Nucleare, Eni “sfida” Enel: l’energia delle stelle contro i mini reattori



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Eni ed Enel sono tra i protagonisti del tentativo di rilancio del nucleare in Italia. Ma i due gruppi di Stato hanno preso strade differenti. Eni guarda alla “fusione”. E ha annunciato una collaborazione per la costruzione dell’impianto più avanzato al mondo per la gestione del ciclo del trizio, combustibile chiave. Enel guarda alla “fissione”, con i nuovi mini reattori destinati a impianti industriali.

Per essere molto sintetici, si potrebbe dire che Eni guarda al futuro, a una tecnologia ancora in fase sperimentale. Con la fusione, si vuole riprodurre l’energia delle stelle. Enel, invece, rimane ancorata alla fissione. E’ la tecnologia alla base degli impianti nucleari costruiti in Europa, così come nel resto del mondo, a partire dagli anni ’50 fino ad oggi.

Nucleare, nessun prototipo sarà pronto prima del 2030

Sia Eni che Enel sono ancora lontani da una applicazione su ampia scala. Anzi, nessuna delle start up e dei consorzi al lavoro è vicina a un prototipo che possa portare a un modello industriale che possa avere larga diffusione. E nessuno degli addetti ai lavori si attende novità prima del 2030.  

Sulla tecnologia degli small modular reactor punta il governo Meloni, attorno ai quali ha costruito il recente decreto che dovrebbe riportare il nucleare in Italia. E ha schierato la sue controllate – Enel e Ansaldo Energia – perché siano delle partita non appena avrà dato il via all’Agenzia per il nucleare, individuato il deposito per le scorie e approvato un quadro giuridico specifico.

Il “design” di un mini reattore nucleare

Eni guarda alla tecnologia che vuole riprodurre “l’energia delle stelle”, Enel agli small modular reactor

L’obiettivo dell’esecutivo è installare una decina di reattori, con potenza più limitata rispetto alle gradi centrali al momento in funzione in buona parte d’Europa (l’atomo copre oltre il 20% della domanda di energia nell’Unione Europea). Nelle intenzioni del governo serviranno ad accompagnare lo sviluppo delle rinnovabili. Garantendo una base di produzione di energia per compensare l’intermittenza di eolico e fotovoltaico. Ma anche abbassare il costo delle bollette.

Ma è percorso denso di incognite, dalle possibili opposizioni a livello locale al tema dei finanziamenti. Al momento si parla di possibili joint venture pubblico-privato. Ma il sospetto è che il primo debba stanziare incentivi per consentire ai secondi di gestire gli impianti senza rimetterci. In ogni caso, di nuovo – tecnologicamente – nei mini reattori c’è poco, se non le dimensioni e la possibilità che possano essere costruiti a blocchi ricomponibili dove servono.

Ben diversa la strada scelta da Eni che possiede il 19% di Cfs (Commonwealth Fusion system), una start up nata presso il Mit di Boston e che lavora per lo sviluppo industriale della fusione a confinamento magnetico. E che permetterebbe di generare grandi quantità di energia a zero emissioni in modo sicuro e virtualmente illimitato.

Bankitalia ha ricordato al governo che l’Italia è indietro nello sviluppo delle rinnovabili e potrebbe non centrare gli obiettivi al 2030

E come? Replicando il processo che alimenta il Sole: due isotopi di idrogeno, deuterio e trizio, si fondono sotto intense condizioni di calore e pressione per formare un atomo di elio, rilasciando grandi quantità di energia a zero emissioni. Da qui l’accordo con l’Autorità nucleare della Gran Bretagna per il recupero e riutilizzo del trizio. Avrà un ruolo fondamentale nell’approvvigionamento e generazione del combustibile nelle centrali elettriche a fusione.

Secondo i critici più severi, Eni ed Enel guardano al nucleare non deve essere un modo per non affrontare il problema dell’Italia: essere in ritardo nello sviluppo degli impianti rinnovabili e dei sistemi di accumulo. Come ha appena ricordato un dettagliato report di Bankitalia. Nonché diminuire le importazioni di gas naturale, una dipendenza cha porta famiglie e imprese a pagare la bolletta elettrica più alta d’Europa.

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