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Dal 2011 al 2021 il mondo delle associazioni ha registrato una crescita del numero delle organizzazioni (+13,7%), una maggiore strutturazione interna, ovvero un aumento dei lavoratori (+32,8%), e un decremento del numero dei volontari (-5,8%). Uno scenario, quest’ultimo, definito “ambivalente”: da una parte, in più di quattro associazioni su dieci (il 43,8%) i volontari attivi sono diminuiti di oltre il 10%. Dall’altra, in circa un terzo (il 32,2%) delle organizzazioni è emerso un aumento di più del 10% degli attivisti che si impegnano a titolo gratuito.
Motore di partecipazione e coesione sociale
Sono alcuni dei dati emersi nel corso della presentazione al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro – Cnel del decimo Rapporto sull’associazionismo sociale dell’Istituto di ricerche educative e formative – Iref delle Associazioni cristiane lavoratori italiani – Acli. Un’analisi che vuole esplorare le dinamiche e il ruolo dell’associazionismo sociale in Italia come motore di partecipazione e coesione sociale.
Cellule del tessuto connettivo del territorio
«Le associazioni fanno politica. Le persone che fanno azioni di dono del proprio tempo e impegno lo fanno per il bene comune», spiega il presidente nazionale delle Acli, Emiliano Manfredonia, in un contesto in cui spesso «i partiti e la politica sono sentiti lontani». Ecco, le associazioni «suppliscono, occupandosi del bene comune in modo inclusivo, lo fanno per tutti, sono pubbliche. L’accesso è libero e incondizionato rispetto alla partecipazione. Sono trasversali e aperte a tutti, non sono di parte».
Prosegue Manfredonia. Le associazioni «non sono il residuo della società ma hanno un ruolo di cellule del tessuto connettivo del territorio e delle comunità per rigenerarlo. La sfida», aggiunge, «è supportare le associazioni che devono però restare libere».
In Europa ha convinto l’unicità del modello italiano
Alla presentazione è intervenuta anche la viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Teresa Bellucci, che è tornata sulla risposta positiva, in forma di comfort letter, da parte della Commissione concorrenza dell’Unione europea alle norme fiscali in favore degli enti del Terzo settore (ne abbiamo parlato QUI).
«Quella», spiega, «era una priorità fondamentale da raggiungere per dare stabilità e certezza. Non aver ricevuto per tanti anni l’ok dall’Europa era un nodo che andava sciolto. Non è stato semplice». Ad essere passata in Europa, secondo Bellucci, «è stata l’unicità del modello italiano», è «stato il riconoscimento del valore sociale dell’impegno» del non profit italiano.
«Quella comfort letter ci dice che fiscalità agevolata riconosciuta agli enti del Terzo settore è congrua con la normativa europea. Non sono aiuti di stato. È una tappa epocale, non solo per l’Italia, ma per l’Europa». Una decisione che, dice ancora Bellucci, «apre una via italiana all’economia e all’innovazione sociale».
Politica alternativa
Lo studio dell’Iref mette in evidenza il ruolo delle associazioni come spazi di partecipazione politica alternativa. In un contesto di crescente sfiducia nei confronti delle istituzioni, l’associazionismo offre una voce a quelli che sono spesso esclusi dai processi decisionali, come i giovani, i migranti e le persone in difficoltà economica.
Più partecipazione sociale
Se dunque il numero dei volontari ci presenta uno scenario, appunto ambivalente, le dinamiche dell’attivismo degli italiani, per come emerge dallo studio, ci restituisce un quadro (ricompreso tra il 2013 e il 2023) in cui cresce la partecipazione sociale (ovvero il prendere parte a riunioni di associazioni culturali, ricreative, ecologiche, diritti civili, per la pace, partecipare a riunioni di organizzazioni sindacali, associazioni professionali o di categoria, attività gratuita per un sindacato, ma anche pagare una retta periodica per una associazione sportiva). L’indice di questo indicatore? È passato da 22,5 del 2013 a 26,1 del 2023.
Il momento storico che stiamo vivendo non necessita di un ritiro sull’isola dei buoni sentimenti, bisogna mettere assieme le forze, creare coalizioni sociali anche tra soggetti all’apparenza diversi, rifondare un politico da una prospettiva civica. La sfida che attende la società civile italiana è spostare in avanti il confine del politico, allargandone il perimetro
Gianfranco Zucca – direttore Iref
La partecipazione ai fatti della politica
Cala invece (con un indice passato da 66,9 del 2014 a 60,7 del 2023) la partecipazione civica (ovvero l’impegno a parlare di politica almeno una volta a settimana, ad informarsi dei fatti della politica italiana almeno una volta a settimana, a partecipare online a consultazioni o votazioni su problemi civici o politici, e esprimere opinioni su temi sociali o politici attraverso siti web o social media, a partecipare a riunioni di partiti politici o a svolgere attività gratuita per un partito).
Le associazioni da dentro
La ricerca è basata su due anni di studio e include contributi di ventiquattro autori, arricchiti da statistiche inedite e da una mappatura della partecipazione civica in Italia. A differenza dei precedenti rapporti, che si focalizzavano sull’impatto sociale e culturale delle associazioni, “La prospettiva civica” si propone di esaminare il funzionamento interno delle nuove realtà associative e le motivazioni di coloro che scelgono di impegnarsi attivamente, spesso in modo informale, all’interno delle proprie comunità.
In apertura foto di Thomas Chan per Unsplash. Nel testo foto e video di Alessio Nisi
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