Dalla Maremma al Vietnam: nasce in Oriente la start up di Francesca Sabatini




VIETNAM – Oggi vogliamo proporvi il racconto in prima persona di una maremmana che dalla Maremma è volata in Vietnam per seguire il suo sogno lavorativo. Una start up a lungo immaginata e che sta prendendo corpo proprio nel paese orientale. La maremmana in questione (originaria di Roccastrada per la precisione) è anche una collega e firma del Giunco, la giornalista Francesca Sabatini. 

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Mi trovo a Ho Chi Minh City da circa un mese e mezzo, chi mi conosce non avrebbe mai pensato che sarei partita per avviare un progetto di startup così lontano da casa, ma la vita, si sa, ha il potere di sorprenderti. Quando ho iniziato a riflettere su dove dare vita alla mia idea, avevo preso in considerazione città come Londra o Parigi. Ma qualcosa mi ha fermata, e alla fine, eccomi qui.

Sembra quasi che io abbia preso un mappamondo, l’abbia girato a caso e puntato il dito su Ho Chi Minh City, ma la verità è un po’ diversa. La decisione di intraprendere questa avventura è nata, sì, per caso, durante un’afosa giornata d’estate,  ma ha poi preso forma lentamente, con tutti i pro e i contro ben ponderati. Dopo svariate ricerche e riflessioni, ho capito che il Vietnam poteva essere il posto giusto per il mio progetto. Un mercato in espansione, uno dei più dinamici del sud-est asiatico, che sta registrando una crescita esponenziale in settori chiave come il manifatturiero, il turismo, l’ICT, e l’AI. Insomma, un terreno fertile per lanciare la mia iniziativa, Albedo.

Albedo nasce come percorso che ha lo scopo di aiutare i professionisti a costruire e a comunicare il proprio brand attraverso una serie di tecniche innovative. Qui in Vietnam, la domanda di esperti di branding è in forte crescita. Gli imprenditori locali sono entusiasti di abbracciare concetti che, in Italia, spesso faticano a trovare spazio. E, nonostante l’idea non sia semplice da vendere, qui sembra essere più compresa rispetto a quanto mi aspettassi.

Ho Chi Minh City è una metropoli vibrante, un luogo che non dorme mai. Animata da oltre 14 milioni di abitanti che hanno fame di crescere, di riscattarsi. Non parlo solo del popolo vietnamita, ma anche del gran numero di europei che hanno scelto il Vietnam per una vita più appagante. E intanto questa nazione cresce esponenzialmente ogni giorno di più.

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Più che un vendere servizio, sto cercando di far conoscere un concetto che, seppur complesso, trova una sua logica in un contesto come quello vietnamita. Qui, la modalità di fare business è unica e si riassume in una sola parola: networking che, no, non ha niente a che vedere con l’idea che abbiamo noi delle aziende che sfruttano il principio della rete per vendere i propri servizi. Il networking qui è inteso come un impegno attivo nell’incontrare e conoscere professionisti con i quali avviare collaborazioni e ci sono ogni settimana decine di eventi fatti ad hoc. E non solo. Certe trattative si chiudono durante una cena, mentre si fa sport o addirittura mentre si gioca a Pickleball (la nuova frontiera del padel, un super trend apprezzato dai neofiti dello sport).Un ambiente dove l’imprevedibilità è la norma e il business si fa nei modi più inaspettati.

Questo è, in sostanza, ciò che sto facendo qui: incontrare le figure professionali giuste così da presentare il mio progetto, organizzare eventi. La scorsa settimana sono stata ospite all’Università di Duc Luc Hang Hong, dove ho condotto un workshop sul personal branding e il branding. Ad aprile ci sono altri eventi in programma.

Non è facile farsi spazio in una città così immensa, soprattutto considerando il breve tempo che ho a disposizione. Ma durante questo percorso ho incontrato molte persone che, prima di partire, mi hanno dato supporto, e anche dopo che sono arrivata, continuano a sostenermi. Molti mi hanno chiesto di aggiornamenti e ho creato un blog per raccontare questa esperienza. Ricevere tanto sostegno, anche a distanza di chilometri, è per me una fonte preziosa di forza. È un affetto che mi fa sentire meno lontana da casa, e voglio ringraziare tutte le persone che, con il loro supporto, continuano a farmi sentire la vicinanza nonostante la distanza.





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