strategie per aziende sostenibili con il bambù


Negli ultimi anni, il concetto di sostenibilità è passato dall’essere un valore aggiunto a una variabile strategica determinante nel successo delle imprese, che però si sono concentrate da un lato nel ridurre le emissioni, dall’altro nel comprare un po’ troppo a caso, consentitemi di dirlo, voucher che garantivano loro afforestazioni dall’altra parte del globo di cui non sapevano assolutamente nulla. Ma la severità delle nuove normative in tema di greenwashing, il cambiamento climatico, e la crescente sensibilità di consumatori e investitori ci spingono a guardare in faccia – a ripensare – il modo in cui gestiamo le risorse naturali. Soprattutto quelle intorno a noi.

UNI PdR 156: la guida per le imprese verso una gestione sostenibile dell’ambiente

In questo scenario è stata concepita e si colloca la UNI PdR 156, prassi di riferimento per guidare le imprese verso una gestione sostenibile dell’ambiente e delle risorse naturali e una responsabilità sociale d’impresa solida e misurabile.

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Il suo obiettivo è duplice: promuovere la gestione sostenibile delle risorse naturali, nella fattispecie della norma le piantagioni di bambù sul territorio italiano, attraverso modelli di coltivazione e riforestazione che rispettino l’ecosistema, e incentivare la responsabilità sociale d’impresa, spingendo le aziende a integrare la sostenibilità nelle proprie strategie operative. In parole povere, ad usare il verde non solo come giardino, vicino o lontano che sia.

Carbon insetting: la nuova strategia di compensazione interna

A tutte le imprese è richiesto dalla normativa ISO 14068 di integrare strategie di compensazione della carbon footprint, attraverso strumenti certificati come i carbon credit conformi alla normativa solo per una piccola percentuale e, questa la novità, sviluppando, per la gran parte delle emissioni restanti, strategie di insetting mirate e misurabili.

Cos’è l’insetting

Ma cos’è l’insetting? Sono pratiche sostenibili all’interno della propria filiera produttiva (catena del valore) e dei territori/comunità ad essa collegati, come avvio di progetti agroforestali e di piantagione di alberi: ossia progetti che sequestrano il carbonio, dove viene prodotto, e promuovono la resilienza climatica, proteggendo la biodiversità e riqualificando gli ecosistemi e le loro reti, promuovendone i “servizi ecosistemici”. Sono cioè delle vere e proprie Nature Based Solutions (NBS). Anche e soprattutto al servizio del made in Italy.

La UNI PdR 156 introduce un modello innovativo che permette di trasformare la capacità di carbon sink di un progetto ambientale (ovvero di un bambuseto gestito secondo un preciso disciplinare) in token utilizzabili dalle aziende per la propria strategia di mitigazione, in conformità con la normativa ISO 14068. Pertanto il combinato disposto delle due normative consente a una azienda che possiede un terreno di convertirlo a bambuseto, aderire al protocollo di gestione descritto dalla UNI PdR 156, convertire le emissioni ridotte dalla piantagione in carbon credit e utilizzare gli stessi per fare carbon insetting, abbassando le proprie emissioni come previsto dalla ISO 14068, senza dover acquistare compensazione dall’esterno e raggiungendo la neutralità carbonica in modo autonomo.

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Il bambù: una soluzione tutta naturale per la decarbonizzazione

Uno degli ambiti in cui la UNI PdR 156  trova applicazione è proprio la gestione del bambù gigante, la pianta più adatta e versatile per la riduzione dell’impatto climatico. È infatti una risorsa straordinaria grazie alla capacità di assorbire fino a 36 volte più CO2 rispetto a una foresta tradizionale, crescere rapidamente, senza necessità di pesticidi o fertilizzanti chimici, e alla possibilità di essere lavorata e trasformata per un impiego in settori strategici, dalla bioedilizia alla produzione di materiali sostenibili.

L’adozione della UNI PdR 156 nei bambuseti porta con sé numerosi vantaggi:

  • monitoraggio e certificazione della capacità di assorbimento della CO2.
  • trasparenza e tracciabilità dei crediti di carbonio generati.
  • utilizzo della blockchain per garantire l’affidabilità e la verificabilità dei processi.

Grazie a questo approccio integrato, le piantagioni di bambù non solo migliorano la qualità dell’aria e dei suoli, ma diventano strumenti concreti di decarbonizzazione a disposizione delle aziende.

Benefici del carbon insetting per le aziende

Perché adottare la UNI PdR 156? Quali sono i benefici per aziende?

Chiarisco subito che la sua integrazione nelle strategie aziendali non è solo una scelta etica, ma soprattutto un investimento strategico. Vediamo perché.

  • Riduzione dell’impronta ambientale attraverso crediti di carbonio certificati.
  • Miglioramento della brand reputation, rispondendo in modo trasparente alle richieste di consumatori e investitori.
  • Maggiore conformità alle normative europee, con accesso a incentivi economici.
  • Maggiore credibilità per progetti ambientali certificati.
  • Facilitazione nell’ottenimento di finanziamenti e partnership.
  • Allineamento con gli obiettivi globali di riduzione delle emissioni.

Un bambuseto, da sviluppare con il nostro disciplinare nei terreni aziendali, per esempio, o contigui all’azienda non è solo un progetto ambientale, ma un vero e proprio strumento di sostenibilità aziendale. Oltre a produrre ossigeno e assorbire CO2, può essere contabilizzato nel bilancio di sostenibilità, contribuire alla riduzione dell’impronta carbonica aziendale tramite un progetto di insetting, o generare CDR (Crediti di Carbonio da Rimozione) cedibili ad altre aziende. In base alla ISO 14068, infatti, le aziende devono garantire – oltre a comprare crediti di compensazione per un 20% –  un impegno per la riduzione dell’80% delle proprie emissioni. Piantumare un bambuseto sui propri terreni le porta ad assorbire le emissioni direttamente, azzerando la propria carbon footprint.

Carbon insetting e sviluppo di una bioeconomia circolare

Questa prassi rappresenta una conferma dell’efficacia di un modello di business basato su una bioeconomia circolare: dalla coltivazione simbiotica di bambù gigante, alla rimozione della CO2, con la produzione, dal bambù cippato, di fibra sostenibile e materiali biobased, alla consulenza e formazione fino alla tokenizzazione della CO2 con certificazioni trasparenti, accesso a strumenti di compensazione validati secondo gli standard internazionali e l’integrazione della sostenibilità nei bilanci aziendali. Aggiungo, che la tokenizzazione in blockchain dei crediti di bambù assicura una specifica particolare, CDR Carbon Dioxide Removal Credits – High Integrity Token, essendo derivati totalmente da progetti di rimozione di CO2, non da riduzione o efficientamento, con la certificazione Rina e KHC.

Questo modello non solo assicura la tracciabilità dell’impatto ambientale, ma contribuisce anche allo sviluppo dell’economia locale, valorizzando il territorio e creando opportunità di crescita sostenibile.

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