L’Ue ripensa alla tassa sui milionari: un’imposta del 2% sui patrimoni oltre 100 milioni garantirebbe 67 miliardi




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L’Ue pensa alla leva fiscale per recuperare le risorse di cui ha tanto bisogno. Garanzie pubbliche, debito comune e deroghe al Patto di Stabilità potrebbero non bastare per arrivare agli 800 miliardi annui indicati da Draghi per rilanciare la competitività europea.

Così all’Eu Tax Symposyum si è rifatta strada una vecchia idea: tassare i più ricchi. Ieri a Bruxelles l’economista francese Gabriel Zucman ha proposto un’imposta minima del 2% sui 537 milionari che in Europa hanno un patrimonio oltre 100 milioni. Si incasserebbero 67 miliardi l’anno, 121 miliardi se la tassa salisse al 3%.

Una questione di equità

«È una questione di equità. I super ricchi non l’avvertirebbero nemmeno, mentre la Commissione troverebbe le risorse indispensabili, ad esempio, a sostenere l’industria dell’auto in crisi», dichiara Pasquale Tridico (M5S), presidente della commissione per le Questioni Fiscali del Parlamento Europeo. «Deve trattarsi però di una tassa europea, altrimenti si rischiano disparità di trattamento tra Stati. Per questo motivo presenteremo a breve una proposta di risoluzione all’Europarlamento».

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Niente fuga dei capitali

Anche la Commissione considera il tema di equità sociale, ma teme che la tassa allontani i grandi investitori dall’Europa. Per Zucman è un equivoco. «I milionari guardano più alle infrastrutture, all’accesso al mercato dei capitali o alla certezza delle regole. Le imposte sono l’ultima preoccupazione», spiega l’economista francese. «E poi sarebbe un paradosso applicare norme diverse a seconda che si tratta di individui o imprese».

Tasse contro i dazi Usa

Il riferimento è alla global minimun tax, nata per ostacolare gli Stati che attirano le multinazionali con trattamenti fiscali di favore. Ma ora l’accordo raggiunto nell’Ocse traballa per colpa di Donald Trump, che non lo ritiene vincolante per gli Usa. Il presidente americano ha criticato anche l’Iva europea, considerata un dazio occulto da controbilanciare con altrettante tariffe. Per gli esperti l’Ue dovrebbe contrattaccare proprio con le tasse, ad esempio quelle sui dati che arricchiscono i giganti americani del web.

«Non cerchiamo lo scontro con i partner commerciali, ma se colpiti risponderemo con durezza», dichiara il commissario con delega al Fisco, Wopke Hoekstra. «Grazie alle imposte costruiremo un’Europa in grado di difendere i suoi interessi e di trovare i fondi di cui ha bisogno. Senza aumentare le tasse, perché basta farle pagare a tutti: per la sola Iva si parla di 27 miliardi di mancati incassi».

Arriva l’Unione dei Risparmi e degli Investimenti

La Commissione proverà a reperire le risorse anche con l’Unione dei Risparmi e degli Investimenti, che sarà presentata oggi con il Libro Bianco per la difesa. Per Bruxelles gli europei hanno circa 10 mila miliardi fermi sul conto corrente. Soldi che se investiti potrebbero garantire ritorni più alti o rendere l’Ue più competitiva.

L’idea, allora, è facilitare l’accesso ai mercati dei capitali con conti di risparmio europei, accompagnati da vantaggi fiscali. L’altro obiettivo è incentivare gli investimenti in equity, fondamentali per aiutare le imprese a raccogliere le risorse per crescere. La Commissione cercherà anche di ridurre la frammentazione e di eliminare le barriere tra gli Stati, una battaglia che richiederà un’autorità di vigilanza accentrata (l’Esma?) e con più poteri. (riproduzione riservata)



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