per il 15 marzo, una manifestazione contro gli Usa di Trump contrapposti alla Ue della Von der Leyen. Invece di sostenere il presidente americano che vuole fare la pace in Ucraina, applaudono la Von der Leyen che in tre anni non ha fatto nulla per la pace e che ora ha lanciato un colossale piano di riarmo (ha scandalizzato pure la Santa Sede).

Non è una ristrutturazione dei fondi per la Difesa in ambito Nato, in dialogo con Trump, ma un riarmo varato con toni bellicisti in polemica con Trump. Una clamorosa contraddizione per una sinistra che si dice pacifista e per quei cattolici che aderiscono alla manifestazione come la Comunità di S. Egidio o don Luigi Ciotti.

Ieri Repubblica spiegava che “l’idea di Serra nasce dallo shock provocato da Trump”. Non dallo scandalo di una guerra che da tre anni massacra migliaia di persone, ma dallo “shock” provocato da chi vuole mettere fine a quella guerra. Alla fine sono tornati al rosso antico: l’anti-americanismo.

Antonio Socci

Da “Libero”. 9 marzo 2025



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