«Entro maggio» verrà pubblicato il Libro Bianco made in Italy 2030 con la strategia e gli obiettivi della nuova politica industriale tricolore per i prossimi 5 anni «ma con una visuale ultra-decennale», ha anticipato a ItaliaOggi il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso, precisando che la sua successiva realizzazione avverrà in collaborazione con l’Unione Europea. Del resto, «stiamo definendo politiche industriali che andranno realizzate con strumenti nazionali e altre per cui occorre guardare alle regole Ue», ha proseguito Urso ieri a Milano in visita al Cesi (Centro elettrotecnico sperimentale italiano) e in occasione dell’emissione di un francobollo commemorativo di Sergio Ramelli, a 50 anni dall’aggressione. «Siamo preoccupati non solo dalle minacce daziarie degli Stati Uniti ma anche dalla lentezza dell’Europa, perché bisogna agire e non solo reagire se si vuole consentire alle aziende italiane ed europee di essere nuovamente competitive e affrontare le sfide di altri attori globali», ha sottolineato il ministro. «In generale, il rischio è un’escalation che sfoci in una guerra commerciale, divida l’Occidente e si propaghi in altri continenti. Invece, noi dovremmo unire l’Occidente per fronteggiare le crisi che abbiamo davanti a noi».
Tutti i problemi delle aziende italiane
A influenzare oggi la vita delle aziende italiane, quindi, non ci sono solamente i dazi ma, per esempio, pure la necessità interna alla Ue di semplificare e sburocratizzare i processi legati alle pmi, a cui si aggiungono i delicati passaggi tra gli altri verso un’economia più digitale e verde. Un insieme di fattori che rende più complessa l’analisi dei mercati. Ecco perché, a Milano, capitale del fashion, Urso non ha mancato d’incontrare le associazioni di categoria Camera nazionale della moda italiana (Cnmi) e Altagamma, oltre ai vertici delle principali case di moda. Obiettivo: esporre il piano Moda Italia che vuole rafforzare la filiera produttiva.
Lo snodo green
Urso ha ricordato come serva ancora tempo, «settimane», per comprendere come saranno utilizzati i fondi di Transizione 5.0, che sono oggetto di riprogrammazione. «Sappiamo tutti che le risorse destinate al green non ottengono grande riscontro. Ci sono condizioni stringenti e solo una parte di risorse è stata utilizzata. Abbiamo concordato altre modifiche, sempre con la Commissione. L’utilizzo si è accelerato, ma a fronte di richieste così esigue dalle imprese e di condizioni stringenti, che la Commissione ci ha imposto, corriamo il rischio che ci siano risorse non usate in così poco tempo. Per questo pensiamo di rimodulare le risorse su altri strumenti e indicazioni e siamo in contatto con la Commissione», ha concluso il ministro del made in Italy.
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