L’Ue presenta il Libro bianco della difesa. I 150 miliardi di prestiti finanziati da eurobond andranno solo a produttori di armi europei o ucraini


La Commissione europea presenta il Libro Bianco sulla Difesa e adotta il già noto programma ReArm Eu. Con l’aggiunta della dicitura “Readiness 2030”, la data entro cui l’Ue negli auspici dell’esecutivo guidato da Ursula von der Leyen dovrebbe essere pronta a difendersi autonomamente. Il pacchetto di misure mira a rafforzare l’industria della difesa e colmare le lacune nelle capacità militari degli Stati membri mobilitando investimenti fino a 800 miliardi di euro. In più comprende strumenti finanziari per accelerare l’ammodernamento e la cooperazione nel settore della difesa. Vengono individuate sette aree chiave su cui concentrare gli investimenti: difesa aerea e missilistica, sistemi di artiglieria, missili e munizioni, droni e sistemi anti-drone, infrastrutture critiche e protezione dello spazio, mobilità militare, cyber, intelligenza artificiale e guerra elettronica. Verrà data priorità a prodotti europei, ma si punta a integrare anche l’industria ucraina nella base produttiva della difesa europea, consentendo alle imprese di Kiev di partecipare agli appalti comuni e accedere ai fondi Ue.

L’Alta rappresentante Ue per la Politica estera, Kaja Kallas, lo definisce “un piano per affrontare le minacce immediate e per rafforzare la difesa europea a lungo termine. Aiuteremo i paesi europei a raggiungere i loro obiettivi di capacità Nato. Non lo facciamo per fare la guerra, ma per prepararci al peggio, ribadisce coi soliti toni bellicosi. “Ora non abbiamo una guerra fredda, ma abbiamo una guerra calda sul suolo europeo, e la minaccia è esistenziale. Quindi sì, dobbiamo fare di più”. “L’era del dividendo della pace è finita da tempo”, avverte a sua volta von der Leyen che ieri ha invitato il continente a “prepararsi alla guerra. “L’architettura di sicurezza su cui abbiamo fatto affidamento non può più essere data per scontata. Dobbiamo investire nella difesa, rafforzare le nostre capacità e adottare un approccio proattivo alla sicurezza”. Il commissario alla Difesa Andrius Kubilius chiosa che “i rapporti delle agenzie di intelligence danesi e tedesche segnalano che il Cremlino intende mettere alla prova l’attivazione dell’Articolo 5 del Trattato della Nato entro il 2030” e occorre “agire in grande” per “scoraggiare Putin con prove chiare che non siamo solo forti nella nostra economia, ma anche con la nostra volontà politica democratica e le nostre capacità di difesa”. Il Consiglio europeo dovrà discutere e approvare i dettagli nei summit del 21 marzo e del 26-27 giugno 2025. Le prime misure legislative, tra cui il regolamento “Defence Omnibus” che semplificherà e armonizzerà le normative nel settore della difesa, sono attese a giugno.

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

Le aziende di Usa e Uk non si spartiranno la torta dei 150 miliardi – Il primo pilastro è lo strumento Safe, ovvero le emissioni di nuovo debito comune fino a 150 miliardi per finanziare prestiti a lungo termine da utilizzare per investimenti in difesa attraverso appalti comuni. Una via per “aumentare l’abilità degli Stati membri di trasferire più capacità di difesa all’Ucraina, soprattutto attraverso l’immediata e ulteriore fornitura di materiali dalle loro riserve nazionali”. Gli Stati membri sono invitati a “incrementare rapidamente gli acquisti collaborativi nel settore della difesa, in linea con l’obiettivo di almeno il 40% proposto dalla Strategia europea per l’industria della difesa“.

