Fra eremi e santuari pellegrini di speranza col “Papa delle Dolomiti”

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito




Il Santuario della Madonna di Pietralba (Bolzano): uno dei luoghi più amati dal beato Albino Luciani, che vi venne più volte in pellegrinaggio – foto Alamy

Non accade tutti i giorni che un ragazzo confidi a un amico il sogno di partecipare – un domani, da “grandi” – a un Concilio della Chiesa cattolica, e che quel desiderio si compia davvero, per tutti e due. Non accade tutti i giorni che un vescovo e patriarca si metta a scrivere “lettere aperte” non solo a “Illustrissimi” personaggi della storia o della letteratura, ma addirittura a un orso, a modo suo anch’esso illustre. E non accade tutti i giorni che due futuri Pontefici si incontrino, entrambi vescovi, e ne nasca un rapporto intessuto di amicizia e stima; e che un giorno, ad uno dei due, sia chiesto di testimoniare al processo di beatificazione dell’altro. Anzitutto, però: non accade tutti i giorni che un figlio delle Dolomiti, nato in una famiglia umile, cresciuto sperimentando in prima persona le prove e le fatiche che segnano la vita delle genti della montagna – ma anche condividendone la fede, la devozione, la spiritualità – diventi Papa. Ebbene: tutto questo, e tanto altro, è accaduto ad Albino Luciani. Come potrà scoprire chi, in quest’Anno giubilare, si farà “pellegrino di speranza” nei luoghi della vita e della missione del beato Giovanni Paolo I.

Rivolti a questi pellegrini ecco i due itinerari messi a punto dalla Fondazione Papa Luciani e dal Musal-Museo “Albino Luciani” di Canale d’Agordo (Belluno), descritti in agili guide – entrambe con la prefazione del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano – che si possono chiedere scrivendo a info@fondazionepapaluciani.com. Due proposte lanciate recentemente, assieme ad una terza, il “Giubileo dei Pontefici”, un itinerario che fra Lombardia e Veneto tocca i luoghi dei Papi lombardi e veneti del ’900 – Pio X, Pio XI, Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo I (di cui Avvenire ha parlato il 16 febbraio scorso: https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/pellegrini-fra-lombardia-e-veneto-sui-passi-di-cin).

Il primo itinerario dedicato a Giovanni Paolo I s’intitola “Dalle Dolomiti alla Cattedra di Pietro”. Si parte da Canale d’Agordo – dove Luciani vide la luce il 17 ottobre 1912 e dove sono visitabili la casa natale, il Museo Luciani, la chiesa arcipretale di San Giovanni Battista, dove venne battezzato e ricevette i sacramenti, e altri luoghi – per toccare Feltre, Agordo, Belluno; quindi Vittorio Veneto, dove Luciani fu vescovo, poi Venezia, che lo accolse patriarca, infine Roma, dove venne chiamato a servire la Chiesa come Papa. Filo conduttore del cammino di Luciani fu il «lasciarsi guidare dalla Provvidenza» che lo portò «ad accettare di scalare vette che non aveva previsto, né voluto, a ricoprire ruoli di servizio e di responsabilità ai quali mai aveva aspirato, cercando sempre piuttosto l’ultimo posto», scrive il cardinale Parolin nella prefazione. Farsi pellegrini fra chiese, santuari, seminari e altri luoghi legati alla vita di Luciani, diventa via esemplare per riscoprirne l’umanità, la spiritualità, il magistero.

L’altra proposta s’intitola “Il Papa delle Dolomiti” ed è tutta dedicata alle chiese e ai santuari alpini ai quali Luciani era particolarmente legato. Anche questo itinerario parte da Canale d’Agordo. Da qui, «fin da piccolo», Luciani «era stato abituato dai nonni e dai genitori a compiere a piedi lunghi pellegrinaggi ai luoghi mariani più cari alle genti di montagna. Tra questi sicuramente egli era legato al Santuario della Madonna di Pietralba-Weissenstein, in Sudtirolo, e ai Santuari della Madonna di Pinè e di San Romedio, in Trentino. Negli ultimi anni da cardinale era abituato a passare alcuni giorni estivi proprio a Pietralba», sottolinea Parolin nella sua prefazione. E proprio nel Santuario di Pietralba, lo scorso 29 settembre, è stato inaugurato un dipinto che ritrae il “Papa del sorriso” sullo sfondo del Catinaccio (https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/nell-agenda-del-46-appuntamento-estivo-con-papa).

