Primo Climate, il fondo che fa crescere le tecnologie per il clima in Italia


Primo Climate è il primo fondo di venture capital italiano che si concentra esclusivamente sul climate tech. Coinvolgendo anche LifeGate.

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  • Primo Climate è un fondo di venture capital dedicato esclusivamente al climate tech.
  • Investe in tecnologie che apportano un beneficio climatico e risultano vantaggiose in termini industriali.
  • Oltre a stanziare capitali, crea un ecosistema di partner specializzati: ne fa parte anche LifeGate.

Per affrontare la crisi climatica bisogna innovare il modo di produrre beni, costruire edifici, spostarsi, riciclare i rifiuti – e gli esempi potrebbero continuare ancora a lungo. Se ne occupa il cosiddetto settore climate tech, ma deve accelerare: si stima che manchi all’appello ancora il 30-35 per cento delle tecnologie che servirebbero per centrare gli obiettivi di azzeramento delle emissioni nette. La finanza privata deve intervenire, perché per innovare bisogna sperimentare, fare brevetti, costruire impianti; e sono tutte attività che richiedono capitali ingenti. In Italia mancava un fondo di venture capital che si concentrasse esclusivamente sul climate tech. A colmare questo vuoto è Primo Climate, gestito da Primo Capital Sgr. Un progetto in cui entra in gioco anche LifeGate.

La strategia del fondo Primo Climate

Primo Climate tecnicamente è un fondo di venture capital. Ciò significa che finanzia startup e imprese innovative ad alto potenziale di crescita, con il margine di rischio che ne consegue, e in cambio ottiene delle quote di queste società (equity). È stato lanciato nell’estate del 2024 dalla società di gestione del risparmio Primo Capital, con una dotazione iniziale di oltre 40 milioni di euro, sottoscritti da CDP Venture capital per conto del Fondo di Fondi VenturItaly e del Green transition fund, finanziato a sua volta dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). A fine marzo tra gli investitori è entrato anche Fon.TE. La raccolta dunque si attesta sui 45,5 milioni di euro, con l’obiettivo di arrivare a 60.

“Ogni fondo deve avere una strategia. Primo Climate è un fondo di venture capital dedicato esclusivamente al climate tech e specializzato nel settore growth, cioè nelle aziende in fase di forte crescita. Può quindi investire in tecnologie molto varie e applicabili a settori diversi, purché da un’analisi del ciclo di vita risulti che siano migliori rispetto allo standard attuale in termini di CO2 evitata o risparmiata”, ci spiega Simone Molteni, direttore scientifico di LifeGate. Molteni è uno dei tre general partner del fondo, insieme a Giusy Cannone ed Ezio Ravaccia; a completare il team è Susanna Potenza, investment associate. Le tecnologie che rientrano nell’ambito di interesse del fondo sono già mature – tant’è che possono aver già fatto ingresso sul mercato – ma hanno bisogno di una spinta in più per essere solide anche dal punto di vista economico. La prima a essere selezionata è un’alternativa reale alla plastica: si tratta dei biomateriali di Krill Design, realizzati con bucce, semi e gusci.

Krill Design è la prima azienda in cui ha investito Primo Climate: produce biomateriali a partire da semi, bucce e gusci © Krill Design

L’Italia ha un grande potenziale nel climate tech

Per un’impresa, interfacciarsi con un fondo verticale o con un fondo generalista non è la stessa cosa. “Innanzitutto, un fondo specializzato capisce le esigenze specifiche di queste aziende. A differenza del digitale, in cui si può crescere anche con piccoli investimenti incrementali, queste sono imprese che producono tecnologie e dunque devono costruire impianti. Il che richiede somme importanti. Rispetto agli altri fondi, inoltre, noi contiamo su una rete di partner esterni, di cui fa parte anche LifeGate. L’idea è quella di creare sinergie, consolidando un ecosistema in cui diventa molto più facile trovare contatti, clienti, partner”, racconta Molteni.

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C’è un altro requisito che le imprese devono rispettare per entrare nel perimetro di osservazione di Primo Climate: devono essere italiane, oppure straniere ma con piani di sviluppo in Italia. “Perché l’Italia storicamente sconta una carenza di fonti fossili e materie prime e, quindi, fa fronte a un costo dell’energia molto alto. Il nostro sistema imprenditoriale ha dovuto dunque messo in campo creatività e ingegno per usare queste risorse in modo particolarmente efficiente”, continua Molteni. Tra le logiche conseguenze ci sono lo stabile primo posto dell’Italia nel rapporto annuale del Circular Economy Network o, ancora, il 49 per cento di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili nel 2024 (dati Eurostat).

Perché è il momento giusto per un fondo climate tech

“Quando si parla di ambiente di solito ci si focalizza sui problemi, cosa che genera molta ansia. Si parla molto meno delle soluzioni. In questi primi sette mesi, prendendo in esame ottocento startup, abbiamo toccato con mano che le soluzioni ci sono. Con Primo Climate vogliamo farle crescere”, sottolinea Simone Molteni. Ed è un lavoro che può portare i suoi frutti, perché dall’alto ci sono normative sempre più stringenti in termini ambientali e, dal basso, c’è una cittadinanza ormai consapevole: secondo l’Osservatorio sullo stile di vita sostenibile di LifeGate, tre italiani su quattro sono coinvolti nei confronti dei temi di sostenibilità.

Di fronte a queste evidenze, il mondo imprenditoriale non può più attendere. Trovando nelle tecnologie climate tech delle valide alleate anche da un punto di vista prettamente economico e produttivo, non solo ambientale. “Siamo in un momento di grande instabilità geopolitica, in cui non si può più dare per scontato di potersi affidare a catene di fornitura estere sicure e a buon mercato: l’abbiamo visto con i dazi imposti da Donald Trump, oppure con la crisi energetica dovuta all’interruzione delle forniture di gas russo”, conclude Molteni. “Le tecnologie climate tech chiudono le filiere, rendendole molto più resilienti e svincolandosi dalla necessità di acquistare energia o materie prime dall’estero”. Vantaggi oggettivi, dunque, che si aggiungono ai benefici ambientali.

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