Alcune aziende farmaceutiche attive in Cina hanno riferito di essere riuscite a importare alcuni farmaci nell’ultima settimana beneficiando di esenzioni dai dazi, secondo quanto dichiarato venerdì dalla Camera di Commercio Americana di Pechino.
Se confermata, questa misura potrebbe indicare che le autorità cinesi sono pronte a mostrare una certa flessibilità nel tentativo di mitigare l’impatto della persistente guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Il Ministero del Commercio cinese non ha rilasciato commenti immediati in merito.
«A livello aneddotico, alcune aziende segnalano di essere in grado di importare certi prodotti senza dazi», ha dichiarato Michael Hart, presidente della Camera, durante una conferenza stampa online a Pechino.
Alla domanda di Reuters, dopo l’evento, se potesse specificare i settori di provenienza delle aziende coinvolte, Hart ha precisato: «Si tratta di aziende farmaceutiche che hanno ottenuto esenzioni, ma credo che si tratti di esenzioni legate a specifici farmaci e non a tutto il settore».
La Cina ha imposto dazi doganali del 125% sui prodotti statunitensi dopo che il presidente americano Donald Trump aveva riservato a Pechino tariffe ancora più elevate, sospendendo invece i dazi sulle importazioni provenienti da dozzine di altri paesi.
I farmaci occidentali più diffusi per la cura di malattie come il cancro e il diabete sono stati coinvolti nell’escalation della guerra commerciale.
Separatamente, venerdì alcune aziende hanno affermato che la Cina aveva esentato alcune importazioni statunitensi dai dazi e stava chiedendo alle imprese di individuare i prodotti chiave di cui necessitavano senza imposizioni doganali, segno della preoccupazione di Pechino per le conseguenze economiche della disputa commerciale.
I dazi cinesi hanno spinto grandi case farmaceutiche come Johnson & Johnson e Merck (nota come MSD al di fuori di Stati Uniti e Canada) a prevedere una riduzione dei profitti. Secondo una revisione dei dati regolatori cinesi condotta da Reuters, Johnson & Johnson e Merck dispongono di almeno un sito produttivo negli Stati Uniti dedicato ai farmaci destinati al mercato cinese.
Il fornitore di apparecchiature mediche e servizi farmaceutici Thermo Fisher Scientific ha inoltre dichiarato mercoledì di prevedere una perdita di 400 milioni di dollari quest’anno nelle vendite in Cina, che rappresentano circa l’8% del suo fatturato.
Una fonte di un’azienda europea produttrice di apparecchiature mediche ha riferito che sono in corso negoziati con il governo cinese riguardo alle esenzioni dai dazi. «Ci sono alcuni risultati, ma i colloqui non sono conclusi», ha affermato la fonte.
«Molti membri della Camera che operano nel settore farmaceutico hanno siti produttivi negli Stati Uniti che servono i mercati globali, inclusa la Cina, e/o esportano API (principi attivi farmaceutici) dagli USA verso la Cina, che saranno colpiti dai dazi», ha dichiarato Jens Eskelund, presidente della Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina, a Reuters.
Eskelund ha aggiunto che, a causa dei dazi, tali aziende dovranno scegliere tra assorbire internamente l’aumento dei costi o aumentare i prezzi dei prodotti. Le aziende i cui prodotti fanno parte della National Reimbursement Drug List cinese o del programma di acquisto collettivo dovranno di fatto farsi carico direttamente dei costi dei dazi.
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