La digitalizzazione delle imprese non è più un’opzione, ma un imperativo strategico per rimanere competitivi in quasi tutti i settori. L’integrazione delle tecnologie digitali – dalle infrastrutture cloud all’analisi dei dati, dall’e-commerce ai sistemi gestionali avanzati, fino all’automazione tramite robotica e IA – sta ridefinendo i modelli di business e l’organizzazione interna delle aziende. Gli strumenti a disposizione sono molteplici: piattaforme cloud per archiviare e elaborare dati con flessibilità scalabile, software ERP e CRM per gestire rispettivamente processi operativi e relazioni con i clienti, applicazioni di collaboration online che abilitano il lavoro da remoto e la condivisione in tempo reale di informazioni, soluzioni di cybersecurity evolute per proteggere beni informativi critici, e ovviamente tutto l’ambito di marketing digitale e vendita online. Implementare con successo questi strumenti richiede non solo investimenti tecnologici, ma anche un ripensamento dei processi e un forte impegno formativo: in sintesi, una vera strategia di trasformazione digitale.
Le aziende più avanzate hanno compreso che la digitalizzazione non riguarda un singolo reparto, bensì l’intera organizzazione. Uno studio McKinsey mostra che quasi il 90% delle grandi imprese globali ha in corso programmi di trasformazione digitale e dell’AI, tuttavia solo una minoranza riesce a ottenere pienamente i benefici attesi: in media, viene realizzato appena il 31% dell’aumento di ricavi e il 25% dei risparmi di costo previsti. Questo perché il passaggio al digitale non è banale e spesso incontra ostacoli culturali, organizzativi e tecnici. Le aziende che eccellono in questo campo – i digital leaders – adottano alcune strategie comuni: in primis, considerano il digitale non come un fine ma come parte integrante della strategia aziendale. La tecnologia è messa al servizio di obiettivi chiari di business: ad esempio, usare l’analisi avanzata dei dati per migliorare l’esperienza cliente e aumentare la retention, oppure implementare l’automazione di processo per ridurre i tempi di ciclo e migliorare la qualità del prodotto. Inoltre, tali imprese investono nelle competenze: consapevoli che “la trasformazione digitale riguarda più le persone che la tecnologia”, come sottolinea la Harvard Business Review, pongono l’accento sullo sviluppo del talento interno e sul reclutamento di figure chiave (data scientist, sviluppatori, digital marketer). Questo perché qualsiasi tecnologia può essere acquisita, ma la capacità di trarne valore dipende dal capitale umano e dalla sua mentalità. In effetti, un motto ricorrente è che la trasformazione digitale richiede prima di tutto una trasformazione culturale: abbattere i silos organizzativi, incoraggiare la sperimentazione e l’apprendimento continuo, accettare di “fallire velocemente” su piccoli progetti per poi aggiustare il tiro.
Dal punto di vista operativo, le imprese dispongono oggi di una gamma di tool digitali senza precedenti. Un pilastro è la migrazione verso architetture cloud: circa l’86% delle aziende mondiali prevede di incorporare piattaforme digitali e app cloud nei propri processi entro il prossimo quinquennio. Il cloud computing offre agilità (risorse IT on-demand e scalabili), riduce i costi fissi IT e facilita l’implementazione di servizi innovativi (ad esempio, capacità di calcolo per l’AI, ambienti di sviluppo per applicazioni mobile). Legato a ciò è l’utilizzo dei big data: molte imprese raccolgono enormi quantità di dati su clienti, operazioni e prodotti, ma solo le più evolute li analizzano efficacemente per guidare le decisioni. Tecniche di machine learning e strumenti di business intelligence consentono oggi di estrarre schemi e tendenze utili: ad esempio, una PMI nel retail può analizzare le transazioni e le interazioni online per personalizzare le offerte e ottimizzare gli stock, ottenendo vantaggi un tempo riservati ai colossi. Un altro asse è la digitalizzazione dei flussi di lavoro: adozione di sistemi gestionali integrati (ERP) che eliminano carta e ridondanze, collegando magazzino, produzione, amministrazione e vendita in un unico sistema; oppure l’uso di piattaforme di collaborazione (come suite condivise, videoconferenze avanzate, strumenti di project management online) che aumentano la produttività e abilitano forme di lavoro remoto/ibrido efficaci.
