l’esempio circolare di Fondazione Sportsystem


Nel cuore del Veneto, nel Distretto dello Sportsystem di Montebelluna, la Fondazione Sportsystem ETS si sta affermando come uno dei più interessanti laboratori italiani di cultura d’impresa circolare. Con 60 aziende aderenti — tra cui brand di fama internazionale come Tecnica, La Sportiva, SCARPA, Diadora e Alpinestars — la Fondazione è il motore di un ecosistema che ha fatto della transizione ecologica una priorità strategica. In un comparto che produce il 35% del valore industriale locale, impiegando oltre 8.000 addetti in 750 imprese, a essere interessato è anche e soprattutto il futuro del territorio.

Un distretto che si reinventa

La Fondazione, nata nel 2022 dalla fusione del Museo dello Scarpone e dell’Associazione dello Sportsystem, si propone come punto di riferimento per accompagnare il Distretto in un percorso di innovazione sostenibile e di trasformazione culturale. Le sue attività si articolano su alcune direttrici strategiche. 

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Saldo e stralcio

 

Fra queste, spiccano l’informazione e la formazione continua rivolte a imprenditori e manager su temi legati alla sostenibilità e all’innovazione, attraverso un calendario strutturato di eventi e convegni. La Fondazione promuove e coordina progetti di collaborazione tra imprese locali, incoraggiando la condivisione di risorse e conoscenze per affrontare sfide comuni legate allo sviluppo sostenibile. È inoltre attiva nella messa a sistema di esperienze e buone pratiche nate nel distretto. Centrale è anche la formazione tecnica, con l’obiettivo di tramandare e innovare il know-how del territorio, contribuendo alla creazione di occupazione qualificata. Infine, la Fondazione si impegna nella conservazione della memoria storica e culturale locale, attraverso la gestione di uno dei pochi Musei di Distretto in Italia, recentemente rinnovato e trasformato in un centro culturale accessibile anche in formato digitale.

Firma dello Sportsystem Sustaniability Network | Foto: Fondazione Sportsystem

Un network per cambiare le regole del gioco

Uno degli obiettivi più ambiziosi della Fondazione è la creazione di reti di collaborazione tra imprese, superando la tradizionale logica competitiva. Tra i progetti più significativi c’è infatti la nascita Sportsystem Sustainability Network, un tavolo di lavoro permanente promosso con cinque aziende leader del settore: AKU, Alpinestars, La Sportiva, SCARPA e Tecnica. Coordinato dalla Fondazione che si impegna nel guidare le aziende per giungere a degli standard comuni e condivisi, il Network segna un passo decisivo verso una collaborazione strutturata tra competitor, con l’obiettivo di concretizzare la volontà di collaborazione di alcune aziende dello sportsystem e affrontare insieme la sfida della sostenibilità ambientale. In questa direzione, la Fondazione si pone come un sorta di garante per quelle aziende del Network che condividono documenti, prassi, metodologie, nel rispetto di prassi condivise.

Per iniziativa delle aziende facenti parte del network sono stati avviati tre tavoli di lavoro, aperti anche ad altre aziende, oltre a quelle firmatarie del Network:  

  • EPR (Responsabilità estesa del produttore)
  • General Product Safety Regulation (GPSR) ovvero il nuovo Regolamento europeo sulla sicurezza generale dei prodotti
  • IMPACTO, armonizzazione metodologica e definizione di prassi e protocolli comuni per il calcolo della Carbon Footprint di prodotto

Su quest’ultimo punto è già stato avviato un primo progetto che punta a definire un sistema condiviso per il calcolo della Carbon Footprint di prodotto nel comparto delle calzature outdoor e tecniche. Un’iniziativa tanto tecnica quanto strategica: l’armonizzazione metodologica e la creazione di protocolli comuni per la raccolta, gestione e analisi dei dati ambientali, fanno sapere dalla Fondazione, permetteranno alle imprese del distretto di parlare un linguaggio comune nei confronti di fornitori, distributori, consumatori e istituzioni. “È un progetto che nasce da un’esigenza concreta: rendere misurabile e comparabile l’impatto ambientale dei nostri prodotti”, sottolinea il Presidente della Fondazione, Gianni Frasson. “Questo permetterà alle aziende di essere più trasparenti, più credibili e più competitive su mercati che chiedono sostenibilità come prerequisito”.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

La Fondazione si distingue anche per il suo ruolo attivo nella disseminazione e replicabilità di progetti europei, dedicati alla sostenibilità e all’economia circolare, come il progetto Life Recycle Your Boots – che ha già permesso il riciclo di oltre 40.000 scarponi da sci – di cui è partner.

