un modello ricorrente di espansione regionale · Global Voices in Italiano

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito


Screenshot dal video YouTube [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] pubblicato dal canale SyriaTV che racconta la Conferenza per il dialogo nazionale indetta dal nuovo governo di Damasco. Uso lecito e corretto.

Il 25 febbraio 2025, mentre il nuovo governo siriano convocava la Conferenza per il dialogo nazionale per decidere le sorti del Paese post–conflitto, Israele lanciava [ar] massicce operazioni militari raggiungendo la periferia meridionale di Damasco.

Questa mossa aggressiva è stata compiuta in concomitanza con le ultime dichiarazioni [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] del primo ministro israeliano in cui afferma che Israele non tollererà la presenza di forze militari siriane a sud di Damasco, esprimendo apertamente la volontà di una demilitarizzazione della Siria meridionale. Netanyahu ha detto chiaramente: “Non permetteremo alle forze dell’HTS o del nuovo esercito siriano di entrare nel territorio a sud di Damasco. Esigiamo la demilitarizzazione totale della Siria meridionale, nelle province di Quneitra, Daraa and Sweida.” 

Netanyahu ha inoltre dichiarato di essere determinato a “proteggere” la comunità dei drusi siriani che abita questi territori nonché quella delle alture del Golan occupate, parole che però hanno destato i timori dei drusi, agli occhi dei quali l’intento israeliano non è che un’interferenza abusiva, condannando così l’invasione dei territori siriani.

I raid aerei israeliani hanno colpito le basi militari situate nella città di Al-Kiswah, nei pressi di Damasco, nonché nella provincia meridionale di Daraa. Il ministro della difesa israeliano Israel Katz ha rivendicato queste operazioni, affermando che queste ultime erano state condotte quali misura preventiva per impedire alle forze del regime siriano e ai gruppi a esso affiliati di radicarsi nella fascia di sicurezza indicata.

Destabilizzare la Siria

Le operazioni condotte da Israele sono state viste quali tentativi da parte di quest’ultimo di destabilizzare gli sforzi di ricostruzione della Siria in concomitanza con un evento fondamentale per la rinascita nazionale. 

La giornalista Monica Marks si è espressa così su X:

Non dimentichiamo che Israele ha bombardato Damasco proprio la sera in cui con la Conferenza per il dialogo nazionale in Siria il Paese prometteva di impegnarsi a favore di libertà di espressione, giustizia e uguaglianza per tutti.

Destabilizzare i progressi pluralisti e pragmatici della Siria ricorrendo all’aggressione militare non è altro che pericolosamente controproducente.

La Conferenza per il dialogo nazionale, organizzata dalle nuove autorità al potere in Siria, si era riproposta di tracciare il piano di azione politico per il Paese in seguito alla caduta dell’ex-presidente Bashar al-Assad nel mese di dicembre 2024. Con la dichiarazione conclusiva della Conferenza per il dialogo nazionale, si esprimeva la condanna degli attacchi israeliani, chiedendo altresì il ritiro delle forze israeliane dai territori siriani.

La giornalista siriana Lama Al Shami ha commentato gli eventi con queste parole su X:

Gli attacchi israeliani alla Siria proprio in concomitanza con la Conferenza per il dialogo nazionale rappresentano un’eclatante violazione della sovranità nazionale siriana, oltre a essere un’operazione ovviamente pianificata.

Una Siria libera spaventa Israele. Chiunque viva ancora nella convinzione che il nuovo governo di transizione sia stato creato dai sionisti è folle.

Le recenti operazioni militari israeliane seguono a una serie di escalation, tra cui l’invasione da parte delle forze israeliane di una zona demilitarizzata del territorio siriano sotto il controllo delle Nazioni Unite in seguito al crollo del regime di Assad. Netanyahu ha dichiarato la volontà israeliana di mantenere il controllo su tale territorio per tutto il tempo necessario a impedire al nuovo esercito siriano e ai gruppi a esso affiliati di essere attivi e muoversi in prossimità dei confini con Israele.

Nel mese di dicembre 2024, subito dopo la caduta del regime di Assad, Israele aveva lanciato una campagna di bombardamenti inaudita, definita la più massiccia di sempre, portando alla pressoché totale distruzione dell’infrastruttura militare siriana, con le sue basi e il suo arsenale, e minando pertanto in misura sensibile le capacità difensive del Paese.