Una delle sfide più importanti, però, è l’allineamento organizzativo. Le ricerche indicano che le trasformazioni digitali falliscono spesso non per limiti tecnologici, ma perché l’azienda non riesce a modificare i propri processi e la propria struttura in linea con le nuove tecnologie. Un’analisi condotta su migliaia di imprese globali evidenzia che quelle con migliori performance combinano l’adozione tecnologica con cambiamenti paralleli in strategia, gestione dei talenti, modello operativo e cultura aziendale. In sostanza, la dirigenza deve guidare con decisione il cambiamento (tone at the top), comunicando la visione e motivando le persone. Inoltre, occorre sviluppare un approccio agile all’implementazione: invece di progetti IT monolitici e lunghi anni, le organizzazioni agili lavorano per sprint, testando rapidamente soluzioni (ad esempio prototipi di nuove app o servizi digitali) e adattandole in base al feedback. Ciò consente di evitare quello che McKinsey definisce “il paradosso delle trasformazioni digitali”: grandi investimenti ma scarsi risultati – spesso dovuti a scope troppo ampio e scarsa capacità di adeguarsi in corsa. Concentrarsi inizialmente su progetti pilota circoscritti, che generino un quick win (un miglioramento tangibile in tempi brevi), può creare slancio e convincere anche i più scettici del valore del digitale.
Un elemento spesso sottovalutato è la misurazione dei progressi. Le aziende di successo definiscono KPI specifici per la trasformazione digitale e monitorano attentamente l’andamento: ad esempio, quota di processi dematerializzati, percentuale di decisioni supportate da analytics, tasso di adozione degli strumenti digitali da parte dei dipendenti, tempi di sviluppo di nuovi prodotti. Questo permette di correggere la rotta in modo basato sui dati (ironicamente, applicando i principi data-driven anche al processo di digitalizzazione stesso). Altro fattore è l’ecosistema esterno: sfruttare partnership con fornitori tecnologici, startup, centri di ricerca può accelerare l’innovazione ed evitare di reinventare la ruota. Ad esempio, molte PMI collaborano con provider specializzati per implementare soluzioni di cybersecurityall’avanguardia, consapevoli che la protezione dei dati e delle infrastrutture è fondamentale in un mondo digitale ma difficilmente gestibile in autonomia senza competenze dedicate. Non a caso, le minacce informatiche sono aumentate e la compliance normativa (si pensi al GDPR sulla protezione dei dati personali) impone standard elevati: investire in sicurezza e policy di gestione dei dati è parte integrante di qualunque strategia digitale responsabile.
In definitiva, la digitalizzazione d’impresa è un percorso complesso che richiede visione, investimento e change management. I benefici potenziali sono enormi: secondo il World Economic Forum, le imprese che abbracciano pienamente il digitale registrano tassi di crescita dei ricavi e della produttività superiori, fino a due volte quelli dei concorrenti meno digitalizzati. Inoltre, la digitalizzazione può aprire nuove linee di business prima impensabili – ad esempio, una manifattura tradizionale può evolvere verso servizi digitali a valore aggiunto (monitoraggio da remoto dei macchinari forniti, piattaforme online per i clienti). Tuttavia, occorre evitare la trappola di implementare tecnologia per moda o pressione esterna senza un disegno chiaro: i casi di “trasformazione fallita” insegnano che saturare l’azienda di nuovi software senza preparare le persone e adattare i processi genera solo costi e frustrazione. Come sintetizza efficacemente un’analisi di HBR, “la trasformazione digitale è meno una questione di tecnologia e più una questione di talento”. In altre parole, è la capacità umana – di apprendere, adattarsi e guidare – che determina il successo nell’usare gli strumenti digitali. Le imprese che sapranno combinare le giuste tecnologie con le giuste competenze e una mentalità aperta al cambiamento avranno le migliori chance di prosperare nell’odierna economia guidata dal digitale.
How top-performing companies approach digital transformation
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