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Competenze e saperi condivisi per una conversione ecologica concreta

Con un calendario ricco di corsi ed eventi dedicati alla sostenibilità, all’economia circolare, all’eco-design e alle tecnologie emergenti, tra le attività centrali della Fondazione si registra la formazione. Attraverso la sua Academy, l’ente investe nella preparazione di nuove figure tecniche in grado di integrare saperi artigiani e innovazione, rispondendo alla crescente domanda di competenze specialistiche da parte delle imprese del distretto. I corsi, realizzati in collaborazione con le università di Bologna, Padova e Verona, spaziano dalla ricerca sui materiali a basso impatto all’automazione fino alle tecnologie per la produzione che possano allungare la vita dei prodotti e garantirne il riciclo a fine vita. “Non si tratta solo di aggiornamento tecnico, ma di un vero cambiamento culturale”, spiega Claudio Zampieri, presidente del Comitato Tecnico Scientifico. “Cambiare una macchina è facile, cambiare mentalità è un’altra cosa. Noi vogliamo innescare un nuovo modo di pensare al prodotto, già dalla fase progettuale”.

Gli incontri promossi dalla Fondazione rappresentano momenti di approfondimento e confronto pensati per rispondere alle esigenze emergenti del comparto produttivo. Nei primi mesi del 2025 è stata realizzata una survey fra le imprese del distretto per rilevare i fabbisogni formativi più urgenti. Il risultato, non scontato, è stato la richiesta di competenze per l’innovazione sostenibile, con un forte interesse verso l’eco-design e gli strumenti per misurare e ridurre gli impatti ambientali. “Questo è il segno di una consapevolezza che cresce”, conclude Claudio Zampieri. “Una consapevolezza figlia di anni di lavoro sul territorio, di informazione continua e di ascolto delle esigenze reali delle imprese”.

La memoria collettiva come leva di innovazione e risorsa per il futuro

Un’altra dimensione chiave del lavoro della Fondazione è la conservazione della memoria storica e del know-how artigiano del distretto, che avviene attraverso il Museo dello Sportsystem, un luogo prima fisico e oggi anche digitale, grazie alla recente inaugurazione della Digital Library e della sezione di Public History. Uno spazio dove chiunque può contribuire alla costruzione della memoria collettiva del territorio che rappresenta uno spazio dinamico di co-creazione di contenuti, accessibile a cittadini, aziende, studenti e ricercatori. L’archivio, con oltre 2.500 calzature storiche, 1.400 brevetti e migliaia di documenti tecnici e culturali, non si propone solo come testimonianza del passato ma come fonte attiva di ispirazione per progettare prodotti più longevi, riparabili e sostenibili.

Museo dello Sportsystem
Museo dello Sportsystem

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Un distretto pronto alla sfida

La forza della Fondazione sta nella sua capacità di fare sistema, creando connessioni tra imprese grandi e piccole, tra saperi storici e tecnologie emergenti. “Non è solo un problema tecnologico o normativo”, osserva Zampieri. “È un tema di cultura imprenditoriale: dobbiamo formare imprenditori e tecnici che vedano nella sostenibilità un’opportunità e non un vincolo”.

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Una mentalità che la Fondazione sta cercando di diffondere costantemente, anche tra gli artigiani e le piccole imprese della filiera. “L’economia circolare non si fa da soli”, chiude Frasson. “Il nostro ruolo è quello di facilitare una visione comune, offrendo strumenti, conoscenze e occasioni di confronto. Perché solo insieme possiamo affrontare la complessità della transizione ecologica e costruire un modello industriale capace di futuro”.

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