Particolare del dipinto di Gotthard Bonell, dedicato a Giovanni Paolo I, ritratto sullo sfondo del Catinaccio, esposto dal 29 settembre 2024 nel Santuario di Pietralba (Bolzano)

Particolare del dipinto di Gotthard Bonell, dedicato a Giovanni Paolo I, ritratto sullo sfondo del Catinaccio, esposto dal 29 settembre 2024 nel Santuario di Pietralba (Bolzano) – .

Luogo di grande fascino, visitato da Luciani come dai suoi nonni e dai compaesani, il Santuario di San Romedio è un complesso formato da più chiese e cappelle costruite sulla roccia, collegate da una scalinata di 131 gradini. In un’area verde nei pressi del Santuario, hanno avuto asilo, nel tempo, vari esemplari di orso. Un modo per rievocare un fatto leggendario. Si narra che Romedio di Thaur, l’eremita che per primo abitò questi luoghi, dovendo recarsi a Trento dal vescovo Virgilio, ebbe il cavallo sbranato da un orso. Il santo riuscì prodigiosamente ad ammansire la bestia. Che non solo divenne sua cavalcatura in quell’occasione, ma anche suo compagno fino alla morte. Ebbene: all’orso di San Romedio Luciani dedicò una delle lettere aperte a personaggi del passato raccolte nel volume Illustrissimi. E formulò una preghiera: «O Signore, addomestica me pure, rendimi più servizievole e meno orso!».

Il Santuario di San Romedio, in Trentino, meta di pellegrinaggi dei nonni e dei compaesani di Luciani, oltre che dello stesso futuro Papa

Il Santuario di San Romedio, in Trentino, meta di pellegrinaggi dei nonni e dei compaesani di Luciani, oltre che dello stesso futuro Papa – foto Alamy

Fra i luoghi visitati da Luciani ragazzo, assieme al suo parroco e ad un amico, Saba De Rocco, in occasione di un pellegrinaggio a piedi, si ricorda Santa Maria Maggiore, la chiesa del Concilio di Trento. Davanti a un quadro che raffigura i padri conciliari (oggi è custodito al Museo Diocesano Tridentino), il futuro Papa disse all’amico: «Che bello sarebbe se un domani anche tu e io fossimo lì, in un Concilio…». Così avvenne: Luciani e De Rocco si ritrovarono, padri conciliari, alla prima sessione del Vaticano II.

L’itinerario tocca anche il Seminario di Bressanone, dove avvenne «all’inizio di agosto del 1977 il celebre primo incontro con l’allora neo arcivescovo di Monaco e Frisinga Joseph Ratzinger», ricorda Parolin. Che riprende le parole dello stesso Luciani: «Pochi giorni fa mi sono congratulato con il cardinale Ratzinger, nuovo arcivescovo di Monaco: in una Germania cattolica, ch’egli stesso deplora come affetta, in parte, di complesso antiromano e antipapale, ha avuto il coraggio di proclamare alto che “il Signore va cercato là dov’è Pietro”. Ratzinger mi è parso in quell’occasione un profeta giusto. Non tutti quelli che scrivono e parlano hanno oggi lo stesso coraggio». Il futuro Benedetto XVI, è l’«unico papa emerito ad aver testimoniato in un processo di canonizzazione, quello del suo predecessore Giovanni Paolo I», annota infine il segretario di Stato. Che riconosce come questo itinerario possa offrire «un contributo significativo per conoscere meglio la spiritualità mariana delle Dolomiti di papa Luciani». E la grandezza di un Papa «il valore del cui pontificato “è inversamente proporzionale alla sua durata”, come felicemente disse di lui il suo successore san Giovanni Paolo II».





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link