Gli Stati membri potranno accedere ai fondi presentando un piano di investimenti alla Commissione. I prestiti avranno condizioni vantaggiose, con una durata fino a 45 anni e un periodo di grazia di 10 anni per la restituzione del capitale. Ogni Stato membro potrà ottenere il prestito solo se si associa ad almeno un Paese partner: un modo per evitare duplicazioni di spesa in progetti concorrenti e frammentazione delle risorse. La principale novità è che, come emerge dalla proposta di regolamento del Safe, passa il principio del buy European caro alla Francia: appaltatori e subappaltatori dovranno avere sede legale ed executive management nell’Ue, negli Stati Efta – Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera – o in Ucraina e utilizzare stabilimenti, infrastrutture e asset basati negli stessi Paesi. Un modo per “rinforzare urgentemente la base industriale della Ue alla luce della situazione geopolitica e della eccezionale minaccia alla sicurezza”. Il risultato è che sono fuori i big Usa – come Rtx, che fornisce la piattaforma di difesa aerea e missilistica Patriot – e i produttori del Regno Unito, nonostante le pressioni di Keir Starmer perché i colossi militari britannici potessero beneficiare degli investimenti previsti dal piano e nonostante lo stesso documento auspichi maggiore cooperazione con Londra su sicurezza e difesa. Possibili eccezioni saranno consentite in particolari condizioni.

C’è però una scappatoia, giustificata con la necessità di tener conto dell’internazionalizzazione delle catene di fornitura di alcuni prodotti e tecnologie rilevanti: agli appalti comuni potranno partecipare anche Paesi candidati all’ingresso nell’Ue (come la Turchia) o aspiranti candidati e Paesi che abbiano firmato con la Ue una Partnership per la sicurezza e la difesa. Lo hanno già fatto Norvegia, Moldova, Corea del Sud, Giappone, Albania e Macedonia del nord e altri seguiranno. In quei casi potrà anche essere consentita la partecipazione di loro aziende, nella veste di appaltatori o subappaltatori, alle gare finanziate dai prestiti Ue.

I contratti degli appalti comuni per beni di consumo bellico, come le munizioni, dovranno comunque prevedere il requisito che le componenti che rappresentano almeno il 65% dei costi del prodotto finale provengano dall’Unione Europea, da Paesi EFTA o dall’Ucraina. Ulteriori condizioni saranno richieste per alcuni prodotti le cui tecnologie non sono disponibili su larga scala nella Ue: si vogliono evitare limitazioni imposte da Paesi terzi sulla libertà delle forze armate dei Paesi membri di rimpiazzare quelle componenti con altre di origine Ue. Per i sistemi complessi sarà necessario per esempio il controllo totale del design da parte dell’industria europea, per evitare dipendenze strategiche.

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Le regole per la spesa nazionale extra-Patto – L’altro pilastro, come è noto, sono i 650 miliardi in quattro anni di spesa nazionale propiziata dalla possibilità di attivare la clausola di salvaguardia del Patto di stabilità e crescita. La deviazione consentita sarà limitata all’aumento della spesa per la difesa fino a un massimo dell’1,5% del Pil per ogni anno di attivazione della clausola, per un periodo di quattro anni eventualmente prorogabile. La Commissione invita esplicitamente i singoli Paesi a farlo entro fine aprile. L’obiettivo è avere più spazio di bilancio da usare per aumentare la spesa per la difesa nel rispetto delle norme fiscali dell’Ue. Ovviamente per Paesi molto indebitati come l’Italia la strada resta strettissima, come dimostra il forte aumento dei rendimenti dei titoli di Stato subito dopo gli annunci sui piani di riarmo. Il documento precisa comunque che anche i prestiti del Safe saranno automaticamente ritenuti idonei per l’esclusione dai limiti del Patto.

La Bei con l’elmetto – La Banca europea per gli investimenti sarà mobilitata e chiamata ad ampliare la portata dei suoi prestiti a progetti di difesa e sicurezza, “salvaguardando al contempo la sua capacità di finanziamento“. La stessa Bei aveva infatti ventilato il rischio di un eccessivo aumento della leva finanziaria, cioè il rapporto tra capitale proprio e debiti contratti sul mercato per finanziare i prestiti, con potenziale impatto sul suo merito di credito.

“Incanalare anche i risparmi privati in settori critici come la difesa” – Infine, il Libro Bianco spiega che gli investimenti pubblici da soli non saranno sufficienti a soddisfare le esigenze di investimento dell’industria della difesa, dalle start-up alle grandi aziende. La strategia per l’Unione del risparmio e degli investimenti, adottata anch’essa mercoledì dalla Commissione, renderà “più facile mobilitare i risparmi privati in mercati dei capitali più efficienti e incanalare gli investimenti in settori critici dell’economia, come la difesa, per coloro che desiderano investire in essi”.



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