Nonostante i recenti tagli della Banca Centrale Europea, i tassi di mercato tornano a salire, incidendo direttamente sul costo dei mutui. L’Associazione Bancaria Italiana (ABI), nel suo ultimo rapporto mensile, attribuisce l’aumento alle tensioni geopolitiche globali e alle politiche economiche statunitensi.
Secondo l’ABI, diversi elementi stanno contribuendo alla crescita dei tassi: Guerra commerciale USA-Cina: le misure protezionistiche di Trump aumentano le pressioni sui mercati globali.
Aumento dei rendimenti dei titoli USA: i treasuries americani hanno raggiunto livelli record a causa dei piani di spesa del governo, trascinando con sé il debito europeo.
Finanziamento della difesa europea: le maxi-emissioni di titoli di Stato per sostenere la spesa militare stanno influenzando i mercati obbligazionari.
Impatto su prestiti e mutui
Il rallentamento economico ha portato a una riduzione della domanda di prestiti, con un calo del 1,9% per le imprese, mentre le famiglie hanno registrato un lieve aumento dello 0,4%.
Il tasso medio sui nuovi prestiti alle imprese è sceso al 3,98% (dal 4,15% di gennaio).
Il tasso sui nuovi mutui è salito al 3,17% (dal 3,12% di gennaio).
Il tasso medio complessivo sui prestiti è diminuito leggermente al 4,27%.
Tassi a lungo termine in crescita
Il vice direttore generale dell’ABI, Gianfranco Torriero, ha spiegato che mentre i tassi a breve termine seguono i tagli della BCE, quelli a medio e lungo termine mostrano segnali di rialzo. L’Irs a 10 anni è passato dal 2,23% di dicembre 2024 al 2,64% a marzo 2025.
Lo stesso trend si osserva sui BTP italiani, i cui rendimenti sono saliti oltre il 4%, e sui Bund tedeschi, cresciuti dal 2,40% al 2,88% in pochi giorni. Negli USA, i rendimenti dei treasuries hanno toccato il 4,80% a gennaio, segnalando un’inflazione attesa e un atteggiamento meno espansivo delle banche centrali nei prossimi anni.
L’andamento del mercato suggerisce dunque che il costo del denaro potrebbe restare elevato, incidendo su mutui e finanziamenti in tutta Europa.
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