Una mappa termica realizzata dall’organizzazione no-profit Armed Conflict Location & Event Data (ACLED) permette di avere immediatamente un’idea visiva della campagna di bombardamenti israeliani di dicembre:

Stando alle ultime informazioni di @ACLEDINFO:

• oltre 300 attacchi israeliani in Siria nel 2024, di cui 1/3 in seguito all’8 dicembre

• Il numero di attacchi del mese di dicembre 2024 sarà superiore al numero totale di attacchi registrati nel 2023

• 70%-80% delle risorse militari di Assad distrutto in 48 ore

• 8 paesi delle province di Quneitra, Daraa e della periferia di Damasco sono finiti sotto il controllo israeliano

Tali attacchi rappresentano una violazione dell’Accordo sul disimpegno tra Israele e Siria del 1974 nonché un’ulteriore escalation regionale in quanto Israele continua a portare avanti la sua espansione senza attenuanti nei Paesi vicini, compresi Cisgiordania e Libano.

Un’aggressione a livello regionale

La condotta aggressiva da parte di Israele va ben oltre i confini siriani. Nei territori palestinesi occupati, specialmente in Cisgiordania, le operazioni militari israeliane si sono intensificate. Dallo scoppio del conflitto nel mese di ottobre 2023 oltre 800 palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania, stando a quanto riportato dalle Nazioni Unite che hanno documentato numerose violazioni del diritto internazionale da parte dell’esercito israeliano in Cisgiordania. Oltre 40.000 palestinesi sono stati sfollati da territori quali il campo profughi di Jenin a causa delle offensive militari in corso.

La Cisgiordania è governata dall’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), che ha attivamente arrestato e, in alcuni casi, ucciso palestinesi sospettati di essere affiliati a gruppi di resistenza. Nel mese di gennaio 2025, l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) ha avviato una massiccia operazione di repressione nel campo profughi di Jenin, che ha provocato vittime tra i civili, tra cui una giovane donna e studentessa di giornalismo, Shatha Sabbagh, suscitando una pubblica indignazione.

Per di più, la guerra di Israele contro Gaza ha avuto un impatto umanitario disastroso. La guerra, che per la Corte internazionale di giustizia costituisce un possibile caso di genocidio, ha sfollato circa 1,9 milioni di persone, ovvero quasi il 90% della popolazione di Gaza. A causa della portata massiccia della distruzione molte persone hanno perso le loro case, con il 92% delle abitazioni pesantemente danneggiate o distrutte

Il precario cessate il fuoco a cui si è giunti nel mese di gennaio 2025 non è bastato a placare le tensioni. I recenti accordi tra Israele e Hamas hanno implicato lo scambio di prigionieri in vita nonché dei corpi di quelli deceduti per il rilascio di prigionieri palestinesi. Tuttavia, Israele ha violato tale accordo in occasione dell’ultima serie di scambi, non rilasciando circa 600 prigionieri palestinesi e bloccando l’ingresso di case mobili e altri beni umanitari che avrebbero dovuto alleviare la sofferenza della popolazione sfollata a Gaza. A causa di ciò, negli ultimi giorni sono morti diversi bambini palestinesi per il freddo.

La condanna internazionale

La comunità internazionale ha espresso i propri timori per gli atti commessi da Israele. La Syrian Network for Human Rights ha condannato le invasioni israeliane in territorio siriano, mentre l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha espresso profonda preoccupazione sull’uso illegale della forza letale a Jenin, nella Cisgiordania occupata. Le organizzazioni per i diritti umani hanno criticato lo sfollamento dei civili — il più massiccio dal 1967 — nonché la distruzione  delle infrastrutture, lanciando un appello per l’accountability e il rispetto del diritto internazionale.

Tuttavia, con il continuo supporto degli Stati Uniti — specialmente con Donald Trump in carica, il quale ha prorogato il sostegno al conflitto israeliano del suo predecessore — le politiche israeliane subiscono ripercussioni limitate a livello internazionale. Gli Stati Uniti continuano a sostenere Israele, esercitando pressioni sui Paesi vicini affinché si allineino a strategie che i critici definiscono quale “pulizia etnica” della popolazione palestinese di Gaza e della Cisgiordania.

Le ultime operazioni militari condotte da Israele in Siria, Libano e nei territori palestinesi occupati hanno portato all’escalation delle tensioni regionali, oltre a esasperare le crisi umanitarie. Il periodo temporale con cui sono subentrate tali operazioni, che si sono andate a sovrapporre alla Conferenza per il dialogo nazionale in Siria nonché alle negoziazioni per il cessate il fuoco con Hamas, fa pensare a un intento strategico per affermare la propria egemonia e il proprio influsso sulla regione, approfittando di un generale contesto di impunità a livello internazionale che minaccia il peso del diritto internazionale in tutto il mondo. La comunità internazionale non ha avuto una reazione coerente e uniforme al suo interno, alternando appelli alla moderazione e all’accountability a tornaconti e alleanze geopolitiche.





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link