Pensione 2025: da Quota 103 a Opzione Donna, cosa cambia

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Il sistema della pensione è in continua evoluzione e, per capire meglio cosa succede, nello specifico per le pensioni anticipate flessibili, meglio conosciute come Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale, l’INPS ha fatto il punto sulle opzioni disponibili per il 2025. Con la circolare 53, pubblicata in questi giorni, ha, infatti, delineato il quadro generale. Esso mostra la proroga di alcune misure già sperimentate negli anni precedenti, con l’introduzione di significative novità e la conferma di diversi ostacoli.

Pensione, Quota 103: confermata

Anche per il 2025, i lavoratori potranno accedere alla pensione anticipata flessibile, la cosiddetta Quota 103, al raggiungimento di 62 anni d’età e 41 anni di contributi. Tuttavia, come già avvenuto nel 2024, questa misura mantiene diverse restrizioni che ne limitano l’attrattività. Innanzitutto, l’assegno pensionistico sarà calcolato interamente con il metodo contributivo, generalmente meno favorevole rispetto al sistema misto per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996.

Le limitazioni e le tempistiche

Oltre al calcolo, è previsto anche un tetto massimo all’importo lordo mensile, fissato a quattro volte il trattamento minimo INPS (603,40 euro per il 2025), per un valore complessivo di 2.413,60 euro al mese. L’eventuale parte eccedente dell’assegno verrà corrisposta solo al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia. Da sottolineare poi, l’incompatibilità della pensione anticipata con qualsiasi reddito da lavoro, con la sola eccezione del lavoro autonomo occasionale entro il limite di 5.000 euro annui. Per quanto riguarda le tempistiche di accesso, i lavoratori che matureranno i requisiti nel 2025, dovranno attendere un periodo di 7 mesi dalla data di maturazione dei requisiti, se dipendenti del settore privato o autonomi, mentre per i dipendenti pubblici la finestra si allarga a 9 mesi.

Novità e conferme per le pensioni anticipate nel 2025 (Getty Images)

Opzione Donna: focus sulle lavoratrici

Particolare attenzione merita il capitolo dedicato alle lavoratrici. Come chiarito dall’Istituto previdenziale nella sua circolare, il 2025 conferma senza modifiche i requisiti per accedere a Opzione Donna, misura che consente alle lavoratrici di andare in pensione anticipatamente. I requisiti, che erano da maturare entro il 31 dicembre 2024, rimangono invariati: 61 anni d’età (ridotti a 60 per le donne con un figlio e a 59 per quelle con due o più figli o in situazioni di crisi aziendale) e 35 anni di contributi. Va, però, ricordato che questa misura è riservata a categorie specifiche di lavoratrici:

  • dipendenti o licenziate da imprese con tavoli di crisi aperti (che devono risultare attivi almeno al 1° gennaio 2025)
  • donne con una riduzione della capacità lavorativa pari o superiore al 74%
  • caregiver che assistono da almeno sei mesi persone disabili conviventi in situazione di gravità secondo la Legge 104.

L’assegno pensionistico, per chi accede a Opzione Donna, viene calcolato esclusivamente con il metodo contributivo, aspetto che può comportare, anche in questo caso, una riduzione dell’importo rispetto al sistema misto. Inoltre, l’erogazione avviene attraverso le consuete finestre mobili: 12 mesi dalla maturazione dei requisiti per le lavoratrici dipendenti e 18 mesi per le autonome.

Novità per le madri lavoratrici

Un’importante novità per le madri lavoratrici arriva dall’articolo 1, comma 179, della legge di Bilancio 2025, che innalza da 12 a 16 mesi il limite massimo della riduzione del requisito anagrafico per l’accesso alla pensione nel sistema contributivo, per le lavoratrici con quattro o più figli. Resta invariato il beneficio alternativo che permette di applicare un coefficiente di trasformazione maggiorato di un anno, in caso di uno o due figli, e di due anni per tre o più figli, ai fini del calcolo della pensione. È importante sottolineare che questo beneficio non viene applicato automaticamente, ma deve essere esplicitamente richiesto al momento della presentazione della domanda di pensione. Le lavoratrici madri, beneficiano anche di agevolazioni specifiche nell’ambito dell’Ape Sociale, con una riduzione del requisito contributivo pari a un anno per ciascun figlio, fino a un massimo di due anni.

Ape Sociale: prorogata al 2025

La circolare INPS, conferma che la manovra finanziaria ha esteso la possibilità di accedere all’Ape Sociale fino al 31 dicembre 2025, mantenendo invariati i criteri di accesso che, li ricordiamo, sono: aver compiuto almeno 63 anni e 5 mesi d’età e non aver ancora maturato i requisiti minimi per la pensione anticipata o di vecchiaia. I beneficiari devono appartenere a una delle seguenti categorie: dipendenti che svolgono mansioni gravose (la professione deve essere stata svolta per almeno 7 anni negli ultimi 10 o per almeno 6 anni negli ultimi 7), invalidi civili al 74%, dipendenti disoccupati che hanno esaurito il trattamento di NASpI o equivalente, o caregiver che assistono da almeno 6 mesi persone con disabilità.

Quando presentare le domande

I requisiti contributivi, prevedono almeno 30 anni per disoccupati, invalidi civili e caregiver, e almeno 36 anni per i lavoratori impegnati in mansioni gravose. Come già menzionato, per le lavoratrici madri di tutte le categorie è prevista un’ulteriore riduzione del requisito contributivo. Le domande per l’Ape Sociale possono essere presentate in tre finestre temporali: dal 1° gennaio al 31 marzo, dal 1° aprile al 15 luglio e dal 16 luglio al 30 novembre. Anche in questo caso, la prestazione non è cumulabile con redditi da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione dei redditi da lavoro autonomo occasionale entro il limite di 5.000 euro lordi annui.

Altre misure per il 2025

Limitatamente all’anno 2025, l’INPS ha annunciato, nella sua circolare, anche un aumento di 8 euro mensili dell’importo dell’incremento della maggiorazione sociale del trattamento pensionistico. Inoltre, viene incrementato di 104 euro annui il limite reddituale massimo oltre il quale tale incremento non è riconosciuto.

Pensioni, approccio consolidato

Le misure previste per quest’anno riflettono un approccio ormai consolidato: offrire percorsi di uscita anticipata dal lavoro, ma con meccanismi di calcolo generalmente meno favorevoli rispetto al sistema ordinario e con tetti all’importo degli assegni. Una strategia che sembra voler scoraggiare un ricorso massiccio a questi strumenti, ma che garantisce comunque una possibilità a chi preferisca uscire lo stesso dal mondo del lavoro.

iO Donna ©RIPRODUZIONE RISERVATA





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