Oltre 81mila spesi soltanto per il ricorso alla Consulta. Palazzo Santa Lucia: «Tutti si affidano all’esterno, l’hanno fatto anche Bassolino e Caldoro»
La difesa dinanzi alla Corte Costituzionale e contro il ricorso del governo che ha impugnato la legge regionale che consentirebbe il terzo mandato al presidente della Regione Vincenzo De Luca è costato in consulenze legali più di 81 mila euro. Mentre la spesa per la task force di tecnici per «digitalizzazione, monitoraggio e performance Pnrr» ammonta, nei soli primi mesi del 2025, ad 850 mila euro. È il quadro che emerge dal documento nel quale sono riportati gli incarichi per consulenti erogati dalla Regione Campania aggiornato al 28 marzo. Nell’elenco svetta l’esborso di 81.589 euro sancito con decreto dirigenziale attraverso il quale «la Giunta Regionale della Campania — si legge — ha deliberato di costituirsi in giudizio dinanzi alla Corte Costituzionale». La difesa che il governatore ha promosso per assicurarsi la possibilità di correre ancora per la massima poltrona di palazzo Santa Lucia.
Mentre ci si continua ad interrogare sulla opportunità o meno, da parte del consiglio regionale, di recepire in tempi posticipati la legge nazionale sul vincolo del doppio mandato, in modo da rinviare l’efficacia della norma (ma la risposta l’avremo tra qualche giorno) la Regione provvede ad incaricare tre studi legali per farsi difendere davanti alla Corte Costituzionale. Una difesa che, seppur raccontata come la battaglia di Vincenzo De Luca, viene pagata con i soldi di tutti i campani. «Tutte le Regioni affidano i ricorsi all’esterno — fanno sapere da Palazzo Santa Lucia —. La Campania era l’unica che si è sempre affidata alla propria Avvocatura. Lo ha fatto questa volta perché l’avvocato Bove nel frattempo è diventata capo di gabinetto e non può farlo. In ogni caso — precisano — è la stessa procedura delle precedenti amministrazioni. Sia Bassolino che Caldoro hanno sempre seguito procedure esterne, mai con l’Avvocatura interna. In ogni caso non è una consulenza ma è un patrocinio, previsto peraltro dalle norme».
A prescindere dai precedenti, gli incarichi sono andati a Giandomenico Falcon, avvocato e professore ordinario di Diritto amministrativo dell’Università di Trento, che con il suo studio padovano ha ricevuto oltre 32 mila euro; lo studio legale fiorentino dell’avvocato e professore Marcello Cecchetti (24.642,79 euro) e Aristide Police, avvocato e docente a Roma, ma di origini casertane. A fronte di una spesa così rilevante per il collegio di difensori, assume un altro valore anche quell’auspicio sfrontato («vinciamo al 99%») pronunciato dal governatore De Luca durante la riunione del gennaio scorso con i capigruppo regionali. Analizzando le consulenze salta all’occhio come la Regione Campania spenda 850 mila euro per i professionisti entrati a far parte della «Task force digitalizzazione, monitoraggio e performance per il Pnrr».
Scorrendo i nomi di chi riceve queste consulenze se ne possono trovare diversi già attivi per altre grandi imprese regionali, a partire dalle Universiadi, e si incrociano vecchie conoscenze della politica. Non può passare inosservato, per esempio, l’incarico affidato ad un ingegnere con precedenti esperienze politico-amministrative in alcuni Comuni del Napoletano e ora a capo di una delle società partecipate della Regione. Il professionista e dirigente e ha ricevuto 13.728 euro per due consulenze bimestrali. Ad emergere oltre alle curiosità è la debolezza di una Pubblica amministrazione che deve fare ricorso a forze esterne per realizzare il piano di sviluppo più importante degli ultimi decenni.
«I consulenti per il Pnrr fanno parte di una normativa nazionale anche se pagati dalla Regione — precisa Ettore Cinque, assessore al Bilancio della Regione Campania —. Del resto anche per i Fondi europei strutturali abbiamo risorse per conseguire la necessaria assistenza tecnica che forniscono alcune società specializzate». Un chiaro segnale di una sofferenza negli organici della Pa. «Questo —ribadisce Cinque — è il frutto di anni di tagli delle risorse umane nella Pubblica amministrazione, dovute ad una visione che puntava solo alla spending review e quando è arrivato il Pnrr ci siamo trovati con i comuni senza tecnici». A conti fatti il Pnrr rischia quasi di costare più in consulenze professionali che in opere da realizzare, con la conseguenza paradossale che a svilupparsi potrebbe essere più il comparto dei tecnici e dei consulenti che il vero tessuto economico del Mezzogiorno.
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