Luce e gas, in Maremma si risparmia. In Toscana tra le più economiche. Ma mancano gli aiuti alle imprese


GROSSETOMagari sarà anche merito del bel sole della Maremma, ma in ogni caso Grosseto è la seconda città della Toscana in cui nel corso del 2024 si è speso meno per le bollette di luce e gas. Seconda solo a Livorno, la provincia grossetana ha registrato una spesa media di 775 euro per la luce e 1.216 per il gas, a fronte di una media regionale leggermente più alta di 799 euro per la luce e 1.336 euro per il gas. Lucca è stata la più costosa (831 e 1.447), solo Livorno ha fatto di meglio (753 e 1.135 ). Le buone notizie, però, finiscono qui. Secondo l’analisi condotta da Facile.it, dalla quale emergono questi dati, rispetto al 2023, a parità di consumi, la bolletta elettrica è stata più leggera del 5 per cento mentre quella del gas è aumentata del 4 per cento. “Guardando all’andamento degli indici – dicono gli esperti di Facile.it – vediamo che già dal secondo semestre dello scorso anno i prezzi delle materie prime sono tornati a crescere e il 2025 è iniziato con valori allarmanti che, secondo le previsioni, potrebbero aumentare ulteriormente”. Questo è lo scenario in cui il Governo ha presentato il suo provvedimento per contenere le bollette. Ma secondo la Cna di Grosseto, i conti non tornano. In pratica, secondo l’associazione di categoria, il decreto per abbassare i costi delle bollette escluderebbe dalla platea dei beneficiari le micro imprese. E questo colpisce un territorio come quello grossetano, costellato soprattutto di micro imprese. “La misura – commenta Anna Rita Bramerini, direttore di Cna Grosseto – rappresenta un segnale di attenzione nei confronti del sistema produttivo, ma oltre un milione di imprese sono escluse. Si tratta di micro e piccole imprese che già si fanno carico di 6 miliardi di euro l’anno di oneri generali di sistema, il 50 per cento del totale, come ha sottolineato la nostra associazione nel corso dell’audizione davanti alla Commissione attività produttive della Camera in merito al decreto bollette, chiedendo di estendere la misura alle imprese con potenza installata inferiore a 16,5 kw. Sono tagliate fuori soprattutto le micro imprese che operano nei servizi alla persona e alla comunità come parrucchieri, lavanderia, autoriparatori e molte altre”. Cna sottolinea, inoltre, che l’impatto dell’azzeramento della componente Asos (la parte della spesa per oneri di sistema destinata a coprire gli oneri generali relativi al sostegno delle energie da fonti rinnovabili e alla cogenerazione) è modesto a fronte dell’aumento del 44 per cento dei costi energetici negli ultimi mesi. “È necessario – sottolineano ancora da Cna – stimolare una maggiore concorrenza sui mercati energetici, poiché i benefici della riduzione dei prezzi sui mercati all’ingrosso non si trasferisce, di fatto, sulle bollette di imprese e famiglie”. Un’altra criticità riscontrata è rappresentata dalle dinamiche per la formazione dei prezzi sul mercato, che è ancora influenzata dai costi dell’energia prodotta da fonti fossili. “Un processo che non valorizza l’energia da fonti rinnovabili”.

Riccardo Bruni

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