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Fratelli d’Italia, Lega Salvini e Forza Italia presentano Ilaria Goio, mentre l’ala autonomista si affida al “bocia” Andrea Demarchi. La sfida (durissima) con il sindaco di centro sinistra Franco Ianeselli è il ballottaggio.
Nella giornata dell’8 marzo, dove per un giorno si festeggiano le donne, il centro destra trentino monco dell’ala civica ed autonomista ha presentato il suo candidato donna alle elezioni comunali di Trento del 4 maggio, l’imprenditore nella ristorazione Ilaria Goio, fortissimamente sostenuto da Fratelli d’Italia ed in particolare dal vicepresidente della Provincia di Trento, Francesca Gerosa (il presidente della Provincia, il leghista Maurizio Fugatti non pervenuto).
Con la discesa in campo buon ultimo del candidato del centro destra “ortodosso” nazionale, si completa il panorama della sfida elettorale il cui obiettivo è frenare la corsa quasi in solitaria verso il successo al primo turno dell’attuale sindaco del centro sinistra, Franco Ianeselli, portandolo al ballottaggio, dove il centrodestra ortodosso potrebbe riunirsi con l’ala civica ed autonomista (formata da Partito autonomista trentino tirolese, La Civica e Lista Fugatti presidente) con cui governa la Provincia.
Intanto, al primo giro di giostra il centro destra provinciale corre diviso, con l’ala civica e autonomista che fa riferimento a ben tre assessori della giunta Fugatti (tra cui Achille Spinelli che prima era stato uno dei primi sostenitori di Goio, salvo accorgersi che la sua candidatura era frutto di alchimie romane poco trentine) che presenta Andrea Demarchi, un “bocia” poco più che ventenne (“sono solo un ragazzo” autodefinizione dello stesso candidato sindaco di “Prima Trento!”) che al suo attivo ha già collezionato un bel giro di giostra, passando dalle fila del centrosinistra alle comunali del 2000 a quelle del Patt, lo storico partito autonomista che di suo ha già perso un pezzo che fa riferimento a Walter Kaswalder finito, guarda un po’, con i suoi candidati tra le fila di Forza Italia.
Gli altri sfidanti in campo sono poi Giulia Bortolotti per Onda civica, Movimento 5 Stelle e Rifondazione comunista e Claudio Geat per la lista Generazione Trento.
«Trento è la mia città e la amo profondamente e credo che meriti un’alternativa. Servono risposte pratiche dove il comune deve tornare a essere un alleato dei cittadini – ha detto Goio -. La funzione del sindaco deve ispirare le persone, coordinare e rappresentare gli interessi di tutti dando una visione del territorio. In questa visione i cittadini si devono riconoscere, rafforzando il senso di comunità che abbiamo un po’ perso. Dobbiamo ricompattarci di fronte alle sfide che ci aspettano. La nostra comunità merita il meglio per aprirsi al mondo. Trento deve essere un ponte tra l’Italia e l’Europa».
Interessante notare come al tavolo dei coordinatori di partito del centro destra ortodosso, seppure agli estremi, ci fossero ex-fratelli coltelli, ovvero il segretario della Lega Salvini, Diego Binelli, e Sergio Divina, l’ex senatore della Lega ora trasmigrato in Forza Italia con le funzioni di portavoce del commissario Flavio Tosi, espulso dalla Lega proprio da Binelli. Oltre al fatto che alla presentazione di Goio, cui è clamorosamente mancata la presenza del “federatore” del centro destra trentino, Maurizio Fugatti, è intervenuta la deputata Alessia Ambrosi, ex Lega Salvini ora Fratelli d’Italia, che l’8 marzo ha appoggiato Goio e il 9 marzo ha invece dato il proprio supporto ad un altro candidato sindaco, quello uscente di Folgaria Michael Rech, che però è espressione di un insieme di liste civiche del centro sinistra, facendo venire un giramento di zebedei al segretario regionale dei meloniani, il deputato Alessandro Urzì, che già nel 2024 aveva sospeso Ambrosi dal partito per avere tenuto una linea politica in contrasto con quella dettata dal partito.
