Veneto, emergenza morti sul lavoro: 8 vittime a gennaio, 5 erano lavoratori stranieri

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Il Veneto inizia il 2025 con un bilancio drammatico: nel solo mese di gennaio, si contano 8 vittime sul lavoro, un dato che segna un aumento allarmante rispetto allo stesso periodo del 2024, quando i decessi erano stati solo 2. Cinque delle otto vittime erano lavoratori stranieri, un dato che evidenzia la necessità di maggiori tutele e formazione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

La situazione nelle prime trenta città italiane.

A livello nazionale, il Veneto si posiziona al secondo posto per numero di morti sul lavoro, dietro solo alla Lombardia, che ne conta 10. Secondo l’analisi dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering, la regione, che nel 2024 si era mantenuta in zona bianca, è ora rientrata in zona arancione, con un tasso di incidenza della mortalità pari a 2,2 decessi per milione di occupati, superiore alla media nazionale di 2,0.

Analizzando i dati provinciali, Vicenza e Padova risultano le province più colpite, trovandosi in zona rossa con rispettivamente 5,1 e 4,6 decessi per milione di occupati. Verona, invece, è in zona arancione con un indice di 2,3, mentre le altre province venete restano in zona bianca.

I dati evidenziano una vera e propria emergenza. A Padova si è registrato il maggior numero di vittime (4), seguita da Vicenza (2), Venezia (1) e Verona (1). Il dato più preoccupante riguarda le morti in occasione di lavoro, che sono passate da 1 nel 2024 a 5 nel 2025, mentre le morti in itinere sono aumentate da 1 a 3.

Nonostante la tragedia delle morti sul lavoro, il numero complessivo di denunce di infortunio in Veneto è leggermente diminuito rispetto al 2024, passando da 4.959 a 4.925. Tuttavia, il numero resta elevato, con Padova e Verona in testa per numero di denunce (rispettivamente 971 e 960), seguite da Vicenza (951), Treviso (873) e Venezia (799).

Dal punto di vista settoriale, le attività manifatturiere si confermano il comparto più colpito, con 605 denunce di infortunio in occasione di lavoro. Seguono le costruzioni (215), il commercio e la sanità (202), e il settore trasporti e magazzinaggio (182).

L’analisi per genere e nazionalità mostra che le denunce di infortunio riguardano in maggioranza gli uomini (3.149 casi, di cui 2.854 in occasione di lavoro), mentre le lavoratrici donne hanno subito 1.776 infortuni (1.449 sul lavoro). Tra le 8 vittime complessive, due erano donne, una deceduta in occasione di lavoro e una in itinere. I lavoratori stranieri hanno subito 1.178 infortuni, di cui 1.006 sul lavoro, e rappresentano 5 delle 8 vittime totali.

Mauro Rossato.
Mauro Rossato.

Secondo Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega, questi numeri impongono un intervento immediato: «La sicurezza sul lavoro deve diventare una priorità nazionale. Serve un’azione coordinata che coinvolga istituzioni e imprese, puntando su controlli più severi e su una formazione efficace, soprattutto per i lavoratori stranieri che spesso operano in condizioni di maggiore vulnerabilità».

Con il passaggio in zona arancione, il Veneto deve affrontare una sfida importante per invertire la tendenza e garantire un ambiente di lavoro più sicuro per tutti i lavoratori.

La situazione a livello nazionale

A livello nazionale, il 2025 si apre con dati allarmanti sul fronte della sicurezza sul lavoro: nel solo mese di gennaio, si contano 60 vittime, 15 in più rispetto allo stesso periodo del 2024 (+33,3%). La Lombardia e il Veneto sono le regioni con il maggior numero di decessi, mentre l’Umbria, il Trentino-Alto Adige, la Calabria, la Basilicata, la Puglia e il Piemonte rientrano in zona rossa, avendo registrato un’incidenza di mortalità superiore alla media nazionale.

Il settore più colpito è quello dei trasporti e magazzinaggio, seguito da attività manifatturiere e costruzioni. L’analisi demografica evidenzia che le fasce più a rischio sono i lavoratori tra i 55 e i 64 anni, seguiti dai giovanissimi tra i 15 e i 24 anni. I lavoratori stranieri risultano particolarmente vulnerabili, con un tasso di mortalità doppio rispetto a quello degli italiani.

Nonostante il forte aumento degli infortuni mortali, le denunce complessive di infortunio (mortali e non) mostrano un leggero calo, passando da 42.166 nel gennaio 2024 a 41.800 nel gennaio 2025 (-0,9%). Tuttavia, il dato sulle morti bianche impone un’urgente riflessione su sicurezza, controlli e formazione nei luoghi di lavoro, per evitare che questa tendenza prosegua nei mesi successivi.

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