In Sicilia, soldi per sagre e comuni “amici”

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#finsubito


Editoriale

di Dino Giarrusso





La Sicilia non è solo bellissima, non è solo speciale, non ha soltanto cibo di superba qualità, mare limpido, vulcani imponenti, magie, leggende e uomini che hanno fatto (e subito) la storia, ma anche caratteristiche inedite alle altre regioni. Lo statuto speciale, infatti, quell’autonomia ormai mitologica più di Colapesce, Polifemo e tutti i ciclopi messi insieme, consente cose che altrove sono impossibili, o per lo meno molto complicate. Così assistiamo tutti gli anni a questo fenomeno che probabilmente verrà studiato dai posteri, noto come “la finanziaria”, dove tutti i deputati dell’ARS hanno la possibilità di spendere dei soldi pubblici un po’ come gli pare, e dopo averlo fatto si vantano sui social e nelle interviste, dicendo che hanno portato risorse sul territorio. In realtà non si vantano delle risorse ma proprio dei soldi, e il lancio sui social è del tipo: “600.000 euro per la rotonda di San Giovanni evangelista!” con la foto del deputato in primo piano, tutto orgoglioso. Per carità, valorizzare il territorio che ti ha eletto non è solo giusto, è doveroso. Ed è doveroso battersi affinché non solo i grandi capoluoghi, ma anche i borghi e le zone meno fortunate vengano valorizzate e rese vivibili, poiché i cittadini italiani son tutti uguali secondo Costituzione. Ma è proprio l’articolo 3 della Costituzione che in nome dell’uguaglianza implicitamente vieta trattamenti diseguali per cittadini (e associazioni di cittadini) diversi. E dare soldi pubblici in modo discrezionale, sulla base dunque di scelte personali dei singoli deputati, non pare sia stato granché apprezzato dal MEF, che sta contestando (finalmente!) almeno 22 articoli della finanziaria regionale sicula per poca chiarezza nell’assegnazione dei fondi. Non si tratta di una manciata di caramelle, ma di circa 50 milioni di euro su cui va fatta piena luce. Sono soldi pubblici, lo ricordiamo, soldi ottenuti dalle tasse che tutti noi paghiamo. Non c’è niente di male a finanziare strade, scuole, palestre, centri culturali, ci mancherebbe altro. Potrebbe essere male, però, discriminare determinati comuni -che magari sono più virtuosi di altri- e lasciarli a bocca asciutta perché non c’è un deputato “amico” a provvedere. Il sindaco di Cerda e capogruppo della Lega all’ARS Salvo Geraci, ad esempio, ha ottenuto secondo Il quotidiano di Palermo 225mila euro per il bilancio comunale e 110mila per la Sagra del Carciofo. Ora, ci chiediamo: siamo sicuri che non ci fosse una sagra della zucchina più meritevole di quel contributo? Abbiamo già parlato di quanto fossero discutibili alcune di queste mancette, come quei soldi arrivati a Ragusa anche grazie alla deputata M5S Stefania Campo e finiti in parte al suo ex-assistente. Il problema è sempre lo stesso, ed il MEF chiedendo chiarimenti a Renato Schifani lo mette nero su bianco: “Mancano criteri obiettivi e trasparenti nella scelta dei beneficiari”. Non è un caso se 103 associazioni riunitesi nel cartello Stati generali dello spettacolo hanno lamentato di essere state escluse dai contributi a pioggia solo per non avere legami diretti con deputati e gruppi all’ARS. Persino il terremoto che ha scosso FdI in Sicilia è in parte connesso alla gestione di questi fondi, con l’autosospensione del deputato Auteri. Inoltre lo Stato ha raccomandato alla Sicilia più volte di rispettare il piano di rientro dal deficit sanitario, il che significa che qualunque risorsa non destinata ad urgenze indispensabili, andrebbe dirottata sulla sanità, devastata dal debito. Parafrasando Draghi verrebbe da chiedersi: preferite finanziare “Le radici del cannolo” (sic!) con centomila euro, o avere un posto letto in ospedale in più?


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