La gara del centro destra trentino potrebbe essere tra quelle possibili, anche se la divisione sulla linea di partenza tra l’ala ortodossa e quella civica autonomista potrebbe deludere più che attirare consensi, anche perché la soluzione delle alchimie interne esistenti all’interno di una coalizione che appare sempre più sfilacciata e traccheggiante alla guida della Provincia non sembrerebbe deporre per un successo finale, anche complice l’esperienza già vissuta solo un anno fa alle comunali di Rovereto, dove il centro destra diviso ha consegnato su un piatto d’oro la vittoria al centro sinistra con il vicesindaco Giulia Robol, nonostante fosse rimasto gambizzato dalle mazzate inflitte dalla Corte dei conti – confermate in appello – all’ex sindaco Francesco Valduga, per una storiaccia di malagestione nella nomina del vertice amministrativo comunale.
In politica difficilmente la somma di due forze, di cui una molto debole come tra le fila del centro destra trentino, dà il risultato sperato, nonostante che lo stesso sindaco uscente e probabile rientrante Ianeselli sia tutt’altro che un esempio di buon amministratore, visto che ha sostanzialmente fallito su molti aspetti fondamentali della vita cittadina, a partire dalla vivibilità e sicurezza, oltre all’economia comunale sempre più in affanno e alla manutenzione spicciola di strade e di marciapiedi, dove non si contano buche e rappezzi mal fatti autentici trabocchetti per pedoni e ciclisti.
Lo stesso slogan scelto da Ianeselli per la sia campagna, «la parola d’ordine sarà entusiasmo, l’espressione “Amare Trento ci fa stare bene” non è solamente un claim, ma molto di più» è un concentrato di fuffa che nasconde il solito vizietto della sinistra della battaglia aspirazionale dei buoni sentimenti e del “volemose bene” globale, salvo dimenticare le cose spicciole della vita di ogni giorno, ma che fanno la differenza (e tanto!) nella vita di chi la città la vive per residenza o per lavoro.
Che dire dei due altri candidati che corrono per la guida di Trento? Giulia Bortolotti per Onda civica, Movimento 5 Stelle e Rifondazione comunista probabilmente è destinata più a fare testimonianza dell’ennesima incapacità delle varie anime della sinistra di trovare un comune denominatore, utile anche a non disperdere il voto.
Per Claudio Geat con la sua civica Generazione Trento lo scenario potrebbe anche essere diverso, specie se tutte le azioni messe in campo negli ultimi anni da parte dei vari movimenti spontanei di cittadini nel combattere lo scellerato progetto di uscita della variante ferroviaria ad alta capacità proprio nel cuore del centro storico di Trento per poi attraversare un areale Sin pesantemente inquinato da piombo tetraetile che tutte le amministrazioni comunali e provinciali che si sono succedute dal disastro Sloi del 1978 in poi non hanno mai tentato di bonificare seriamente vista l’estrema difficoltà e pericolosità dell’intervento anche in considerazione della sua localizzazione all’interno della città, potessero tramutarsi in consenso politico.
Il malumore con cui il sindaco uscente Ianseselli ha gestito tutta la vicenda del piano, accettando il progetto delle Ferrovie senza alcuna capacità di proposta alternativa – e quella minima proposta dai vari comitati era di prolungare la galleria di circa un chilometro verso nord per evitare di demolire case e capannoni e il rischio Sin era di elementare buon senso pratico – è palpabile, così come un certo suo disprezzo per la democratica volontà dei cittadini, lui che dell’ascolto della pancia della città ha detto di volere fare la colonna portante della sua campagna elettorale potrebbe erodergli quella base di consenso che nel 2000 gli ha arriso il successo al primo turno, gara facile visto anche lo spessore del candidato oppostogli da un centro destra, anche allora in libera uscita con candidati sindaco cambiati in corsa all’ultimo momento utile.
Insomma, la squadra di Geat potrebbe ambire ad un buon risultato, specie se saprà tramutare in consensi nelle urne la mobilitazione popolare fin qui fatta contro la bomba ecologica dello sbocco nord della variante ferroviaria, senza considerare che lo stesso Geat, con l’esperienza maturata alla guida della circoscrizione del Centro storico, ha già conoscenza della macchina comunale, cosa che altri candidati – Ianeselli escluso – non possono vantare. Poi, i miracoli possono sempre avvenire, anche se molto dipende dalla effettiva partecipazione degli elettori all’appuntamento del 4 maggio, con il rischio che il già altissimo astensionismo possa crescere ancora di più, vuoi per l’incapacità dei partiti di mettere in campo personalità credibili e di spessore, vuoi per programmi politici che tendono sempre più ad essere poco concreti e realizzabili.
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