Un recente rapporto dell’ISTAT mette in evidenza come la stabilità generale del livello di povertà in Italia nasconda un divario crescente tra cittadini italiani e stranieri.
L’analisi sulle spese per consumi delle famiglie conferma una differenziazione strutturale che lega le disuguaglianze economiche alla componente etnica, con le famiglie straniere che destinano una quota maggiore del proprio budget ai beni essenziali rispetto a quelle italiane.
Spesa alimentare: una quota più elevata tra gli stranieri
Le famiglie composte esclusivamente da cittadini stranieri dedicano il 22,9% delle loro spese all’acquisto di generi alimentari, mentre tra quelle con almeno un membro straniero la quota si attesta al 22,1%. In termini assoluti, ciò significa che queste famiglie spendono rispettivamente 413 e 468 euro al mese per cibo e bevande analcoliche. Per confronto, nelle famiglie di soli italiani la percentuale si ferma al 19%, pari a una spesa media di 532 euro mensili.
Casa e utenze: costi inferiori ma maggiore incidenza sul bilancio familiare
Le spese per abitazione, utenze e combustibili rappresentano una voce di costo simile in termini percentuali tra le diverse categorie di famiglie: 35,9% per gli italiani, 36,3% per quelle miste e 38,5% per gli stranieri. Tuttavia, in termini assoluti, le famiglie italiane spendono mediamente 1.005 euro al mese, mentre quelle con almeno un membro straniero ne spendono 770 euro e quelle composte esclusivamente da stranieri 696 euro. Questo dato suggerisce una capacità di spesa inferiore per i nuclei stranieri, che pur riservando una quota maggiore del proprio reddito alla casa, affrontano costi assoluti più bassi.
Spese per il tempo libero e la socializzazione
Le differenze si accentuano quando si analizzano le spese per il tempo libero. Le famiglie italiane destinano il 3,8% delle proprie risorse a ricreazione, sport e cultura, per un totale di circa 105 euro mensili. Le famiglie con almeno un componente straniero dedicano a questa voce solo il 3,3% del budget (69 euro), mentre tra i nuclei composti interamente da stranieri la percentuale scende al 2,9%, con una spesa media di 52 euro. Analogamente, le spese per ristorazione e alloggio sono più contenute tra gli stranieri (4,5% e 82 euro mensili per le famiglie interamente straniere, contro il 5,7% e 160 euro per quelle italiane).
Tecnologia e comunicazione: un’eccezione alla regola
Un settore in cui le famiglie straniere spendono proporzionalmente di più rispetto a quelle italiane è quello dell’informazione e della comunicazione. Le famiglie con almeno un componente straniero riservano a questo ambito il 3,2% delle loro spese, pari a 67 euro al mese, mentre quelle italiane si fermano al 2,7%, nonostante una spesa media leggermente più alta (74 euro). Questo dato riflette l’importanza dei mezzi di comunicazione per mantenere i contatti con i paesi d’origine e per l’integrazione sociale.
Conclusioni
I dati ISTAT confermano che il divario economico tra famiglie italiane e straniere rimane significativo, con una diversa distribuzione delle risorse tra le varie voci di spesa. I nuclei stranieri, pur affrontando costi complessivamente più bassi, riservano una quota maggiore delle loro entrate ai beni essenziali, limitando così la capacità di spesa per il tempo libero e la socializzazione. Questo scenario evidenzia la persistenza di una disparità strutturale che merita attenzione nel dibattito sulle politiche di inclusione e sostegno economico.
Il report dell’ISTAT
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