Valentino, mise en scène d’eccezione. Alessandro Michele: “Nell’apollineo io ho portato il dionisiaco”

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito


La sfilata autunno/inverno 2025-26 di Valentino è terminata da pochi minuti e il direttore creativo Alessandro Michele sorride quando gli viene chiesto cosa ha imparato durante la realizzazione della collezione intitolata ‘Le méta-théâtre des intimités’. “Ogni volta che finisco mi dico che dovrei fare cose più semplici ma non imparo mai”, racconta ai presenti.

La passerella allestita presso l’Institut du Monde Arabe è stata la conferma delle doti di storyteller e show-maker fuori dall’ordinario dello stilista romano. Gli ospiti del défilé sono stati immersi in uno spazio piastrellato a luci rosse “distopico, perturbante, lynchiano”, un ampio bagno pubblico con tanto di lavandini e specchi. Porte pronte ad aprirsi per far entrare e uscire i modelli al cospetto di Chappell Roan, star delle sfilate di Parigi, e attori come Alessandro Borghi, Jared Leto e Barry Keoghan.

“Era da un po’ che avevo in mente l’idea dello spogliatoio, del bagno, una riflessione su questi due spazi che riguardano l’intimità e, ovviamente, la vestizione, l’io, chi siamo veramente, il rapporto di intimità che c’è con i vestiti”, spiega Michele. Allo stesso tempo lo stilista è conscio che nessuna intimità, e nessuna nudità, può denudarci in maniera definitiva: “nessun velo può esserci strappato per porci di fronte al nostro vero sé. Perché l’idea che possa esserci un sé autentico, immune dalle determinazioni della vita, è inganno”.

Valentino autunno/inverno 2025-26, ph. Launchmethrics/Spotlight

Dopo il suono inconfondibile dello sciacquone la sala è stata illuminata consentendo di vedere gli 80 look ideati dal designer, accompagnati dalla voce di Lana Del Rey (sulle note di ‘Gods & Monsters’) alternata a una colonna sonora tecno-club. Gli abiti sono una fusione tra gli anni Sessanta e Ottanta di Valentino Garavani, molto amati dal direttore creativo, “due parti, due anime che sono la sua golden age; un’epoca incredibile fatta di party, grande soirée, cocktail e abiti pazzeschi”. I codici della maison capitolina incontrano, come e più della collezione ‘Pavillon des folies’, quelli del designer stesso, che vanta una community di fan giovanissimi. Pizzi, nastri, fiocchi e tulle sono accostati a indumenti sartoriali, in primis i capispalla, e alcuni elementi streetwear, come testimonia la collaborazione con Vans.

Valentino autunno/inverno 2025-26, ph. Launchmethrics/Spotlight

La sfilata porta con sé anche una riflessione sulla bellezza nel tempo, sul cambiamento fisico del corpo. Alcune modelle indossano la cuffia e i patch con elastici per tirare la pelle e levigare le rughe d’espressione. “I ragazzi anche molto giovani oggi hanno un affanno di bellezza, di giovinezza. I tiranti rappresentano un’immagine che restituisce una fragilità, sono appesi ad un elastico e ci illudono che la vita si fermi e si rimanga giovani. In sfilata ci sono delle donne che invece dimostrano dei corpi meravigliosi ma sicuramente meno giovani, meno socialmente accettati, specialmente adesso”.

In tutta la collezione, in realtà, la nudità è invocata ma mai palese. Fatta eccezione per pochi outfit i corpi sono coperti, fasciati, velati. “Credo che i giovani abbiano un rapporto molto cerebrale, il dato fisico della nudità ha un valore relativo. Anche per me in questo momento vale lo stesso. Siamo nudi sempre, siamo nudi in maniera figurata su Instagram. I modelli non erano realmente nudi, erano coperti, oggi la mia è nudità mentale. Non è importante presentare dei corpi nudi ma raccontare quanto i vestiti ti facciano sentire vestito nudo, dove ti posizionano e come ti costruisci questa identità del dentro e del fuori”.

Apollon’ o ‘Dyonison’, sembra interrogarsi una t-shirt con i due aggettivi: “Valentino ha creato un immaginario assolutamente apollineo, una bellezza infrangibile, io sono entrato a casa sua e io ho presentato il dionisiaco, ho fatto un disordine in quell’ordine incredibile, quindi la mia nudità è fatta di vestiti, in verità, non di corpi, ma di immagini”.

Valentino autunno/inverno 2025-26, ph. Launchmethrics/Spotlight

In termini di estetica lo show di Valentino delinea una cultura dell’immagine precisa, modellata secondo le doti narrative di Michele. L’allestimento della sfilata è un trait de génie che fa il paio con idee messe in atto in passato dallo stilista durante gli anni da Gucci. Che si tratti di sale operatorie o di momenti seriali diretti da Gus Van Sant, il suo inconfondibile tratto personale porta a confronti, discussioni, riflessioni spesso discordanti – anche con se stessi -, magari guardandosi allo specchio, nel bagno, apparentemente nudi.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link