La crescita dell’impresa? Si finanzia capendo che cosa fa e con tanta flessibilità


Articolo pubblicato in BeBeez Magazine n. 30 del 29 marzo 2025

di Giuliano Castagneto

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Il finanziamento della crescita aziendale passa sempre di più attraverso un mix di strumenti di debito ed equity, abbandonando quindi quella rigida separazione fra gli strumenti che aveva finito per assegnare quasi completamente al debito, soprattutto quello di fonte bancaria, il supporto allo sviluppo d’impresa, soluzione che inoltre consentiva di non intaccare delicati equilibri di governance. E’ un trend che è emerso chiaro dalla tavola rotonda organizzata illimity Bank e BeBeez lo scorso 13 marzo a Milano nelle sale del Four Seasons Hotel, partendo da alcuni case history nel settore agro-alimentare, mercato nel quale la banca ha sviluppato una certa esperienza (si vedano altro articolo di BeBeez e qui il video dell’evento).

Ha spiegato Stefano Ortolano, responsabile finanza strutturata dell’area Corporate Banking di illimity Bank, intervenendo alla tavola rotonda: “Uno degli elementi che caratterizza la nostra politica commerciale è definire degli strumenti tagliati su misura sulle caratteristiche del business dell’azienda. Si tratta quindi di una versione più moderna di quello che era il tradizionale credito industriale a medio/lungo termine quando la legge bancaria imponeva questa distinzione. Oggi si analizza quello che il momento della vita di un’azienda, soprattutto quando quest’ultima per stare sul mercato ha bisogno di evolversi, quindi di un momento di discontinuità rappresentato da importanti investimenti in tecnologia oppure acquisizioni. A questo punto possiamo intervenire predisponendo delle strutture ad hoc, strettamente legate ai business plan e quindi flessibili, anche in affiancamento a fondi di private equity che eventualmente vi investano per farla crescere. In questo ci avvaliamo di quelli che noi chiamiamo tutor, ossia esperti di settore che, da consulenti esterni, ci aiutano a comprendere il contesto in cui opera un’azienda che ci richiede fondi”.

Clicca qui per vedere il video dell’intervista a Stefano Ortolano

La parola chiave quindi diventa flessibilità, che contrasta con la rigida standardizzazione degli strumenti finanziari ancora oggi offerta alle imprese dalle banche tradizionali. Di questa flessibilità fa parte anche il ricorso all’equity, soprattutto come ottimizzatore del rischio-azienda. Per esempio, il fondo Selective Credit gestito da illimity sgr, società di gestione dello stesso gruppo bancario (si veda qui articolo di BeBeez), prevede un parziale investimento in equity a sostegno del prestiti erogati dal fondo o anche dalla stessa illimity Bank. A questo proposito va segnalato il forte aumento dell’attività proprio dei fondi di private debt, che nel 2024 hanno aumentato il valore degli investimenti del 53% rispetto al 2023, sfiorando i 5 miliardi, stando ai dati diffusi nei giorni scorsi da AIFI e Deloitte (si veda qui articolo di BeBeez).

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Un esempio di questo approccio è il caso di Morato Group, gruppo dei prodotti da forno di Altavilla Vicentina, che nel 2023 ha fatturato quasi 400 milioni di euro, a valle di una campagna di acquisizioni partita nel 2020 con Roberto Industrie Alimentari (si veda qui articolo di BeBeez) grazie al sostegno finanziario di illimity, fornito proprio in un momento di discontinuità aziendale che ha consentito a Morato di entrare in un’altra categoria, e che quindi aveva bisogno di processi di valutazione simili a quelli di un investitore in equity.

Detto questo, nonostante l’approccio industriale e la flessibilità, anche illimity pone dei chiari paletti. “Non è possibile fare un ricorso illimitato alla leva. Se le prime acquisizioni sono state finanziate senza problemi con i prestiti da parte di illimity Bank, per le successive ci è stato richiesto di coinvolgere anche i nostri azionisti”, ha sottolineato Marco Cersosimo, direttore finanziario di Morato Group, a sua volta intervenuto alla tavola rotonda.

A proposito di crescita per acquisizioni, nel suo intervento al convegno lo scorso 13 marzo, Francesco Orazi, managing director di Unigrains Italia, braccio operativo nel paese di Unigrains, holding d’investimento francese espressione del mondo dei coltivatori transalpini di cereali, ha sottolineato: “Almeno nel settore agroalimentare, oggi, a eccezione di alcune nicchie di mercato, la crescita interna è molto difficile. La nostra strategia, soprattutto in Italia, è quella di consolidare i settori e le filiere, a monte e a valle. Consolidare vuol dire diverse cose, anzitutto assicurare continuità ad aziende con problemi di successione, ma anche convincere gli imprenditori a fare acquisizioni difensive, che, se non fanno loro, saranno fatte dai concorrenti”.

Unigrains Italia è una holding, ma la prima iniziativa lanciata in Italia, Fondo Agroalimentare Italiano, è un vero e proprio fondo di private equity, Attualmente è impegnata in alcune strategie di buy&build come quella di Vivaldi Group, piattaforma di aggregazione nata con lo scopo di consolidare il mercato della distribuzione di ingredienti, semilavorati e macchinari per il canale professionale in Italia (si veda altro articolo di BeBeez), il cui sviluppo, come quello di Morato Group, è stato supportato da illimity Bank.

Il ruolo della sostenibilità
Tuttavia in una strategia di crescita un ruolo fondamentale, non inferiore a quello della finanza, lo giocano la governance, soprattutto quando si tratta di attuare strategie di buy & build, e anche la sostenibilità.

Su quest’ultimo fronte, “l’esperienza ci insegna che aziende più sostenibili sono anche efficienti e riscuotono maggiore consenso sui rispettivi mercati di sbocco. Anche per questo prestiamo sempre maggiore attenzione ai KPI in ambito ESG”, ha sottolineato ancora Ortolano di illimity.

“Dapprima abbiamo elaborato un rapporto di sostenibilità per la sola capogruppo. Ci siamo accorti che in questo modo tutti i comparti dell’azienda avevano una visione precisa del suo modus operandi e questo non può che essere di aiuto per l’efficienza e l’immagine esterna dell’azienda. Al punto che abbiamo deciso di redigere un report di sostenibilità per tutto il gruppo”, ha confermato Cersosimo. “E’ un investimento che costa, e quindi deve rendere, soprattutto in termini di immagine della società”, ha aggiunto Orazi.

Certo, se le aziende agiscono in contesti stabili e anticiclici come il settore agroalimentare, tutte le variabili sono più facilmente prevedibili. Ma cosa accade se i package finanziari vanno applicati ad aziende attive in contesti e comparti più instabili ed esposti alla congiuntura, come è stato per tante aziende negli ultimi mesi? “Premesso che su cinque richieste di finanziamento mediamente ne approviamo una, comunque svogliamo delle simulazioni che tengono conto degli scenari più sfavorevoli, facendo in modo che l’azienda mantenga dei cuscinetti finanziari sufficienti ad assorbire gli shock più negativi, tenuto conto che i progetti che finanziamo sono quelli che comunque hanno l’effetto di ridurre le principali vulnerabilità della gestione aziendale”, ha concluso Ortolano.

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