Intervista a RAFFAELA PIGNETTI presidente ASI CASERTA membro del Cda della CISE e componente dell’Assemblea dei soci del CIRA – StartUp Magazine

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Alessandra D’Amato: Buongiorno Presidente, grazie per aver ospitato me e startup magazine presso i suoi uffici istituzionali. Se per lei va bene, inizierei parlando della sua esperienza alla guida di ASI Caserta dal 2014. Qual è stato il percorso che l’ha portata a diventare Presidente di questa realtà?

Raffaela Pignetti: Grazie a lei, grazie per questa intervista. È molto divertente riaprire un cassetto della memoria ormai quasi socchiuso. Io arrivo all’ASI Caserta nel 2014, come ricordava lei, provenendo dal mondo bancario. Mi ero occupata di aziende, al Corporate e poi al Private, gestendo diversi clienti, tra cui anche per questo territorio campano e poi per quello romano. Quindi è stato un atterraggio in un mondo che conoscevo, ma da un altro punto di vista. E ora sono ormai quasi undici anni che presiedo questo Ente e lo faccio con la diligenza un po’ del bancario, che è lo stesso motivo per cui probabilmente fui scelta all’epoca, visto che la situazione era abbastanza dissestata dal punto di vista finanziario.

Alessandra D’Amato: Può raccontarci alcuni dei progetti più significativi che avete avviato in questi anni e come hanno contribuito alla crescita della provincia di Caserta?

Raffaela Pignetti: Questa provincia era una realtà industriale grandissima, molto vasta, ma poco conosciuta a livello nazionale, perché mancava una mappatura del territorio, oltre a mancare ovviamente delle infrastrutture strategiche.  Dopo la fase iniziale di ricostruzione della mappatura del territorio, quindi di identificazione del potenziale industriale di questo territorio, che era poco noto e anche poco comunicato, è stato importante poi focalizzare l’attenzione sulle infrastrutture strategiche. Dal punto di vista degli interventi che sono stati portati avanti, sicuramente i due fondamentali sono: la realizzazione della videosorveglianza e della vigilanza ambientale attraverso un Pon che ha finanziato il Ministero dell’Interno; il Pon Legalità-Terra dei fuochi, tema che oggi torna centrale dopo la sentenza che ha condannato l’Italia per non aver dato una importanza tale da sconfiggere il fenomeno degli incendi e degli interramenti dei rifiuti in questa provincia. Quindi noi ci siamo occupati, ancor prima che questo avvenisse, della realizzazione di un progetto che vada a monitorare il territorio, perché quello che è fondamentale comprendere è che la realtà industriale è sopravvissuta a questi fenomeni con una grande energia che si è contrapposta a quella della criminalità organizzata, con un tessuto imprenditoriale che ha continuato ad investire in questo territorio, nonostante ci fossero questi problemi enormi dal punto di vista ambientale. Abbiamo portato avanti questo progetto portando avanti il monitoraggio del territorio. L’altro progetto di cui mi piace raccontare è un progetto dal punto di vista sociale, perché combattere alcuni fenomeni significa sradicarli dalle radici. Attraverso un progetto d’intesa col Ministero della Giustizia, che si chiama “Mi riscatto per il futuro”, ho realizzato una collaborazione con le case circondariali di questa provincia in modo da erogare una formazione finalizzata al recupero delle aree industriali. Stiamo parlando di un’area industriale composta da 14 agglomerati, estesa per circa 4.000 ettari, molto ampia, di cui mi occupo da 11 anni; quindi, ho una grande responsabilità sui risultati che si hanno dal punto di vista ambientale. Questo progetto, insieme ai finanziamenti ricevuti anche dalla Regione Campania, è stato molto utile per ripristinare le aree verdi di questo territorio e il manto stradale. È stato quindi un contributo, da parte di chi aveva commesso dei reati, finalizzato al miglioramento dell’area, quindi un vero e proprio riconoscimento del danno fatto al territorio, cercando di aiutare le imprese di questo territorio. Questo è stato ovviamente un riequilibrio rispetto a quello che era avvenuto in passato.

Alessandra D’Amato: Una delle sue priorità è la promozione della cooperazione tra istituzioni e imprese. Quali sono, secondo lei, i principali vantaggi di questa sinergia per le realtà locali e come si è concretizzata nel suo operato quotidiano?

