Aree idonee, il Ministero: «La legge sarda è illegittima». E approva 200 ettari di pannelli


Altro che argine contro l’assalto eolico e fotovoltaico: il Ministero dell’Ambiente considera illegittima, e non la applica, la legge sarda sulle aree idonee che il Consiglio regionale ha approvato lo scorso 5 dicembre. Il castello normativo su cui in tema di (tentata) regolamentazione delle rinnovabili il governo Todde ha puntato tutto è costruito su un passaggio del decreto “Aree idonee” emanato dal Mase a giugno 2024, sulla base delle indicazioni del Governo Draghi del 2021. Quello, appunto, che lasciava alla Regioni un margine per mettere dei paletti su dove e come far impiantare pale e pannelli nel loro territorio. Ma quell’articolo è stato sospeso dal Consiglio di Stato, con ordinanza: è successo a dicembre. In attesa del giudizio definitivo sul ricorso che ha congelato tutto, a Roma considerano inefficace la legge sarda. Tanto che il 13 marzo, due giorni fa, sono stati autorizzati due impianti agrivoltaici con pannelli rialzati che sorgeranno nell’Oristanese. Due progetti fotocopia autorizzati che trasformeranno oltre 200 ettari nelle campagne Solarussa, Zerfaliu, Tramatza, Siamaggiore e Zeddiani.

Il decreto

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Il direttore generale del servizio Valutazioni ambientali del Mase lo scrive chiaro. I documenti sono due decreti identici che esprimono «giudizio positivo sulla compatibilità ambientale» sulle Fattorie solari “Tramatza” e “Solariu” proposte dalla stessa società, la Ef Agri Società Agricola, che attraverso la “madre” Ef Solare Italia fa capo al colosso italiani degli investimenti F2i (70%) e al francese Crédit Agricole Assurances (30%). Nel provvedimento viene descritto il contesto normativo. E si dà atto del fatto che «la Regione Sardegna ha emanato la legge regionale 5 dicembre 2024 numero 20 (…) con la quale ha individuato le aree e le superfici idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti di energia rinnovabile». Ma si considera anche «l’ordinanza del Consiglio di Stato che ha sospeso in via cautelare l’articolo del decreto “Aree idonee” del 21 giugno 2024 del Mase, nella parte in cui sembra essere lasciata alle Regioni la facoltà di restringere il campo di applicazione delle aree definite idonee». I giudici amministrativi di secondo grado avevano stabilito «che le Regioni dovessero garantire l’osservanza delle aree idonee già individuate dalla leggi nazionali senza discrezionalità, fino alla decisione nel merito non ancora assunta». La conseguenza è netta: da questi presupposti «consegue l’illegittimità di qualsivoglia disposizione normativa di rango regionale che, nell’individuare le aree idonee, trovi spazio per incidere, in senso restrittivo, sul minimum di aree idonee identificato dal legislatore statale».

Le conseguenze

Il Consiglio di Stato non ha ancora preso una decisione definitiva sui ricorsi presentati da alcuni operatori del settore delle rinnovabili. Nell’attesa, negli uffici del Mase fanno come se la legge sarda non esistesse. Il faro è quella nazionale: «I principi fondamentali fissati dalla legislazione dello Stato costituiscono attuazione delle direttive dell’Unione, che manifestano un favore per le fonti energetiche rinnovabili». I progetti, se non ci sono altri vincoli, vengono approvati. Anche se la Regione dice no: ora non conta.

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