TÜV SÜD: “La moda inquina più dei voli aerei”

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito


Sono da poco terminate le sfilate sulle passerelle di Milano e di
Parigi, eventi che ancora una volta hanno messo in luce l’importanza
dell’industria tessile nel panorama globale. Questo settore, da sempre centrale
nella nostra società, continua a influenzare cultura, economia e innovazione,
ma al contempo porta con sé un impatto ambientale che non può essere
sottovalutato. Un aspetto cruciale per comprendere tale impatto è la Carbon
Footprint, ovvero l’impronta di carbonio, che misura le emissioni di gas serra
generate durante l’intero ciclo di vita di un prodotto, dalla produzione alla
distribuzione, fino al suo smaltimento. La consapevolezza di questo impatto sta
crescendo, spingendo il settore a riflettere su come possa evolversi in modo
più sostenibile, senza compromettere l’eleganza e la qualità che da sempre lo
caratterizzano.

L’evoluzione del settore e le sue conseguenze

Negli ultimi decenni, il comparto della moda ha subito trasformazioni
radicali: dalla produzione stagionale alla fast fashion e, più recentemente,
alla ultra-fast fashion. Questa accelerazione ha portato a una crescita
esponenziale nella realizzazione di capi d’abbigliamento, con un conseguente
aumento del consumo di risorse e delle emissioni di carbonio. Oggi, il settore
tessile è responsabile di circa il 10% delle emissioni globali di CO2, un
valore superiore alla somma delle emissioni di tutti i voli internazionali e
del trasporto
marittimo messi insieme.

Il ruolo dei consumatori e delle normative

Questo scenario impone una riflessione profonda sulle responsabilità
delle aziende e dei consumatori. La produzione intensiva ha determinato un
aumento dello spreco: enormi quantità di tessuti finiscono in discarica ogni
anno, aggravando il problema ambientale. La sfida, quindi, non è solo ridurre
le emissioni, ma anche ripensare l’intero modello produttivo, adottando un
approccio che integri la sostenibilità in ogni fase del ciclo di vita del
prodotto.

Le pressioni per un cambiamento arrivano sia dai consumatori che dalle
normative internazionali. Da un lato, i clienti sono sempre più consapevoli e
richiedono trasparenza su materiali e processi produttivi. Dall’altro, le
istituzioni impongono regolamenti più stringenti, come il Regolamento
dell’Unione Europea sulla progettazione di prodotti sostenibili, che introduce
criteri rigorosi per favorire la circolarità e ridurre l’impatto ambientale del
settore tessile.

   

La misurazione dell’impronta di carbonio

Per quantificare con precisione l’impatto ambientale, si utilizza il
metodo Product Carbon Footprint, basato sullo standard ISO 14067. Questo
strumento consente di valutare le emissioni generate in ogni fase della
filiera, dalla produzione delle materie prime alla fabbricazione, distribuzione
e smaltimento. Grazie a questa metodologia, è possibile individuare le aree
critiche e adottare strategie efficaci per ridurre l’impronta di carbonio.

Soluzioni per un futuro sostenibile

Le strategie per rendere il comparto più sostenibile sono molteplici.
L’adozione di energie rinnovabili nei processi produttivi, l’ottimizzazione
delle fasi di lavorazione per ridurre il consumo energetico e l’impiego di
materiali innovativi, come biopolimeri e coloranti naturali, rappresentano
passi concreti verso un futuro più responsabile. Inoltre, il riciclo dei
materiali e la promozione di un’economia circolare possono contribuire
significativamente alla riduzione dell’impatto ambientale.

Un settore responsabile

Il cambiamento è necessario e urgente. L’industria tessile può diventare
un esempio nella transizione ecologica, trasformandosi in un simbolo non solo
di stile, ma anche di responsabilità ambientale. Il momento di agire è ora:
solo attraverso un impegno collettivo tra aziende, istituzioni e consumatori
sarà possibile costruire un futuro in cui la moda sia sinonimo di innovazione e
sostenibilità.

Il ruolo di TÜV Italia nella certificazione della sostenibilità

Per garantire trasparenza e credibilità nel percorso verso un settore
più sostenibile, le aziende possono affidarsi a enti certificatori indipendenti
come TÜV Italia. Questo ente opera secondo standard internazionali
riconosciuti, tra cui la ISO 14067, che disciplina il calcolo dell’impronta di
carbonio dei prodotti, e la ISO 14040 e 14044, che regolano l’analisi del ciclo
di vita (LCA – Life Cycle Assessment). Attraverso queste certificazioni, è
possibile verificare in modo oggettivo le dichiarazioni ambientali dei brand e
promuovere pratiche virtuose nel settore tessile.

Inoltre, TÜV SÜD ha recentemente lanciato il podcast “100% Made in
Sustainability”
,
con l’obiettivo di chiarire i concetti
fondamentali della sostenibilità nel settore, spesso soggetti a interpretazioni
ambigue. Il podcast nasce per offrire un orientamento sia ai consumatori che
all’intera filiera produttiva, facendo luce sulla confusione generata da
pratiche come il greenwashing e dalla crescita della fast fashion, che negli
ultimi vent’anni ha trasformato radicalmente le abitudini di consumo.
Attraverso otto episodi, il podcast fornisce spiegazioni chiare su ciò che sta
accadendo, con particolare attenzione agli sviluppi in Europa, per contribuire
a un futuro più sostenibile.

“La classe non è acqua”, ma deve essere anche sostenibile. In un mondo
in cui la bellezza e l’eleganza non possono più essere separate dalla
responsabilità ambientale, è fondamentale che l’industria tessile evolva,
abbracciando un futuro in cui la qualità e il design si uniscano a scelte
consapevoli per il pianeta. La vera classe è quella che guarda al domani, senza
sacrificare il presente.

 

Raffaella Santoro Direttrice per lo sviluppo dei servizi strategici per la divisione
(Softlines) moda in TÜV SÜD



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link