Accordo HTS-SDF. Al-Jolani prende fiato

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Nel momento in cui Hayat Tahrir al-Sham vede fortemente indebolita la propria immagine “pluralista” e “stabilizzatrice” della Siria a causa dei misfatti delle aree della costa – dove le milizie ex-qaediste stanno palesando evidenti velleità genocide nei confronti soprattutto degli Alawiti, ma anche dei cristiani – ecco che arriva una “ciambella di salvataggio” politica importante per Al-Jolani: quest’ultimo, infatti, ha firmato, unitamente al capo militare delle Forze Democratiche Siriane Mazloum Abdi, un accordo generale sul futuro della Siria.

Ecco il testo dell’accordo, mediato dagli USA e da altre forze curde, pubblicato dall’agenzia ANF news (https://anfenglishmobile.com/rojava-syria/mazloum-abdi-and-ahmed-al-sharaa-sign-agreement-78335):

1- Garantire i diritti di tutti i siriani alla rappresentanza e alla partecipazione al processo politico e a tutte le istituzioni statali in base alla competenza, indipendentemente dal loro background religioso ed etnico.

2- La comunità curda è una comunità indigena nello stato siriano e lo stato siriano garantisce il suo diritto alla cittadinanza e tutti i suoi diritti costituzionali.

3- Un cessate il fuoco su tutti i territori siriani

4- Integrare tutte le istituzioni civili e militari nella Siria nord-orientale nell’amministrazione dello stato siriano, compresi i valichi di frontiera, l’aeroporto e i giacimenti di petrolio e gas.

5- Garantire il ritorno di tutti i siriani sfollati nelle loro città e nei loro villaggi e garantire la loro protezione dallo stato siriano.

6- Sostenere lo stato siriano nella sua lotta contro i resti di Assad e tutte le minacce alla sua sicurezza e unità.

7- Rifiutare le richieste di divisione, i discorsi d’odio e i tentativi di diffondere discordia tra tutte le componenti della società siriana.

8- I comitati esecutivi stanno lavorando e si stanno impegnando per attuare l’accordo entro la fine dell’anno.

Come si vede, il testo, oltre a comprendere dichiarazioni di principio “pluraliste”, che Al-Jolani ripete a vuoto dall’8 dicembre scorso, non contiene nessun elemento di dettaglio e lascia inevase le questioni principali alla base delle controversie fra Amministrazione Autonoma del Nord-Est e Damasco, come l’ordinamento federale o centralizzato del nuovo assetto statuale della Siria, nonché le modalità di scioglimento delle Forze Democratiche Siriane all’interno dell’esercito centrale, ovvero come un corpo d’armata autonomo o sparpagliandosi all’interno degli altri corpi.

L’unico punto veramente chiaro è il numero 6, ovvero la cooperazione contro “i resti di Assad”, cioè contro la “Resistenza Nazionale Siriana”, la “Brigata Scudo della Costa”, il “Consiglio Militare per la Liberazione della Siria”, le varie sigle che stanno dando vita alla Resistenza anti HTS sulla costa e hanno effettuato azioni anche contro l’occupazione sionista.

Tali forze, effettivamente capeggiate da esponenti del disciolto esercito baathista, hanno dato nei giorni scorsi filo da torcere, come mai accaduto dall’8 dicembre scorso ad oggi, ad HTS, risvegliandone anche gli istinti settari più beceri e genocidi.

Sicuramente, tale accordo, anche grazie alla sua vaghezza, potrebbe costituire un modello da utilizzare anche nei confronti di altre regioni riluttanti a centralizzare le proprie strutture con Damasco, ovvero quelle del sud, rilanciando l’immagine pluralista delle nuove autorità.

Fonti delle Forze Democratiche Siriane rivendicano che presto verrà consentito il ritorno a casa degli abitanti curdi di Afrin, sfollati dal 2018, e che prossimamente comincerà un’azione militare congiunta HTS-SDF contro le cellule dell’Isis. Immagini di festeggiamenti si segnalano in diverse province del paese.

Reazioni positive sono già giunte da Qatar, Arabia Saudita, Giordania e Unione Patriottica del Kurdistan (PUK). Presto ne arriveranno altre.

Da capire se e quanto quest’accordo placherà la Turchia e le sue velleità di porre fine all’Amministrazione del nord-est, per dare vita ad una Siria centralizzata sotto il tallone delle milizie salafite.

Di sicuro, occorre dirlo, si tratta di una manna dal cielo per le nuove autorità di Damasco, che stavano subendo una pressione internazionale senza precedenti a causa delle atrocità commesse nei confronti delle minoranze da parte delle proprie milizie. USA e Russia, ad esempio, avevano chiesto una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

– © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO


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