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Il presidente ucraino Zelensky accolto dalle autorità saudite – Ansa
«Vogliamo vedere se gli ucraini sono disposti a fare concessioni materiali alla Russia per porre fine alla guerra». Le parole dei diplomatici americani giunti in Arabia Saudita per i colloqui con i funzionari di Kiev lasciano aperte molte domande sulle reali intenzioni. «Sembrano gli inviati di Putin», si farà scappare in serata un diplomatico europeo vicino al dossier. La delegazione ucraina, a quanto viene fatto trapelare, è pronta a proporre un cessate il fuoco parziale, che riguardi il Mar Nero e gli attacchi missilistici a lungo raggio, nonché il rilascio dei prigionieri. Mosca dovrebbe fare altrettanto, ma al momento dalla Russia non arrivano segnali definitivi. Incontrando il principe saudita Mohammed bin Salman, si dicono tutti ottimisti per la soluzione del conflitto. Il presidente Volodymyr Zelensky è arrivato in Arabia Saudita per incontrare il principe ereditario, un giorno prima dei colloqui tra funzionari ucraini e statunitensi che, secondo le aspettative di Washington, dovrebbero portare a sostanziali sviluppi negoziali. Poco prima il primo ministro britannico Keir Starmer aveva avuto una conversazione telefonica con il presidente americano Donald Trump per discutere di «una pace duratura in Ucraina». Lo ha riferito Downing Street precisando che il premier britannico ha aggiornato la Casa Bianca sulle iniziative diplomatiche auspicando «un esito positivo» dei colloqui ucraino-americani, tale da «permettere una ripresa del sostegno militare e d’intelligence» di Washington verso Kiev. Anche il segretario di Stato Usa Marco Rubio atterrando a Gedda si è mostrato ottimista. Sul volo da Washington ha spiegato ai giornalisti di avere buone speranze di «risolvere» la questione degli aiuti militari a Kiev. Restano, tuttavia, dettagli ancora da definire per l’intesa sui minerali, ha riferito la televisione al Arabiya.
Era stata l’Arabia Saudita a mediare riservatamente per alcune missioni umanitarie in Ucraina, a cominciare dallo scambio di prigionieri, ed ora il principe ereditario Mohammed bin Salman prova a rilanciare il ruolo del regno come piazza dove non solo si possono fare affari, ma anche risolvere tensioni extraregionali. «Seguiamo con trepida attenzione quanto avviene in Ucraina,sottoposta a bombardamenti e attacchi sistematici. Ogni giorno le sirene rompono le notti che vorremmo tranquille per tutti, specie per i bambini e i malati, tra cui tanti feriti e mutilati». Lo ha detto il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei e inviato del Papa per la crisi in Ucraina, aprendo il Consiglio episcopale permanente. «Guardiamo con attenzione e speranza al possibile dialogo tra Ucraina e Russia, mentre auspichiamo che questo possa segnare una nuova stagione per tutti quei Paesi – tra cui Stati Uniti, Europa e Cina – che, a vario titolo, sono coinvolti nella ricerca della pace. Finalmente si muovono passi per la pace!», ha aggiunto il porporato. Un percorso che ha «bisogno di dialogo, come ha sempre chiesto Papa Francesco con commovente insistenza. Troppo si è disprezzato il dialogo tra governi, mentre le sedi internazionali d’incontro sono state svuotate di significato e prestigio, a partire dall’Onu. La parola è decisiva». Secondo Zuppi è giunto il momento di ritornare ai modi consoni della autentica diplomazia: «Il linguaggio, quello internazionale e quello della comunicazione – ha osservato -, è divenuto molto duro, aggressivo, mirando a colpire o screditare più che a creare le basi del dialogo. Parole come armi e parole senza o con poca verità». I nodi torneranno al pettine durante il primo incontro ufficiale tra funzionari ucraini e statunitensi dopo lo scontro alla Casa Bianca. L’inviato di Trump in Medio Oriente, Steve Witkoff, ha dichiarato di nutrire grandi speranze: «Faremo progressi sostanziali», ha assicurato in un’intervista a Fox News. Alla domanda sulla possibilità che il presidente ucraino possa tornare nei prossimi giorni a Washington per firmare l’intesa sulle “terre rare”, Witkoff ha risposto sostenendo che «tutti i segnali sono molto, molto positivi».
Molto dipenderà in realtà dagli apripista, quei negoziatori che dovranno smussare gli angoli. Zelensky ha premesso che non parteciperà personalmente ai colloqui di oggi 11 marzo a cui siederanno il suo capo di gabinetto, i ministri degli Esteri e della Difesa e un alto funzionario militare: «Le proposte realistiche – ha detto il leader ucraino – sono sul tavolo. La chiave è muoversi in modo rapido ed efficace».
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