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Investimenti
in aumento a Lucca, solida patrimonializzazione a Massa-Carrara, mentre Pisa
fronteggia un calo della redditività.
Viareggio, 12 marzo 2025. L’analisi dei bilanci 2023 e
2022 delle società di capitali delle province di Lucca, Massa-Carrara e Pisa
restituisce un quadro ancora positivo, nonostante le difficoltà di un contesto
economico complesso. I fatturati e il valore aggiunto mostrano una crescita
moderata, mentre il rialzo dei tassi di interesse ha aggravato il peso degli
oneri finanziari a carico delle imprese. A questo si aggiunge un aumento della
pressione fiscale, dovuto alla progressiva riduzione di incentivi come il
superammortamento e l’iperammortamento per Industria 4.0 e alla contrazione del
credito d’imposta per ricerca e sviluppo. Questo, in sintesi, quanto emerge
dall’analisi condotta dall’Istituto di Studi e Ricerche (ISR) e dall’Ufficio
Studi della Camera di Commercio della Toscana Nord-Ovest, basata sull’esame di
oltre 15.000 bilanci delle tre province.
“L’aumento
dei tassi di interesse e della pressione fiscale ha frenato la competitività
delle imprese – sottolinea
Valter Tamburini, Presidente della Camera di Commercio della Toscana Nord-Ovest – rendendo
oggi ancora più urgente rafforzare il sostegno agli investimenti strategici.
Per questo, a breve attiveremo una serie di bandi dedicati alla
digitalizzazione, all’innovazione e all’internazionalizzazione: strumenti
essenziali per migliorare l’efficienza aziendale e creare nuove opportunità,
soprattutto per le piccole e medie imprese. Il nostro obiettivo è accompagnarle
in questo percorso di trasformazione, offrendo incentivi concreti per
l’adozione di tecnologie avanzate e modelli di business più sostenibili.”
Lucca si conferma il
principale motore economico dell’area: le quasi 6.000 società di capitali
lucchesi analizzate hanno generato nel 2023 un valore della produzione di 19,1
miliardi di euro, un valore aggiunto di 4,6 miliardi e utili per uno. L’utile
netto ha registrato un progresso, passando dal 4,7% al 5,6% del fatturato,
nonostante il forte aumento degli oneri finanziari (+44%) e della pressione
fiscale che dal 25% arriva al 29,2% del risultato ante imposte. Crescono gli
investimenti strutturali, che a Lucca hanno segnato un +12%, con un picco del
+22% per le imprese medio-grandi. Sul fronte della redditività il ROI è salito
dal 5,3% al 6% mentre su quello della liquidità, il cash flow si attesta
all’11,8% dei ricavi. La patrimonializzazione è aumentata di 3 punti,
raggiungendo il 43,8% dell’attivo. Tra i settori spicca la cantieristica
nautica, che segna un aumento del 29% del fatturato, portando con sé un
miglioramento di tutti gli indicatori finanziari. Al contrario, le industrie
alimentari e l’agricoltura si confermano tra i comparti meno redditizi, con
livelli di patrimonializzazione tra i più bassi. Nella carta-cartotecnica, il giro
d’affari è sceso del 7% ma la capacità del settore di contenere i costi
operativi ha permesso un significativo incremento della redditività, con
l’utile che è passato dal 7% al 10,8% dei ricavi.
Le 2.800 società di Massa-Carrara hanno totalizzato
5,3 miliardi di euro di produzione e un utile netto di quasi 300 milioni.
Nonostante un contesto più fragile rispetto alle altre province, il sistema
imprenditoriale apuano ha comunque mostrato un aumento della solidità patrimoniale:
il patrimonio netto ha infatti aggiunto il 48,5% dell’attivo, il valore più
alto tra le tre province. La maggior parte degli indicatori economici ha però mostrato
segnali di indebolimento: mentre l’utile netto è sceso dal 6,2% al 5,9% del
fatturato, penalizzato soprattutto dalle difficoltà delle micro e piccole
imprese. Il rendimento del capitale investito (ROI) è sceso dal 6,4% al 6% e la
produttività del lavoro ha registrato un peggioramento di un punto a causa
dell’aumento delle spese per il personale. Dal punto di vista settoriale, la
cantieristica nautica si conferma il comparto più dinamico, con un incremento
del fatturato del 21%, un miglioramento dell’utile e il rafforzamento di tutti
i principali indicatori di bilancio. Di contro, la filiera lapidea ha
registrato un andamento negativo. Il comparto della trasformazione ha subito
una contrazione del 7% del fatturato, dovuta in particolare alla flessione
dell’export, con una conseguente riduzione dell’utile, che rimane tuttavia
elevato, sceso dal 13,5% all’11,4% dei ricavi. Il settore ha comunque mantenuto
un alto livello elevato di liquidità e una patrimonializzazione prossima al
60%. Più critica la situazione del settore estrattivo il cui fatturato è calato
del 12% e l’utile si è ridotto dal 7,5% al 6,9% del fatturato.
Le 6.600 società di capitali
pisane hanno registrato un valore della produzione di 15,5 miliardi di euro, un
valore aggiunto di 4,1 miliardi e utili per 770 milioni di euro. L’aumento del
costo del credito ha inciso sulle strategie di investimento, ma le imprese
hanno saputo mantenere una buona capacità di gestione finanziaria. Anche la
pressione fiscale è aumentata, con un’incidenza passata dal 29,6% al 30,4% del
risultato ante imposte. Dal punto di vista finanziario, la patrimonializzazione
è migliorata, la liquidità è rimasta stabile, mentre si sono osservate
flessioni nella redditività e nella produttività del lavoro. In particolare, il
ROI è sceso dal 6,7% al 6,3%. L’utile netto si è leggermente ridotto, passando
dal 5,4% al 5,2%, principalmente a causa della flessione delle medio-grandi
imprese, che hanno risentito di un aumento della pressione fiscale e di un
forte incremento degli interessi passivi sui debiti, il cui peso è quasi
raddoppiato, passando dal 10,8% al 17,4% del risultato ante oneri finanziari. A
livello settoriale, le principali specializzazioni produttive hanno registrato un
2023 meno brillante rispetto al 2022. La chimica e farmaceutica ha registrato
un calo del 5% del fatturato, con ripercussioni limitate sugli indicatori economico-finanziari.
Anche il settore dei mezzi di trasporto ha subito una contrazione del 3%, ma ha
compensato le perdite con un’efficace gestione dei costi operativi, riuscendo
ad aumentare l’utile e migliorare diversi indicatori economici. Più critica la
situazione per il settore delle pelli-cuoio, che ha vissuto un anno particolarmente
difficile: il fatturato si è contratto dell’8% a causa della riduzione
dell’export, l’utile si è più che dimezzato, passando dal 5% al 2% del
fatturato, e tutti gli indicatori finanziari hanno mostrato un peggioramento,
con l’unica eccezione della patrimonializzazione, che è salita dal 44% al 47%.
La nota completa di grafici e tabelle per ciascuna delle tre
province è allegata a questo comunicato stampa ovvero scaricabile dal
sito
www.isr-ms.it.
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