«Mamma mi ha detto superami. Voglio diventare un avvocato. Mio padre? In campo è solo il mio allenatore»

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Il giorno dopo il trionfo europeo nel lungo, Larissa Iapichino riceve la medaglia e si emoziona sul gradino più alto del podio, cantando l’Inno di Mameli. Poi, abbracciata al papà Gianni («Al campo siamo allenatore e atleta, a casa babbo e figliola. I margini di crescita sono ancora ampi, nei sogni proibiti ho una misura in testa, ma per scaramanzia non la dico. La prima volta che supererà i sette metri farà il botto»), passa in rassegna telecamere e smartphone, microfoni e taccuini.

Larissa, come ha celebrato l’oro che le batte sul petto?
«Qui in Olanda i ristoranti chiudono alle nove e mezza, non c’è stato il tempo di far nulla sabato. Ma stasera (ieri, ndr) all’aeroporto di Amsterdam prima di volare a Firenze mangerò la cosa più unta che ci sia».

Quanto l’aveva desiderato il metallo pesante?
«Tanto. Ad Apeldoorn è venuta fuori una nuova Larissa che è riuscita a non auto sabotarsi, a stare dentro la gara, a credere di poter arrivare fino in fondo. Sono entrata nella modalità animalesca e volevo a tutti i costi fare il salto migliore della giornata».

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Come è riuscita a mettere da parte i cattivi pensieri?
«Parlando tanto con me stessa».

Perché ha accantonato la nuova rincorsa?
«Avevo cominciato con la partenza da fermo, ho fatto due gare e poi ci siam detti che agli Europei sarebbe stato meglio tornare al preavvio, considerandolo più efficiente».

Qual è stata l’immagine più bello del suo sabato sera?
«L’Italia che vince due ori e due bronzi con sette finalisti nei salti. I concorsi contano e in questo settore siamo protagonisti in Europa».

Si sente proiettata in una nuova dimensione?
«No, è sempre la stessa. Quando sei tra le migliori otto al mondo la dimensione non cambia, solo il posto in cima è uno, ma tutte lavoriamo per arrivare lassù».

Vincendo una medaglia già conquistata in passato da sua madre, pensa di aver esaurito il costante confronto col passato?
«In realtà io e mamma la viviamo come uno scherzo. Dice sempre che è ora che io faccia meglio di lei. Crede nel progresso dell’atletica, non è gelosa, finché i record rimangono in casa va bene».

C’è un collega della Nazionale col quale è particolarmente legata?
«Mattia Furlani è molto affine a me, perché siamo esplosi entrambi da piccolini. Mi piace parlare con i compagni nuovi o quelli ritrovati dalle giovanili, come Pieroni e Simonelli. Qui ho conosciuto Sioli, davvero un ragazzo lucido che ha in serbo tantissimo. Siamo un bel gruppo e finalmente non sono la più piccola, ma ho tanti coetane».

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Come proseguono i suoi studi in Giurisprudenza?
«Molto bene, la media è alta e non rifiuto alcun voto, voglio laurearmi prima possibile. È tosta anche se lo faccio con passione. Il 20 febbraio ho concluso la sessione invernale di esami, farò quella estiva, poi perderò l’autunnale perché sarò in Giappone. Ho superato la prima parte di Diritto Commerciale, che mi ha portato via l’anima».

Cosa le piacerebbe fare da grande?
«O l’avvocato, una sfera professionale che mi affascina, o un lavoro nella tutela dei diritti delle persone, o magari dei diritti degli sportivi. Viviamo in un momento storico in cui il diritto costituzionale deve essere innovato, perché intelligenza artificiale e nuove tecnologie aprono fronti in passato inesplorati».

La moda ha ancora uno spazio nelle sue giornate?
«Nì, solo quando capita. Al di fuori dell’atletica sono concentrata sui libri e sulla vita privata. Nella moda non lavorerò mai, perché vorrò sfruttare la laurea, per applicare il sudore che sto versando».

Nel tempo libero cosa le piacerebbe fare con suo papà?
«Tornare a giocare a golf. Lui è stato il mio maestro e oggi è un professionista».

Farà i Mondiali indoor?
«No, per un discorso di programmazione. La trasferta in Cina sarebbe stata un ostacolo».

Qual è il piano per i prossimi mesi?
«Una settimana di riposo per staccare, poi via alla preparazione per le gare all’aperto. Esordio il 31 maggio a Palermo, quindi Diamond League a Stoccolma, sperando che non piova, Coppa Europa a Madrid, forse Eugene il 5 luglio. Un nuovo break per gli allenamenti, poi Assoluti a inizio agosto, meeting in Slesia a Ferragosto, possibilmente la finale della Diamond League e infine Mondiali di Tokyo». Sei mesi scanditi in sedici secondi. Una mente brillante prestata all’atletica.

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