Crescono di giorno in giorno le aziende toscane che decidono di certificare la parità di genere, puntando a ridurre le differenze tra uomini e donne nel mondo del lavoro: chi la ottiene garantisce le stesse opportunità di carriera, gli stessi stipendi, tutela la genitorialità e adotta politiche che favoriscono la conciliazione vita-lavoro. Le aziende toscane certificate, al momento, sono 713 con 1.869 sedi e stabilimenti (la certificazione può estendersi alle diverse unità locali). Si va da Gucci (moda) a Monte dei Paschi di Siena (credito), da Miniconf (moda) a B&C Speakers (altoparlanti), da Magis (nastri adesivi) a Sesa (digitale), da Ruffino (vino) al Bagno Alcione (stabilimenti balneari), da Probios (alimentare) a Sodi Scientifica (autovelox), da PelleModa (moda) a Esanastri (adesivi) fino al mondo pubblico con la Camera di Commercio Maremma e Tirreno, l’Autorità portuale di Livorno, il Comune di Loro Ciuffenna (Arezzo).
Firenze in testa ma Pisa e Lucca hanno numeri a tre cifre
La provincia che ha più aziende con certificazione della parità di genere è Firenze con 343, seguono Pisa con 134, Lucca con 101, Arezzo con 76, Siena e Livorno con 75 e Prato con 66. Le ultime sono Pistoia con 57 aziende certificate, Grosseto con 55 e Massa-Carrara con 38.
Certificazione come punto di partenza di un cambiamento culturale
“Le aziende certificate aumentano di giorno in giorno – spiega Paola Guerra, fondatore e direttore della Scuola internazionale Etica & Sicurezza che si occupa di consulenza in questo campo – e questo significa che cominciano a muoversi. La cosa importante è che il traguardo della certificazione sia considerato un punto di partenza di un cambiamento culturale che dovrà avvenire negli anni, una sorta di attestazione della volontà di cambiare sul fronte della parità e anche della diversità, volontà che sarà poi valutata ogni anno, con una piccola verifica, e dopo tre anni con l’audit. La logica è dimostrare di aver fatto miglioramenti e di aver progredito”.
I contributi del Pnrr hanno sviluppato l’attenzione verso la parità di genere
I contributi stanziati nel Pnrr (il Piano nazionale di ripresa e resilienza) per la certificazione della parità di genere hanno “prodotto un picco di attenzione”, spiega Guerra: il prossimo bando scadrà il 18 aprile e prevede il rimborso delle spese che attengono alla certificazione e, in parte, delle spese di servizio e di supporto. “E’ un piccolo incentivo per spronare le aziende a iniziare questi percorsi virtuosi”, aggiunge Guerra. Anche nei bandi degli enti pubblici la certificazione della parità di genere comincia a essere ‘pesata’ con l’attribuzione di punteggi. “Ricordiamoci che sono tutte progettualità che possono essere valorizzate nei bilanci di sostenibilità – conclude Guerra – quando parliamo di Esg alla lettera ‘s’, che sta per sociale, ci sono questo tipo di azioni”.
Accredia seleziona gli enti che possono rilasciare la certificazione
La parità di genere è una certificazione recente (promossa con la legge 162/2021), deve rispettare i parametri della prassi di Riferimento Uni/PdR 125:2022 e può essere rilasciata esclusivamente da organismi accreditati da Accredia, l’ente unico nazionale di accreditamento designato dal Governo italiano. Per qualificare un’organizzazione inclusiva e rispettosa della parità di genere si analizzano vari parametri: cultura e strategia, governance, processi, risorse umane, opportunità di crescita e di inclusione delle donne in azienda, equità remunerativa per genere, tutela della genitorialità e conciliazione in vita-lavoro. Ciascuna area ha indicatori qualitativi e quantitativi, e un peso percentuale. La certificazione accreditata può essere rilasciata quando è stata raggiunta la soglia minima del 60%. Sono previste agevolazioni per le organizzazioni micro e piccole, alle quali si applicano solo alcuni indicatori.
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