Raffaela Pignetti: Come le dicevo prima, è fondamentale riconoscere alle imprese il lavoro che hanno fatto sul territorio e questo è un riconoscimento che può venire soltanto dalle istituzioni, perché ovviamente loro hanno continuato ad operare anche se questo territorio era dilaniato da criminalità, assenza di infrastrutture, carenza di politiche industriali che avessero una vision del futuro di quelle imprese. Quegli imprenditori eroi sono rimasti nonostante ci fossero tutte queste carenze, perché in realtà gestivano le loro aziende con dei patrimoni personali, e avevano molto più interesse a rimanere qui delle istituzioni. Oggi la cosa fondamentale è riportare un equilibrio e quindi aver dato la visione di quanto sono grandi le imprese nel nostro territorio, perché anche se stiamo parlando di piccole e medie imprese, sono grandi nell’opera che hanno portato avanti. Le istituzioni devono riconoscere a questo tessuto imprenditoriale tutti i vantaggi che ha portato al nostro territorio, facendolo rimanere un territorio ricco ed interessante, un territorio che ha continue richieste di nuovi insediamenti.  Le istituzioni devono focalizzare l’attenzione, su tutte quelle che possono essere le leve per continuare a farli rimanere qui, ma anche per farli investire ancora di più. E ovviamente io mi sono posta come interlocutore di mediazione in questo processo fondamentale, perché nel tempo non c’era stata una sinergia; invece, bisognava favorirla attraverso il dialogo con le istituzioni, anche passando attraverso un nuovo linguaggio che è quello delle donne. Come dico io, siamo abituate a tessere le relazioni come si faceva anche nelle famiglie, quindi ho cercato di portare ai tavoli quello che è l’argomento fondamentale e cioè il sostegno di un tessuto imprenditoriale, che mantiene l’economia della nostra regione, attraverso la gestione delle infrastrutture, ma anche attraverso il sostegno sociale, l’identificazione di tutti i percorsi formativi che sono fondamentali per i nostri giovani per rimanere all’interno del nostro territorio e non dover andare via a spendere le proprie esperienze, perché magari non si è riusciti ad inquadrare quali sono le professionalità di cui il nostro territorio ha veramente bisogno. 

Alessandra D’Amato: Lei ha sempre sottolineato l’importanza della trasparenza e dell’equità nella gestione delle risorse. Come vede il futuro della gestione pubblica e privata in questo senso, soprattutto per quanto riguarda le opportunità di sviluppo per le PMI del territorio?

Raffaela Pignetti: Ritengo che sia fondamentale per il raggiungimento di un’equità il riconoscimento delle varie realtà territoriali; sia fondamentale avere una politica industriale regionale e nazionale, che è quello che manca in questo Paese. Quindi per raggiungere l’equità bisogna riprendere le redini delle politiche industriali del nostro Paese e calarle prima a livello nazionale e poi a livello regionale, dando un equilibrio, facendo pesare i territori in relazione a quelle che sono le presenze delle imprese, perché ovviamente non possono esserci erogazioni di finanziamenti che non siano equilibrate a seconda della presenza delle imprese sul territorio. Questo è un elemento che può sembrare talmente banale, ma non lo è, perché le politiche industriali nel nostro Paese vengono calate a caso. Questo ovviamente non è un’accusa a nessuno, ma è un’accusa a tutti, nel senso che bisogna sedersi attorno a un tavolo e rendersi conto che per il bene del nostro Paese è fondamentale avere chiaro quali sono i processi strategici da mettere in atto per le politiche industriali e quali sono i finanziamenti per le infrastrutture e anche per il sostegno sociale di un territorio così importante come quello della nostra regione, che diventa punto di riferimento del Mezzogiorno, che è visto come il vero futuro del nostro Paese giacché si affaccia sui Paesi del Piano Mattei.Quindi stiamo parlando del vero ponte sullo sviluppo nazionale del nostro Paese.

Alessandra D’Amato: Con il suo impegno nel CIRA di Capua e nella Cise, come promuove la collaborazione tra l’ambito scientifico e quello imprenditoriale?

Raffaela Pignetti: Con la mia presenza nella Cise, che è una presenza tra i fondatori, abbiamo voluto fortemente creare una Confederazione perché diventasse punto di riferimento per lo sviluppo sia dei nostri territori ma anche per l’internazionalizzazione. E la conoscenza del mondo della ricerca come quella del CIRA, che è una realtà importantissima, mi ha dato l’opportunità di poter focalizzare l’importanza della ricerca e dello sviluppo per poter promuovere sui territori innovazione e anche studio attraverso l’innovazione dei dati e dell’analisi dei dati; per poterne fare una ricchezza, per promuovere tutte quelle che possono essere le imprese innovative. Quindi il mio è stato un punto di vista privilegiato. 

