“Se c’è parità di genere un’impresa cresce meglio”


Il dato è stato diffuso nei giorni scorsi dal Global Gender Gap Report: ci vorranno 131 anni per colmare il divario globale di genere. E la parità economica sarà realtà nel 2194. Un miraggio. La strada è lunga, ma a fare la differenza può essere il mondo dell’impresa. E’l’organismo imprenditoriale che può attivare una rivoluzione culturale, smuovere le coscienze. Se ne è parlato alla Mac Autoadesivi di Capraia e Limite in un incontro organizzato da Confindustria sul “Ruolo della parità di genere per la crescita delle imprese”. Strategie aziendali per la costruzione di un ambiente di lavoro inclusivo, sostenibile ed efficiente. A che punto siamo? Nell’Empolese Valdelsa oggi sono appena 36 le aziende che hanno conseguito la Certificazione Parità di Genere secondo lo standard UNI/PdR 125:2022. Ma sono diverse quelle che stanno intraprendendo il percorso per ottenere il riconoscimento ufficiale, che attesta, appunto, l’impegno per l’uguaglianza di genere in azienda. Si tratta di favorire l’adozione di politiche per l’empowerment femminile, migliorando la possibilità per le donne di accedere al mercato del lavoro, di avere un ruolo di leadership. Ma non è solo una questione etica. “Il tema – ha detto Barbara Antonini coordinatrice del presidio territoriale Empolese Valdelsa di Confindustria Toscana Centro e Costa – porta innovazione e miglioramento nell’ambiente di lavoro. Non va vissuto come una medaglia utile ad avere sgravi, a essere più appetibili sul mercato o ad avere visibilità nei confronti dei clienti. E’un valore aggiunto, un mezzo per creare ambienti più giusti e inclusivi. Di strada le donne ne hanno fatta tanta, ma la società non è ancora pronta a una parità sostanziale, vera”.

Perchè un’azienda si dovrebbe certificare? Spiegazione affidata al Centro Aiuto Donna Lilith che si dedica anche ai corsi di formazione per aiutare le imprese a raggiungere la parità di genere. “Siamo tutti portatori sani di stereotipi – ha ricordato la coordinatrice Maya Albano – E gli stereotipi incidono sulle relazioni di lavoro. Ognuno di noi deve rivedere il modo di stare nella relazione con gli altri”. Tra i protagonisti della tavola rotonda, il direttore generale di Pellemoda Alberto Bevere. La fondazione Marisa Bellisario ha insignito l’azienda di Azzurra Morelli (e lei stessa) del premio Women Value Company. Pellemoda è tra le 36 imprese che hanno ottenuto la Certificazione Parità di Genere. “L’abbiamo conseguita nell’aprile del 2024 – ha raccontato Bevere – L’80% delle nostre dipendenti è donna. Creare un ambiente in cui anche le ragazze si sentano tranquille è stato strategico”.

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Anche Antonella Capaccioli di Mac Autoadesivi, che ha fatto gli onori di casa, ha sottolineato la necessità di “eliminare ogni forma di discriminazione sul lavoro”. “La Certificazione è un punto di partenza, non di arrivo – ha aggiunto Paola Guerra, fondatrice della Scuola Internazionale di Etica e Sicurezza e imprenditrice in una società di servizi che affianca aziende su tanti temi, tra cui quello delle pari opportunità – Il grande obiettivo non è solo la sostenibilità dal punto di vista ambientale. Ma da quello sociale. Nell’Empolese Valdelsa, visti i numeri, ci sono ampi spazi di miglioramento. Oltre agli obiettivi mondiali, alla strategia europea e nazionale, ci sono strumenti imprenditoriali da attivare a livello locale. Anche le micro imprese possono dare questo segnale. In Italia sono 15mila le realtà già certificate, siamo ancora lontanissimi dall’obiettivo. Il nostro Paese è alla 76esima posizione nel mondo, sul tema pari opportunità. Siamo 37esimi su 40 paesi europei”. Dopo di noi, Grecia, Cipro e Malta. Un dato che dovrebbe far riflettere.

Ylenia Cecchetti



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