Andrea Sempio e il test del Dna per l’omicidio di Chiara Poggi, gli accertamenti con la nuova tecnica per estrazione e analisi

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È una nuova consulenza, affidata a un tedesco esperto in genetica, che potrebbe riaprire il caso sul delitto di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007 a Garlasco e per cui omicidio è stato condannato a 16 anni in via definitiva l’allora fidanzato Alberto Stasi, che a breve finirà di scontare la sua pena nel carcere milanese di Bollate.

Proprio i risultati di questa nuova tecnica per estrarre ed analizzare il Dna potrebbe consentire di tornare a indagare (come già fatto nel 2016) su Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, raggiunto da un avviso di garanzia con l’accusa di omicidio in concorso con ignoti o lo stesso Stasi.

Andrea Sempio indagato per l’omicidio di Chiara Stasi: «Allibito e sconvolto»

Il test del Dna per Andrea Sempio

Sempio è stato convocato nella sede della scientifica dei carabinieri giovedì mattina  per l’esame salivare e il tampone per le verifiche del Dna e per compararlo con quello estratto dal materiale biologico individuato durante l’autopsia sul cadavere di Chiara.

Una consulenza disposta nei mesi scorsi dalla Procura di Pavia avrebbe confermato infatti che sotto le unghie di Chiara Poggi, in più punti, erano presenti tracce di Dna riconducibile ad Andrea Sempio, l’amico del fratello della 26enne uccisa nell’agosto 2007 a Garlasco (Pavia), riferiscono all’Ansa fonti vicine alle indagini.

A dare il via ai nuovi accertamenti è stata l’avvocato Giada Bocellari, legale di Alberto Stasi, che ha affidato a un laboratorio di genetica di fama internazionale, con sede all’estero, il compito di analizzare nuovamente i reperti biologici, i quali hanno dato esito positivo. Esito che avrebbe trovato riscontro anche nella consulenza della procura. 

Il processo

Nel 2014, durante il processo di appello-bis, la Corte dispose una perizia che riguardava anche tale materiale. Le attività, che avvennero nel contraddittorio tra le parti e quindi anche con i consulenti nominati sia dalla difesa di Alberto Stasi sia dal legali della famiglia Poggi, avevano stabilito che non si potevano trarre conclusioni in merito alla presenza di Dna riconducibile a persone identificabili.

Per queste ragioni, nel 2017, la Procura di Pavia chiese e ottenne l’archiviazione di una inchiesta a carico dell’amico del fratello di Chiara in quanto, avevano ribadito allora gli inquirenti, «il materiale genetico estratto dai reperti ungueali della vittima non è idoneo ad effettuare nessun confronto, poiché i risultati emersi dalle tre estrazioni di Dna nelle tre prove effettuate dal perito», nel corso del secondo processo d’appello a carico di Stasi, «sono divergenti ed incostanti, quindi del tutto inaffidabili». Ora la riapertura del caso da parte del pm Valentina De Stefano e dell’aggiunto Stefano Civardi, in seguito a una consulenza commissionata dalla difesa dell’ex studente bocconiano, in carcere a Bollate per scontare la condanna definitiva a 16 anni per l’omicidio della sua fidanzata.

L’indagine archiviata

Nel marzo del 2017 il gip di Pavia Fabio Lambertucci, archiviò l’inchiesta su Andrea Sempio, oggi 37 anni, accusato del delitto di via Pascoli. Il giudice per le indagini preliminari, accogliendo la richiesta del pm Mario Venditti, aveva respinto la richiesta della madre di Stasi di riaprire il caso per alcune dichiarazioni e circostanze «sospette», a dire della difesa del condannato, messe in atto dall’amico del fratello della vittima. Secondo gli allora legali di Stasi sulle unghie della vittima ci sarebbe stata una traccia genetica riconducibile a Sempio.

Il gip «evitando di interrogarsi sul rispetto dei principi di riservatezza» per reperire il Dna di Sempio – estratto da una bottiglietta d’acqua, una tazzina da caffè e un cucchiaino sottratti da un bar da un investigatore privato – concordava con il pubblico ministero nel considerare come «radicalmente priva di attendibilità la consulenza tecnica sul materiale genetico offerto oggi dalla difesa Stasi». Il pm ‘smontava’ le presunte incongruenze di Sempio relative al giorno dell’omicidio, così come l’ipotesi che lui – amico del fratello e che frequentava la villetta a due piani – si fosse invaghito di Chiara.

«In conclusione, se è (non condivisibile ma) umanamente comprensibile l’intento di fare di tutto per difendersi da una gravissima accusa, anche dopo l’esaurimento dei possibili gradi di giudizio ordinario, nel caso di specie – sottolineava il gip di Pavia – ci si deve tuttavia arrestare di fronte all’inconsistenza degli sforzi profusi dalla difesa di Stasi» per trovare un colpevole alternativo all’omicidio di Chiara Poggi. «Escluso – scrive il gip nelle dieci pagine del decreto di archiviazione – qualunque valore» della consulenza genetica realizzata dalla difesa, «non residuano elementi indiziari a carico di Sempio».

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