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Per fare vero giornalismo in tempi di guerra – quando economica, quando psicologica, quando genocida – ci vuole coraggio. Ma non basta. Ci vuole enorme rispetto per la verità e per gli altri. Per le persone in carne ed ossa per cui si decide di rischiare in proprio, anche e soprattutto andando contro le proprie convenienze del momento.
Perché la vera libertà si misura col rispetto dei fatti, delle fonti, delle testimonianze, della gente. Ed in tempo di propaganda infinita, con una controinformazione che non sempre fa il proprio dovere, in quanto ad affidabilità e vero servizio pubblico, abbiamo incontrato un lottatore nel panorama dell’informazione nazionale: Francesco Capo. Oggi freelance e collaboratore di Radio Roma News, dopo le esperienze a Byoblu e Visione Tv.
Francesco deve al padre la sua passione per il giornalismo: “Acquistava tanti giornali ogni giorno e li commentavamo insieme sin da quando ero bambino”. Ma deve anche molto alla ragazza di cui si innamorò al liceo: “Grazie a lei iniziai a scrivere”.
Con Francesco cercheremo di capire come funziona la macchina della propaganda mainstream e quali sono i suoi punti deboli, per dribblare le menzogne, andando incontro alla realtà. Cercando di unire le forze di chi fa davvero informazione libera. Un’idea ed una progettualità che ComeDonChisciotte, non può che condividere con forza e cercare di promuovere.
– ) Buongiorno Francesco, grazie per aver accettato questa intervista. Viviamo tempi terribili, arrivando da un ventennio di sconvolgimenti unipolari e di democrazia imposta, con la finanza o con la guerra: 11 settembre 2001, crisi finanziaria globale 2008/2010, crisi Covid, conflitti NATO in Medio Oriente ed in Ucraina. Qual è stato e qual è il ruolo dei media mainstream nel mantenimento dello status quo?
“È un ruolo indispensabile quello dei media. I signori della guerra e della finanza non potrebbero far nulla senza il controllo pervasivo dell’informazione. Dal punto di vista dei media, tutti gli eventi che hai citato hanno un minimo comun denominatore: sono stati raccontati con una narrazione a senso unico, diffusa a reti unificate. Per me fare informazione significa osservare i fatti da angolazioni diverse. Se un fenomeno viene osservato da un unico punto di vista, non si fa informazione, ma propaganda. Ecco, mentre ti rispondo, mi viene in mente che non dovremmo più chiamarla informazione mainstream, ma propaganda mainstream”.
-) “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
Quanto dell’articolo 21 della Costituzione del 1948 rispecchia la libertà di stampa di espressione nell’Italia odierna?
“Purtroppo credo che la Costituzione italiana sia un testo mai applicato e del tutto profanato con l’inserimento del pareggio di bilancio all’articolo 81.
Ormai, quando sento qualcuno citare in un discorso pubblico una Costituzione disapplicata e che non ha protetto da attacchi alle libertà, perpetrati da molti anni da governi esterofili, capaci solo di far il male del popolo italiano, provo un sentimento che è un misto di disagio e tenerezza.
Lo dico con estremo rammarico e tristezza, perché in passato mi sono battuto per la Costituzione e ho amato studiarla sui banchi universitari. Un’Italia liberata da poteri stranieri dovrebbe chiaramente riscrivere la sua Costituzione, preservando quanto di buono c’è in quella attuale e, poi, fare in modo che il testo sia applicato e non resti lettera morta.
Servono, però, uomini veri per realizzare questo processo di liberazione e per applicare davvero una Costituzione”.
-) Quali sono le tecniche di propaganda mainstream più usate che anche oggi condizionano il cittadino medio?
“Ce ne sono tantissime. Su questa domanda potrei scrivere un saggio. Secondo me la più usata e quella che di più condiziona il cittadino medio è la ripetizione. I canali mainstream ripetono sempre le stesse cose. Ormai non c’è più una sostanziale differenza tra la Rai, Mediaset, La7 e i principali media. Ripetono, con una stessa voce, tutti gli stessi pochi e menzogneri concetti. Il Covid è stata l’applicazione da manuale di quanto sto dicendo. Ecco, appena, sentite un concetto ripetuto costantemente da tutti deve scattare un campanello d’allarme. Non stanno più informando, ma condizionando le menti.
Questa ripetizione ossessiva fa sì che il messaggio penetri nella testa delle persone. La ripetizione martellante, del resto, è una tecnica base del marketing”.
-) La condizione di provvisorietà e ricatto economico è forse la principale leva che non consente la vera indipendenza di giornalisti ed addetti ai lavori del circuito mainstream, ma non solo.
Come sta andando la tua esperienza da freelance?
