«Non ci sono isole felici dove c’è droga. Tossicodipendenti fuori dalle carceri in comunità di recupero»

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito


«Non esistono aree d’Italia immuni dalla criminalità organizzata. Se ci sono tossicodipendenti, significa che c’è anche qualcuno che vende droga. Sulle carceri, siamo al collasso con 16mila agenti di Polizia Penitenziaria in meno. Così è impossibile praticare trattamenti di recupero sociale».


È quanto dichiara il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, Nicola Gratteri. Lunedì pomeriggio il magistrato e saggista ha preso parte ad un incontro con gli studenti dell’ITE Amabile nel capoluogo. Un’ora serrata di domande da parte dei giovani studenti, effetto di un programma di iniziative lanciato dalla dirigente scolastica Antonella Pappalardo sulla legalità. Nel dettaglio, grande attenzione è stata posta relativamente al sistema mafioso e alla sua efficacia specialmente in relazione alle nuove tecnologie e all’uso dei social. Considerazioni al centro dell’ultima produzione editoriale di Gratteri – con Antonio Nicaso – dal titolo “Il grifone: Come la tecnologia sta cambiando il volto della ’ndrangheta”. A moderare l’incontro il giornalista Amedeo Picariello.


A margine del dibattito, Gratteri è intervenuto con i cronisti. L’episodio delle undici misure cautelari emesse in relazione al tentato omicidio perpetrato nel carcere di Bellizzi ad Avellino, è l’occasione per il Procuratore per alcune considerazioni sul sistema carcerario italiano. «Non conosco quanto avvenuto stamattina e comunque non parlo di indagini in corso, a qualsiasi livello. La crisi del sistema carcerario si aggrava di anno in anno. Attualmente mancano circa 16 mila agenti di polizia penitenziaria, il che rende impossibile garantire un adeguato trattamento rieducativo. Spesso le carceri si riducono a semplici contenitori di detenuti, senza il personale necessario per l’educazione e il reinserimento sociale. Quando, per carenza di uomini e mezzi, si lasciano aperte le celle dell’alta sicurezza, insieme a quelle destinate ai detenuti comuni e a quelli in regime di media sicurezza, di fatto le carceri finiscono sotto il controllo dei mafiosi. Sarebbe necessario un forte investimento da parte dello Stato» commenta.

Potrebbe interessarti

Tentato omicidio di un detenuto nel carcere di Avellino: 11 misure cautelari

Una parziale soluzione per Gratteri è quella relativa ai tossicodipendenti che potrebbero essere trasferiti in comunità di recupero: «Come per i malati di mente, invece di rimanere reclusi, dovrebbero essere accolti in strutture protette. Dopo la chiusura dei manicomi, infatti, non sono state costruite a sufficienza le REMS. Una soluzione potrebbe essere quella di recuperare alcune ville confiscate alla criminalità organizzata, attualmente in stato di abbandono, metterle in sicurezza e destinarle a strutture psichiatriche, assumendo medici specialisti e infermieri per garantire assistenza adeguata. In questo modo si ridurrebbe in parte il sovraffollamento carcerario e si migliorerebbe il trattamento dei detenuti» sostiene Gratteri.


«Inoltre, trasferire i detenuti tossicodipendenti agli arresti domiciliari o in comunità terapeutiche comporterebbe anche un notevole risparmio economico. Un detenuto in carcere costa mediamente tra i 170 e i 180 euro al giorno, mentre in una comunità terapeutica il costo scende a circa 50-60 euro al giorno. In pratica, con la stessa spesa si potrebbero gestire tre detenuti in comunità anziché uno in carcere» ha sottolineato. «Queste misure, unite alla costruzione di tre o quattro nuovi istituti penitenziari da 5.000 posti ciascuno, distribuiti sul territorio nazionale, potrebbero risolvere il problema del sovraffollamento per i prossimi trent’anni».

«Non esistono aree d’Italia immuni dalla criminalità organizzata – è la risposta a chi chiede del concetto di “isola felice” in relazione all’Irpinia – Se ci sono tossicodipendenti, significa che c’è anche qualcuno che vende droga. La droga non si acquista in farmacia, ma da criminali che poi reinvestono i proventi nel riciclaggio o nell’economia locale. Questo dimostra che un territorio felice non esiste, cambia solo l’intensità della presenza mafiosa».

Potrebbe interessarti

«Rifiuti oggetto del desiderio dei clan. Atti incendiari in città? Lo avevo detto». Dal Convitto il monito di Airoma

Sul recente episodio dell’attentato ad un escavatore in un cantiere in centro città, Gratteri non entra nel dettaglio, ma assicura «Stiamo lavorando».

Sullo sciopero dei magistrati dello scorso 27 febbraio contro il disegno di legge Nordio che riforma la magistratura, Gratteri ha spiegato: «Sapevamo già che la mobilitazione non avrebbe modificato i rapporti con la politica o con il legislatore: non avevamo questa presunzione. Il nostro obiettivo era sensibilizzare l’opinione pubblica. Sta a noi magistrati spiegare in modo più chiaro le conseguenze di queste riforme, anche in vista del referendum».






Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link