Alessandra D’Amato: La sua visione per il futuro della regione è molto focalizzata sullo sviluppo sostenibile e sull’innovazione. Quali sono, a suo avviso, le chiavi principali per il successo di una start-up nel contesto attuale? E quali sono gli aspetti che devono essere migliorati nella gestione delle start-up in Italia per garantire un’ulteriore crescita e sviluppo sostenibile?

Raffaela Pignetti: Le startup per la nostra regione in particolare sono fondamentali perché tutto quello che sarà innovazione da questo momento in poi, sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista energetico e dal punto di vista della sostenibilità, diventano degli asset fondamentali. Quindi io ritengo innanzitutto che si debba continuare ad investire per le startup del nostro Paese, in particolare della nostra regione, e si debbano focalizzare e mettere in connessione le varie startup del nostro territorio perché in diversi ambiti saranno applicate, ma questi ambiti devono dialogare tra loro. Oggi che l’argomento fondamentale è per esempio il settore energetico, tutte le startup che si stanno occupando dello sviluppo anche di software per la sostenibilità energetica e dello sviluppo di processi potranno mettere in connessione le diverse risorse energetiche che stiamo mettendo in campo. È chiaro che si sta iniziando a parlare di nucleare ma nel frattempo c’è da portare avanti le Comunità energetiche. Credo che quello che sarà fondamentale nel futuro sarà riuscire a connettere queste startup che si devono occupare dell’interazione anche di questi processi energetici. Sono molto curiosa di quale sarà il futuro. Noi abbiamo tra l’altro identificato un luogo dove, secondo me, potrebbero innestarsi dei meccanismi di ricerca e sviluppo attraverso il recupero dell’ex Olivetti che per me rappresenta anche un concetto di impresa che andrebbe replicato nel tempo.  Era un luogo in cui si faceva ricerca, dove c’era la sostenibilità sociale delle persone che lavoravano all’interno di quell’azienda e dove c’era anche una sostenibilità ambientale perché Olivetti si era inventato anche il riscaldamento dell’acqua per caduta. Oggi ovviamente facciamo delle cose molto più innovative ma serve per capire quello che era un primitivo esempio di quello che oggi dovrebbe diventare un’impresa attraverso lo sviluppo di startup innovative che dovrebbero portare proprio questo sul nostro territorio.

Alessandra D’Amato: Cosa si sente di dire ai giovani che vogliono intraprendere un percorso imprenditoriale oggi, in un contesto che, purtroppo, presenta ancora molte difficoltà?

Raffaela Pignetti: Sicuramente di stimolarli a continuare ad investire nel mondo dell’impresa perché io sono stata imprenditrice di me stessa. A volte leggo su Facebook questa definizione e mi fa un po’ sorridere perché anche quello è un punto di vista particolare, però quando una persona ha l’idea di sviluppare un progetto e ha le competenze per poterlo fare, ed è la base, perché tutto quello che è stato fatto qui è stato fatto soltanto perché c’era la possibilità e la competenza di poterlo fare altrimenti saremmo rimasti come undici anni fa. Quindi, quello che dico ai giovani è innanzitutto di investire tantissimo sulle proprie competenze e sulle competenze dei team che vanno a creare perché è fondamentale per avere successo, perché uno non vale uno; di comprendere quali sono i processi strategici in atto nell’ambito in cui loro vogliono investire e di investire per studiare quei processi per migliorarli, per accompagnare lo sviluppo delle imprese di questo territorio, ma anche per farle crescere e per metterle in connessione. Se dovessi consigliare attualmente ad un giovane di investire, gli consiglierei sicuramente di investire nello sviluppo di un prodotto o nello sviluppo di un processo, ma di investire tanto nel comprendere qual è il contesto dove si sta calando e quali possono essere veramente gli interessi strategici di quel territorio. Questo è l’errore che si fa spesso, di non comprendere dove si va ad investire, cosa c’è attorno a sé e come si può fare davvero business, perché poi l’imprenditore deve fare business e quindi non ci si focalizza su quali possono essere i vicini imprenditori di quel territorio.

Alessandra D’Amato: Questo è un preziosissimo consiglio, allora la ringrazio nuovamente ed è stato un piacere veramente, molto interessante, grazie!

Raffaela Pignetti: Grazie a lei e a tutte le start up che mi ascolteranno!



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