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Donald Trump ha dichiarato guerra al Dipartimento dell’Istruzio e (DoE) degli Stati Uniti, un’istituzione che con i suoi 200 miliardi di dollari di budget annuale rappresenta un pilastro per l’equità educativa in una nazione, gli USA, già molto frammentata e diseguale in questo settore (Dipartimento dell’Educazione, Budget Overview, 2023).
Trump contro l’educazione: l’attacco al dipartimento federale e le sue implicazioni
Con un ordine esecutivo, il presidente intende “restituire l’educazione agli stati”, incaricando la Segretaria dell’Istruzione USA, Linda McMahon, di facilitare la chiusura del Dipartimento dell’Educazione. (Wall Street Journal, Draft of Trump Executive Order Aims to Eliminate Education). Questo non è solo un atto politico: è un attacco ideologico contrario all’idea dell’educazione e dell’istruzione come diritti universali ed è inoltre un tradimento dei principi di inclusione sociale ed egualitarismo che debbono guidare ogni sistema educativo negli stati democratici.
Trump sostiene che il controllo dello Stato Federale sull’educazione ha fallito, ma questa retorica populista ignora una verità fondamentale, l’educazione non può essere ulteriormente frammentata, soprattutto, in un paese come gli Usa con 50 sistemi statali differenti, senza sacrificare l’equità e la qualità.
Le disuguaglianze economiche tra gli Stati e l’importanza dei fondi federali
Negli Stati Uniti, il Mississippi, con un PIL pro capite di circa 54.000 dollari o l’Arkansas con i suoi 60.000), non possono certo competere con New York (Pil pro capite 117,332 dollari) o il Massachusetts (Pil pro capite 110,561 dollari, Export USA).
Il Dipartimento dell’Educazione, con il suo budget garantisce l’aiuto federale agli Studenti, tra questi: i Pell Grants (4.500 medi dollari in media per 6,5 milioni di studenti a basso reddito); i 18,4 miliardi di Title I per i bambini svantaggiati e i 14,2 miliardi dell’Individuals with Disabilities Education Act (IDEA) per gli studenti con disabilità (National Center for Education Statistics, 2023). Senza questi fondi le categorie svantaggiate lo sarebbero ancora di più si tratta:
- dei bambini che provengono dai nuclei famigliari meno abbienti, spesso i primi a frequentare l’università;
- degli studenti con bisogni speciali, che senza l’IDEA sarebbero esclusi;
- delle minoranze e delle donne single, protette da Title IX e Title VI contro la discriminazione.
L’opposizione democratica e il rischio per i diritti all’istruzione
Se verrà attuata l’abolizione del Dipartimento dell’Educazione sarà un provvedimento ingiusto e che mina il diritto all’istruzione come bene comune. I membri del Partito Democratici hanno già denunciato, forza questa visione. Il senatore Bernie Sanders ha ad esempio dichiarato: “L’educazione pubblica è la spina dorsale della democrazia americana. È il luogo in cui tutte le nostre persone si riuniscono per imparare e crescere. E il nostro compito non è distruggere l’educazione pubblica, ma migliorarla significativamente.” (13 febbraio 2025).
La senatrice Patty Murray, ex presidente del Comitato del Senato per la Salute, l’Educazione, il Lavoro e le Pensioni, ha aggiunto: “Trump e Musk non sanno cosa significhi dover contare sulla scuola pubblica locale affinché disponga delle risorse necessarie per garantire ai loro figli un’istruzione di qualità. Non sanno perché i Pell Grants siano così importanti e non hanno alcun interesse a scoprirne il motivo. Vogliono distruggere il Dipartimento, distruggere il nostro governo e arricchirsi” (6 marzo 2025).
Il rischio di un sistema educativo a due velocità
Un sistema educativo moderno deve essere governato dallo Stato centrale, come lo è nel nostro Paese, per garantire standard uniformi e accesso universale, specialmente in un’epoca in cui la tecnologia digitale non può che incrementare i divari, e la “mano pubblica centrale” è l’unica, negli USA, che può sostenere investimenti che garantiscano un minimo di equità poiché i divari tra i singoli stati degli USA sono troppo grandi.
Ora negli Stati Uniti, il contributo del Dipartimento dell’educazione copre solo il 14% della spesa per l’educazione primaria (K-12) ma questi fondi sono fondamentali per le scuole nelle aree svantaggiate (National Center for Education Statistics).
Delegare tutto ai singoli Stati creerà un caos educativo, con scuole d’élite per i ricchi e istituzioni al collasso per i poveri. Il presidente accusa il Dipartimento di “indottrinare” i giovani, minacciando di tagliare i fondi alle scuole che insegnano temi come la teoria del “razzismo sistemico” o promuovono i diritti delle persone LGBT. Questo non è solo un attacco alla libertà dell’educazione: è un rifiuto della missione educativa dello stato a formare cittadini critici e consapevoli.
Nelle nostre società caratterizzate dal “capitalismo informazionale” dove la conoscenza e l’innovazione sono il principale motore di sviluppo, l’accesso alla cultura e all’educazione deve essere garantito a tutti e non solo ai più ricchi e/o colti.
Le conseguenze a lungo termine e la difesa dell’educazione come bene pubblico
I Democratici avvertono che questa frammentazione creerà un sistema a due velocità. La senatrice Elizabeth Warren, quattro anni fa, ha affermato: “Senza il Dipartimento dell’Educazione, i bambini delle famiglie povere e delle comunità rurali saranno lasciati indietro, mentre i ricchi prospereranno” (The Boston Globe, 9 marzo 2021). Senza un coordinamento statale, gli Stati degli USA con risorse limitate come il Mississippi, l’Arkansas o il West Virginia non potranno mai offrire le stesse opportunità di quelli più ricchi, e a pagarne il prezzo saranno i più vulnerabili: studenti a basso reddito, con disabilità, appartenenti a minoranze o discriminati per genere.
Trump può provare a cancellare il Dipartimento dell’educazione, ma non potrà cancellare una verità che i democratici di tutto il mondo non possono non difendere: l’educazione è un bene pubblico, non un affare locale e privato. Se questo principio viene meno, gli Stati Uniti faranno un altro passo per essere un “terra delle opportunità” solo per i figli dei più facoltosi e abbienti.
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