Open-es Camp, aziende a lezione: “Concretezza per la sostenibilità”


“La realtà è com’è, non è come noi vogliamo che sia”. Inizia con questa frase di Julio Velasco, l’allenatore argentino della Nazionale italiana di volley femminile, l’Open-es Camp a Milano, un’iniziativa parte dell’alleanza Open-es lanciata da Eni, che nasce per integrare la sostenibilità nelle filiere, unendo realtà industriali, finanziarie e istituzionali. Cuore del progetto è una piattaforma digitale che supporta le imprese nel loro percorso di crescita mettendo al centro la competitività e la sostenibilità in un contesto di mercato in transizione, semplificando la misurazione e condivisione dei dati e permettendo alle aziende di focalizzarsi su passi concreti.

Stefano Fasani, program manager di Open-es, come si traduce tutto questo nella pratica?

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“Abbiamo agito su due asset principali. Il primo è l’Alleanza Open-es, una sinergia di grandi realtà come Eni, Cdp, Sace, Kpmg, Snam, Unicredit, e molte altre. L’obiettivo è creare ordine, coordinare sforzi, metodologie e approcci a beneficio degli stakeholder: clienti, fornitori, associati e imprese del territorio. Il secondo asset cruciale è la piattaforma, uno strumento gratuito, pensato soprattutto per micro, piccole e medie imprese. Questa consente loro di misurarsi, individuare azioni di miglioramento e soluzioni per colmare i divari. Ma soprattutto, permette di condividere il proprio profilo di sostenibilità in modo semplice, superando la complessità”.

Come si inserisce in questo contesto Open-es Camp?

“Si tratta di un laboratorio formativo che si distingue per un approccio pratico, ispirandosi ai principi montessoriani, dove i partecipanti – prevalentemente micro, piccole e medie imprese – apprendono tramite il confronto e progetti reali, applicando poi le competenze acquisite nelle loro realtà aziendali. Dal 2025, vista la forte domanda, l’iniziativa sarà affiancata da Open-es Camp Plus, un percorso più approfondito, con un supporto progettuale a pagamento, e aperto anche a imprese medio-grandi”.

Ad oggi fanno parte di Open-es oltre 32.000 aziende in 66 settori. Ma, tornando alla frase di Velasco, cosa significa oggi fare i conti con la realtà?

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“Significa affrontare con pragmatismo questo percorso. Il tessuto produttivo italiano ed europeo è fatto per oltre il 90% di micro e piccole imprese, fortemente impattate dalle sfide della transizione ecologica e digitale. Se vogliamo affrontare seriamente la sostenibilità, dobbiamo chiederci cosa serve realmente alle aziende in termini di competitività e convenienza e come questi obiettivi si collegano alla tutela ambientale e sociale. Se questo è il focus, imprenditori e manager si ingaggiano, capiscono il valore concreto che si genera per la propria azienda e per tutta la comunità”.

Ma oggi la sostenibilità è ancora una priorità per le imprese?

“Le imprese sono fatte di persone, e i risultati di Open-es Camp dimostrano che queste tematiche creano ingaggio, entusiasmo ed inventiva nelle persone. Quanto saremmo disposti a pagare per avere team ingaggiati, appassionati nel loro lavoro? Chi si accorge di questo ovviamente considera questo tema come prioritario, ma non per un obbligo di legge o per un aspetto valoriale, ma perché conviene. Perché ho trovato la chiave di integrazione tra i principi ESG e il mio modello di business, per una migliore gestione dei costi, dei ricavi e delle risorse che servono a far crescere la mia impresa. E questo per assurdo è ancor più vero oggi in cui si è intrapresa, auspicabilmente, una semplificazione normativa”.

Parliamo quindi di una visione a 360 gradi, che non si limita alla sola sostenibilità ambientale?

“Assolutamente no. Il percorso su Open-es parte proprio dalla Governance. Le prime domande puntano a capire come le aziende si sono organizzate per individuare gli aspetti ESG più rilevanti per la propria competitività in un mercato in transizione. Questo consente alle aziende di misurare le caratteristiche chiave che le rendono resilienti, capaci di gestire i rischi e di posizionarsi in modo distintivo rispetto alle nuove esigenze dei clienti”.

Paolo Verri



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