le imprese edili scontano la frenata dei bonus e la crisi di vocazione – Piazza Pinerolese


Soffre ancora il mattone piemontese. Secondo la nuova indagine del Centro Studi dell’Ance Piemonte e Valle d’Aosta, la frenata registrata alla fine del 2024 viene confermata nei primi sei mesi del 2025.

L’analisi conferma un calo del fatturato, la stagnazione delle assunzioni e criticità nel reperire personale qualificato. Sebbene le imprese mostrino una propensione agli investimenti, il portafoglio ordini – inteso come aspettative di lavoro privato e pubblico – diminuisce. Peggiorano i tempi di pagamento dei committenti totali e in particolare di quelli pubblici.

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Si è spento il motore del bonus 

Il 2025 conferma la situazione preoccupante che avevamo già delineato alla fine del 2024 – dichiara Paola Malabaila, presidente dell’Ance Piemonte e Valle d’Aosta -. Il calo del fatturato è da attribuire principalmente alla progressiva riduzione dei bonus fiscali, in particolare il Superbonus che è stato un motore di crescita per il nostro settore. A questo si aggiunge l’affievolirsi dell’impatto del Pnrr, destinato a esaurirsi nel 2026. È fondamentale adottare una strategia di lungo respiro per garantire stabilità al comparto edile.”

La presidente Malabaila si sofferma poi sul ruolo centrale del settore delle costruzioni, informando che l’Ance insieme alla filiera delle costruzioni, riunita per la prima volta sotto il logo di Fondamentale, ha dato voce al settore attraverso la campagna di comunicazione “Noi, che veniamo da lontano” – di e con Luca Zingaretti – per sensibilizzare sull’importanza dell’edilizia nello sviluppo del Paese e nella diffusione della cultura della sicurezza.

Non si trova personale

Il quadro occupazionale riflette la fase di stallo: le imprese non prevedono aumenti di organico, anzi, fanno crescente affidamento sulla manodopera esterna. “Un dato che torna positivo rispetto alla precedente rilevazione”, precisa Francesco Panuccio, Coordinatore Ance Piemonte e Valle d’Aosta con delega al Centro Studi. “Le difficoltà nel reperire personale qualificato restano critiche: quasi il 70% delle aziende segnala problemi in tal senso. Inoltre, i tempi di pagamento per i lavori eseguiti continuano ad allungarsi, arrivando in media a 79 giorni. Un ritardo che deriva da un circuito finanziario poco fluido, dovuto a procedure di rendicontazione e controllo eccessivamente complesse”.

Proseguendo nell’analisi dei dati rilevati per i primi sei mesi dell’anno, il Coordinatore Panuccio, pone l’accento sul dato relativo alle intenzioni di investimento: “Nonostante il contesto di rallentamento, quasi la metà delle imprese valuta la possibilità di aumentare gli investimenti, grazie agli incentivi fiscali come il Credito d’imposta 4.0, per l’acquisto di beni strumentali, e il Credito d’imposta 5.0, che sostiene la transizione verso un modello produttivo più efficiente e sostenibile”.

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Un contratto tutto nuovo 

Sul piano contrattuale, il comparto delle costruzioni si è distinto per la rapidità nell’adeguare il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, introducendo aumenti sia del minimo di paga base che dello stipendio complessivo per contrastare la perdita di potere d’acquisto.

“L’aumento del costo della manodopera, derivante dal rinnovo contrattuale, non è ancora stato recepito dal prezzario regionale, costringendo le imprese a sostenerne integralmente gli oneri. A questo si aggiunge l’obbligo di rinnovare il parco mezzi a partire da ottobre 2025, con ulteriori costi a carico delle aziende. In questo contesto, sebbene vi sia la volontà di investire per adeguarsi alle normative e alle richieste del mercato, senza un adeguato riconoscimento degli oneri aggiuntivi, questi investimenti rischiano di non concretizzarsi. Ignorare l’impatto di questi aumenti potrebbe avere conseguenze anche sull’accessibilità al bene casa. – conclude la presidente Malabaila. –. Servono politiche mirate per garantire che l’acquisto di un’abitazione rimanga sostenibile e alla portata di tutti”.





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