“Hai colto nel segno, individuando i principali problemi che non consentono una vera indipendenza dei giornalisti. Questo vale per i canali mainstream, ma anche per il circuito non mainstream. I giornalisti, comunque, al di là dell’aspetto economico, dovrebbero tirar fuori più coraggio, mentre ormai sono una categoria di pavidi. La mia esperienza da free lance è iniziata da poco tempo, è ancora presto per poter trarre un bilancio. Che sia comunque da free lance, da indipendente o da dipendente, io cerco sempre di proteggere la mia dignità professionale e di avere rispetto estremo per il lettore o per chi mi ascolta.
Per me ciò che è importante è essere sempre onesti verso il lettore e cercare di usare sempre le parole giuste, quelle che possano essere comprese da chi legge o da chi ascolta. Per certi versi, io credo che, in qualsiasi forma, un giornalisti lavori (dipendente, free lance o indipendente) abbia sempre una persona a cui dar conto in ultima istanza: il lettore”.
-) Internet, nuovi media e libera informazione: libertà assoluta o libertà vigilata?
“Se chi controlla gli algoritmi, i grandi motori di ricerca e social network può favorire o meno la tua visibilità, di che libertà stiamo parlando? Secondo me non stiamo parlando nemmeno di libertà, al massimo di un simulacro o di un’illusione.
Nonostante questa difficoltà, nel campo dell’informazione, un modo diverso di guardare i fatti e un pensiero critico si è molto diffuso grazie al lavoro costante di diversi giornalisti indipendenti e di siti internet, compreso il vostro che è attivo da tanti anni. I meriti di molti sono indubbi.
Analizzando il fenomeno da un punto di osservazione più alto e non limitato al campo dell’informazione, devo constatare che Internet ha finito per proporre, in larga parte, spazzatura come la tv. Purtroppo, in generale, la possibilità di accedere a nuovi media mi sembra abbia avuto come effetto principale quello di aumentare la pornografia e il parlar vano e vuoto delle persone. Comunque, come dicevo prima, il buono c’è e bisogna dargli spazio, anche a costo di remare contro vento”.
-) Anche il mondo della controinformazione dà un’offerta quotidiana di grande quantità, fra decine e decine di canali telegram, youtube, siti, blog, come si arriva all’informazione di qualità?
“Nel mondo della controinformazione, soprattutto sui canali telegram, c’è un problema di informazione sovrabbondante, tra l’altro fatta spesso di notizie nefaste che tendono a deprimere le persone o a rassegnarle all’impotenza, o a una rabbia che non trova sfogo. Sono tutte emozioni non certo benefiche per l’essere umano.
Ci sono ormai canali telegram che, in preda a un compulsivo copia e incolla, pubblicano notizie ogni minuto. Così il rischio è quello di stordire il lettore, portarlo alla nausea e paradossalmente al disinteresse. Per cercare informazione di qualità ci vuole pazienza.
Occorre confrontare più fonti. Bisogna vedere se, oltre alla mera informazione, viene prospettata un’analisi di più ampio respiro, se un fatto è analizzato da angolazioni diverse. Bisogna anche vedere se sono offerti programmi culturali, che sviluppino il pensiero critico e che sappiano parlare anche al cuore delle persone”.
-) Quali limiti vedi e quali potenzialità ha l’informazione indipendente sempre più ricercata dal pubblico, ma spesso a corto di fondi e mezzi per emergere dalla propria nicchia?
“È la domanda delle domande per chi lavora in questo settore e anche per chi segue l’informazione indipendente. Vorrei avere una risposta pronta, ma non ce l’ho. Spesso nuove idee arrivano dal confronto. Sedersi attorno a un tavolo potrebbe servire. Potrebbe essere interessante un grande convegno (gli Stati generali della libera informazione), oppure una sorta di Woodstock della libera informazione, un grande evento che coinvolga anche artisti, oltre a liberi informatori. Dovrebbero essere invitate solo realtà serie.
Con “realtà serie” intendo chi lavora con i principi base del giornalismo, che è sempre confronto delle fonti e rigore etico. Per organizzare un simile evento o per mettersi attorno a un tavolo e trovare nuove idee ci vorrebbe grande spirito di solidarietà, comunione d’intenti, forse anche amicizia. In questo momento vedo, invece, molta competizione nel settore. Si è un po’ ognuno contro tutti. È parte del morbo neoliberista di cui, tutti, dovremmo liberarci”.
-) Quali progetti hai per il futuro?
“Proseguire “Camelot, una Tavola Rotonda per la Verità”, una trasmissione d’inchiesta che scrivo e conduco su Radio Roma News, sotto la guida del direttore Claudio Micalizio, un professionista che stimo molto per l’equilibrio e correttezza nel fare informazione e con cui è un piacere lavorare.
Ho tante idee e progetti, non solo legate al campo dell’informazione, però, da buon napoletano, sono scaramantico e, quindi, fino a quando non le realizzo, mi limito a rimboccarmi le maniche e a incrociare le dita”.
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